von fpm 24.06.2025 18:00 Uhr

L’Aquila, stemma di Trento e provincia (17)

Sugli studi di Padre Frumenzio Ghetta ripercorriamo la storia dell’Aquila del Principato, stemma di s. Venceslao, simbolo della nostra identità.

Elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tuto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao.

Nel dubbio se la città di Trento abbia avuto come sigillo tre monti sormontati da tre croci, si è ricordato che sono abbastanza frequenti nella provincia di Trento gli stemmi di Comuni formati da uno o più monti sormontati da una o più croci. Fra questi va ricordato il comune di Meano che ha appunto uno stemma analogo a quello inciso sull’antico cippo di confine fra Trento e Villazzano con il supposto stemma antico di Trento. Non è da escludere la possibilità che quello stemma sia stato tolto da un antico cippo di confine, esistente anticamente fra Trento e Meano, che poteva trovarsi sulla strada che passa sul fianco del monte Calisio, e utilizzato come sigillo e stemma di Meano, quando la città aveva già adottato come insegna l’aquila di Boemia. Ma tralasciamo ora il problema dell’antico stemma della città di Trento per parlare dello stemma e del sigillo che la città stessa adottò dopo il 1339.

Il diploma conferiva al principato di Trento e quindi anche alla città, che per prima ne fu adornata e onorata, un emblema caratteristico, non comune e degno d’ogni onore e cioè l’aquila nera con gli artigli, il becco, le fasce coi trifogli d’oro e tutta circondata di fiamme. Si può osservare come questo venne di volta in volta riprodotto, interpretato, modificato e trasformato lungo i secoli.

Certamente non è la stessa cosa come dipingere uno stemma sopra uno scudo oppure su di una parete o scolpirlo nella pietra. Così come pure inciderlo sopra un sigillo, o su di una moneta, richiedeva maggiori difficoltà di attuazione e interpretazione che non disegnarlo su un messale. (continua)

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