Lo sapevate che

Accanto all’abete rosso, sebbene in misura molto minore, anche altre specie di conifere sono state attaccate da coleotteri scolitidi specifici. È il caso di pino silvestre e pino nero, piante ospiti di Tomicus spp. i cui giovani adulti maturano gli apparati riproduttori nutrendosi dei getti di accrescimento, che la pianta poi fa cadere. Questo è valso per questo genere la denominazione tedesca di “Waldgärtner” (giardiniere del bosco), perché le piante risultano come potate da una mano molto scrupolosa. Sono poi da citare Ips sexdentatus e Ips acuminatus. Tutte queste specie si possono trovare su porzioni differenti del fusto della stessa pianta. Coleotteri curculionidi: di questa famiglia va nominato Rynchaenus fagi, in realtà un fillofago minatore specifico del faggio che provoca caratteristiche colorazioni rossicce nelle foglie e non è letale per la pianta; negli ultimi anni è in forte regresso. Corticicolo è invece Hylobius abietis, che si sviluppa per gran parte del suo ciclo a spese del floema di vecchie ceppaie, ma il giovane adulto per maturare le gonadi ha bisogno di piantine giovani, di cui rosicchia i getti apicali, uccidendole. Compare dunque in particolar modo là dove ha a disposizione sia vecchie ceppaie, sia piantine giovani.
Nel 2024 il maggiolino (Melolontha melolonta L.), protagonista di episodiche pullulazioni ai danni di piante da frutto ma anche forestali, è rimasto in condizioni di latenza. La tortrice grigia del larice (Zeiraphera griseana), caratterizzata in ambiente alpino da cicli di gradazione di 8-9 anni, porta nei lariceti puri d’alta quota a vistosi ingiallimenti delle chiome, l’ultima volta negli anni 2017 e 2018. La pianta reagisce prontamente con l’emissione di nuove foglie, che però hanno un contenuto nutrizionale nettamente inferiore e sono in generale poco appetibili. Questo provoca nell’insetto una mortalità elevatissima, con il rientro del medesimo in uno stato di latenza che ancora permane. La processionaria del pino è diffusa nella parte più mite della provincia; da noi attacca perlopiù pino silvestre e pino nero; anche il cedro è una possibile pianta ospite. La larva di questo lepidottero a distribuzione mediterranea si sviluppa a cavallo dell’inverno nutrendosi delle foglie più esterne della pianta ospite, dove costruisce i caratteristici nidi; la pianta è in grado di sopportare il danno, anche in caso di defogliazione totale, ma ne risulta indebolita.
L’unico momento in cui si può entrare in contatto con queste larve è la processione di incrisalidamento, con cui cercano riparo nella lettiera per condurre la metamorfosi. Tali larve sono provviste di peli urticanti che in condizioni di stress vengono liberati nell’aria. Il contatto dei peli con pelle e mucose provoca spiacevoli irritazioni ed eritemi e, in caso di soggetti sensibili, può richiedere le cure dei sanitari.
Questo rende necessari, in determinati casi, degli interventi di contenimento della popolazione. È quanto si è fatto nel settembre 2023 sui rimboschimenti a pino nero del Sonnenberg in Vinschgau, dove si è irrorata da mezzo aereo una sospensione di spore di Bacillus thuringiensis. Tale prodotto biologico è innocuo per uomo e mammiferi e ha un basso impatto sugli altri insetti del bosco, molti dei quali in quella stagione sono già in dormienza. Il trattamento è stato coronato da successo; i rilievi dei nidi presenti in zona danno già per il secondo anno risultati tranquillizzanti.
A partire dal 2011 la cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus), arrivato dalla Cina e segnalato per la prima volta nel 2009 attorno alla conca meranese e nella media Eiscktal è stato fonte di grosse preoccupazioni per la castanicoltura. Si è deciso di combattere questo insetto con l’introduzione del suo antagonista naturale, il Torymus sinensis.
Questa lotta biologica è stata condotta del Servizio fitopatologico in collaborazione con l’Università di Torino e il personale della Forestale. Le introduzioni in natura si sono ripetute fino al 2017. Nella parte orientale della provincia si è arrivati ad un equilibrio già in quell’anno; in Vinschgau e Burggrafenamt il processo ha richiesto più tempo, ma dal 2019 l’antagonista è in grado di tenere sotto controllo la cinipide galligeno, al netto di naturali fluttuazioni dettate dall’andamento climatico.






