Un libro al mese: „Le mani sul Tirolo!“ – 1

Prima di prendere la penna in mano, per dare inizio a questo nuovo lavoro, abbiamo pensato a lungo sul come poter far capire a chi ci legge, un concetto che sta alla base del buon vivere di chiunque, singolo uomo, comunità, nazione. Concetto che purtroppo, pur essendo elementare, nella pratica viene spesso e con estrema facilità ignorato da molti. Si tratta del “rispetto” (…)
Con questo scritto si tenta semplicemente di far capire al lettore quanto sia sbagliato, deleterio, inserirsi, magari addirittura con la forza, con la violenza, nel vivere altrui, modificando in questo modo quell’insieme di momenti, di azioni, di cose, che fanno parte dell’intimo, arrivando così a dare il via alla mancanza di quel “rispetto”, che dovrebbe invece essere salvaguardato da tutti e per tutti! Questa mancanza di rispetto verso gli altri, porta a travisare e stravolgere il vissuto di tutti noi, uomini, territori, comunità, …la “Storia”, tremendamente importante in quanto il passato è scuola che ci permette di creare l’esperienza in base alla quale vivere il presente e programmare il futuro, aiutandoci ad evitare gli errori magari già commessi, in quanto il ripeterli sarebbe spreco inutile di energia e di tempo.
Per cui, ecco che mancare di rispetto verso qualcuno, privandolo della propria Storia, della propria cultura, della propria Identità, va a ledere anche la sua Libertà e sappiamo benissimo che quando si va a intaccare la Libertà di altri, la strada che si presenta non è delle migliori!
(…) E proprio questo è successo alla nostra Terra Tirolese nel momento in cui il Regno d’Italia si è appropriato con la forza, con l’inganno e con la violenza del Tirolo a sud delle Alpi, spaccando così in due tronconi un territorio che da secoli viveva in tranquillità, auto amministrandosi con delle leggi decisamente all’avanguardia per quei tempi e garantendo istruzione, cultura a tutto un popolo, senza distinzione alcuna. E dopo più di un secolo, ci permettiamo di dire, cosa piuttosto deludente, non tutti ancora conoscono la verità dei fatti, di questa nostra Storia.
Con una guerra spacciata per guerra di liberazione dei fratelli italiani oppressi dall’Austria, a fine conflitto continuata con un’operazione ben gestita dall’irredentismo locale supportato ovviamente dai nuovi arrivati, si è fatto di tutto per dimostrare al popolo del Regno, l’italianità dei Tirolesi di lingua italiana, visto che si parlava all’incirca la stessa lingua. Per i Tirolesi di lingua tedesca invece, nei confronti dei quali non esisteva nessuna ragione che motivasse la loro conquista da parte del Regno d’Italia, se non quella di un’aggressione in piena regola, una serie di personaggi che, dovrebbero dare sinceramente fastidio all’attuale, Repubblica Democratica, impostarono tutta una serie di restrizioni della realtà ben accette poi ai protagonisti del “ventennio“.
Ecco, questo in maniera molto sintetica è quanto ci premeva anticipare, al lettore.
Battisti, una spia...
Proviamo ora a capire un po’ meglio la personalità di questo Battisti, che si tenta di pulire in tutti i modi dall’odiosa etichetta di “spia”. Sembra più che naturale che uno non nasce con un curriculum già ben definito in spalla, ma questo curriculum se lo crea un po’ alla volta durante il percorso di vita. Quindi come tutti, anche il Battisti ad un certo punto si trova ad avere un indirizzo mentale tutto suo, che lo porta a vedere il tricolore, più volentieri del vessillo dell’Impero Asburgico e della sua stessa bandiera Tirolese. Diciamo che il Tricolore lo attira in modo particolare e diventa il suo ideale politico-nazionale. Questo lo condiziona in un certo modo, e fa sì che dopo circa un secolo un certo Andrea Vento, un signore italiano, autore del libro: “In silenzio gioite e soffrite – Storia dei servizi segreti italiani dal Risorgimento alla Guerra fredda” a pag. 361 descriva così la figura di Cesare Battisti.
«Battisti Cesare (1875-1916) politico, socialista e grande irredentista trentino. Fin dal periodo in cui siede al parlamento di Vienna (1911-1914) è collaboratore dell’Ufficio monografie del colonnello Porro e dell’Ufficio Informazioni presso il comando d’armata di Milano. In questo periodo redige alcune interessanti monografie geografiche, economiche e sociali sul Trentino. Durante il biennio 1915-1916, col grado di capitano, alterna azioni in prima linea e presenze presso l’Ufficio ITO della I° Armata a Verona, comandato dal tenente colonnello Tullio Marchetti.»
Quindi … l’individuo che trasmette informazioni di qualsiasi tipo a vantaggio di uno stato estero, danneggiando il suo, è dichiaratamente una spia! Inutile mitigare il pesante significato della parola addolcendolo col nome di informatore o altro, il risultato non cambia. Spia si è, spia si resta!
A questo punto, sembra giusto citare anche quanto scrive in merito la moglie di Battisti, Ernesta Bittanti:
«L’indole e lo spirito delle ricerche geografiche di Battisti, non erano sfuggiti ad alcuni ambienti del regno. Alcune personalità destinate alle future azioni di guerra, egli stesso le aveva ricercate col sicuro presentimento, e ne era stato intimamente inteso e caldamente incoraggiato (…) perfino particolarissime questioni come le congiunzioni ferroviarie tra il Trentino e le province finitime erano state da lui studiate, in contatto con i regnicoli e strade per cui doveva passare il nostro esercito, egli le calcò in precedenza tutte, ricordando e segnando.”
"Forse abbiamo sbagliato”
Da un’intervista allo storico Vincenzo Calì: Battisti cercava la „bella morte“? E‘ una tesi che negli ultimi decenni è rimasta parecchio sotto traccia (…) „Perché mette in luce una sua consapevolezza che, in qualche misura, ne mina le originarie convinzioni. Nelle sue ultime lettere scrive che la guerra sta facendo del Trentino un cimitero, dice al figlio Gigino (…) Rispetto alla sua scelta interventista, durante il conflitto matura la consapevolezza che la guerra altro non sia che morte e disperazione … la realtà del fronte lo turba profondamente ( …) la moglie Ernesta Bittanti, che con il marito aveva una assoluta unità di intenti, nelle ultime settimane di vita confidò alla figlia Livia i suoi dubbi sulla scelta interventista. Le disse: “Forse abbiamo sbagliato”. E questo potrebbe riflettere un sentimento condiviso con Battisti“.
(…) A distanza di anni, una frase così detta, mette una grossa ipoteca sull’operato di Battisti e lascia veramente perplessi. Non si è avuta nessuna reazione in merito da parte degli addetti ai lavori, quegli storici che da sempre riportano ogni virgola su quanto riguarda la figura dell’“eroe”, nessuna reazione da parte politica, sempre pronta ad omaggiarlo, niente di niente. Eppure quelle non sono tre parole qualunqui. Sta il fatto che la storia ufficiale è da sempre disposta a contorsioni inimmaginabili ed a pericolose arrampicate sul vetro, pur di lasciare tabù certi argomenti.
(…)
Altra figura di un certo rilievo nella famiglia Battisti fu il figlio Luigi, in famiglia bonariamente soprannominato Gigino. Appena sedicenne, si iscrisse alla Scuola militare di Caserta, da dove uscì con il grado di sottotenente degli Alpini. Questo gli diede la possibilità di imbracciare le armi contro lo stesso nemico di suo padre, lassù, sul fronte del Tonale. Ma per sua fortuna la guerra era ormai agli sgoccioli, e lui diciottenne si trovò subito coinvolto in quella che fu poi denominata “l’Impresa di Fiume”. (…) con un gruppo di volontari trentini che già nel dicembre 1919 costituivano la “Legione Cesare Battisti” che, dallo stesso D’Annunzio era fatta ripetutamente segno di messaggi di lode e di stimolo. Cosa che possiamo dire con quasi certezza avrà riempito d’orgoglio il giovane Gigino, che con la madre Ernesta Battisti, aveva appoggiato fin dagli inizi l’operato di D’Annunzio
(…)Andando a leggere documentazione sulla storia del Fascismo, incappiamo in un particolare poco conosciuto riferito a Gigino Battisti, per cui preferiamo riportare lo scritto nella sua versione integrale: «Intanto si era nel 1920 e per opera di alcuni ardimentosi si costituiva il Fascio di combattimento di Trento. Tra i fondatori si distinsero … Gino Pedrotti, Disertori, Battisti (Gigino) ed altri i quali incominciarono a disturbare i sonni tranquilli dello sgovernatore di Trento (Luigi Credaro, molto inviso a questi signori per il suo comportamento equilibrato nei confronti della popolazione), iniziando numerose piccole azioni che rimasero celebri nell’animo dei buoni Trentini. Questo primo gruppo di giovani accolse entusiasticamente verso la fine del 1920 Achille Starace, valoroso capitano dei bersaglieri che guidò i fascisti trentini nelle imprese più temerarie, tanto che il Duce del fascismo gli affidò la direzione del movimento fascista della Venezia Tridentina».
(…) Per una giusta informazione va comunque precisato che se la maggior parte degli ex combattenti trentini andarono, dopo la marcia su Roma, progressivamente aderendo al fascismo, un piccolo gruppo, questo era formato da Gigino Battisti, dai fratelli Sigismondo e Gianantonio Manci, Silvio Bettini, Emilio Parolari ed altri legionari … approdarono all’Italia Libera, associazione che condusse, prima pubblicamente, poi nella clandestinità, una dura battaglia contro il fascismo in nome dei principi della libertà e della democrazia.
(…) Gigino Battisti si spostò a Milano, e da lì organizzò un gruppo che si incaricava di aiutare persone ricercate dal Fascismo nella fuga verso la Svizzera, dove dopo l’armistizio dell’otto settembre si rifugiò pure lui e tutta la famiglia Battisti. A Lugano entrò a far parte del Comitato di Liberazione Nazionale, partecipando poi a operazioni partigiane in Valtellina. E a questo punto sembra proprio che una specie di “mea culpa” forse l’ha pensato anche Gigino Battisti, e lo si capisce leggendo un documento, uno spezzone di lettera inviata all’amico Emilio Lussu:
… si stava meglio quando si stava peggio. E purtroppo è vero. L’Austria non è mai arrivata al punto in cui si è giunti col regime fascista. Se la guerra e la redenzione del mio paese avessero per prezzo il fascismo, meglio sarebbe stato per l’Italia lasciarci con gli Asburgo. E non si vede nessuna luce all’orizzonte…
Giuseppe Matuella, come dichiara lui è „semplicemente un tirolese, uno dei tanti, orgoglioso di sentirsi tale. Fiero di quanto tramandato dalla sua Famiglia, che ringrazia e ricorda con tanto amore“. Al di là della sua innegabile modestia, Matuella è un ricercatore instancabile e rigoroso, e lo dimostra anche in questo suo ultimo libro: una vera „enciclopedia“ della nostra Storia più recente, un racconto basato su documenti autentici ma spesso poco conosciuti, accuratamente selezionati e riportati con precisione, quindi assolutamente inattaccabile.
E‘ un libro impossibile da riassumere in poche „puntate“ nella nostra rubrica del sabato qui su UT24. Gli stralci che pubblicheremo durante il mese di luglio per „Un libro al mese“ hanno infatti soltanto lo scopo di invogliare chi ancora non lo avesse fatto, a procurarsi il libro, a leggerlo, a rileggerlo e poi a leggerlo ancora.
„Hände auf Tirol / Le mani sul Tirolo“ è disponibile presso la Libreria Athena a Pergine Valsugana (Tel e whatsapp: 0461.510553 – mail: athenapergine@gmail.com)






