von fpm 13.06.2025 14:00 Uhr

Feuernacht, La notte dei fuochi

Per non dimenticare e per far conoscere

Elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

I combattenti per la libertà del Südtirol non indirizzarono mai la loro protesta contro le persone, ma sempre e solo contro le cose che rappresentavano un potere oppressivo e straniero. Era la notte tra l’11 giugno e il 12 giugno 1961, quando il Tirolo meridionale fu investito da un’ondata di attacchi a strutture dell’ENEL e a vecchi monumenti inneggianti al fascismo all’italianizzazione dielle nostre terre. Nel giro di poche ore saltarono per aria 37 tralicci dell’alta tensione, paralizzando l’attività industriale di gran parte dell’Italia settentrionale. Fu solo l’inizio di una lunga serie di azioni che si protrassero per tutto il decennio successivo. Non ci furono vittime, almeno sino a quando il Ministero degli Interni non ordinò una durissima reazione. I “combattenti per la libertà” tirolesi non volevano che fosse versato del sangue, Roma, invece, sì. C’è un antefatto politico che merita di essere ricordato. Nel luglio del 1959 era divenuto Cancelliere della Repubblica d’Austria Bruno Kreisky, ebreo socialista, ricordato come grande uomo di pace, per le sue mediazioni tra Europa Orientale e Occidentale e tra Palestinesi e Israeliani. Kreisky avviò sin da subito trattative con il Governo italiano, ma, e qui si cita La Stampa, «presto avrebbe toccato con mano che la diplomazia e la politica italiana non facevano avanzare d’un passo la situazione delle minoranze tedesca e ladina a Bolzano.

Le rivendicazioni della popolazione di lingua tedesca si scontravano con il muro di gomma di Roma. Le proteste di Vienna venivano respinte come “ingerenze”». Roma mostrava di infischiarsene non solo degli Accordi di Parigi del 1946, che tutelavano la “minoranza” tirolese, ma anche della sua stessa Costituzione. Fu in quel contesto che assunse la guida morale del movimento di liberazione sudtirolese il “Befreiungsausschuss Südtirol”, Comitato di Liberazione del Sud Tirolo, nato nel 1956 a opera di Sepp Kerschbaumer, poi “misteriosamente” morto di infarto nel carcere di Verona, e di Georg Klotz. All’inizio del 1961 Joseph Innerhofer, uno dei suoi capi, incontrò Kreisky, che, quando gli fu esposto il progetto di minare i tralicci, non disse né sì, né no.

La resistenza tirolese, fermamente intenzionata a fermarsi all’attacco a cose materiali, intese quell’atteggiamento come un appoggio, non solo morale. Fu l’inizio di un percorso violento, in cui Roma, incattivita, reagì con le incarcerazioni facili, le strane morti di prigionieri cui si negava la qualifica di “politici”, la presenza ossessiva dei servizi segreti e gli attentati sanguinari attribuiti ai Tirolesi, il martirio di un popolo che si dimostrò fiero e compatto. Ma fu anche l’inizio della liberazione del Tirolo Meridionale, perché, senza quella notte, non si sarebbe mai arrivati alla sua autonomia amministrativa e alle leggi che la tutelano. La “Notte dei Fuochi” fu la maggiore azione concertata del Befreiungsausschuss Südtirol (BAS). Ad essa prese parte la maggioranza degli aderenti sudtirolesi del BAS e numerosi membri del Comitato presenti nel Tirolo Settentrionale.

L’Italia reagì rinforzando ulteriormente la presenza di forze dell’ordine in Südtirol e arrestando molteplici aderenti al BAS, torturandoli allo scopo di arrivare ai nomi di altri attivisti. Polizia e Carabinieri avevano già ricevuto rinforzi nell’autunno del 1956 quando il Gruppo Stieler, attorno ad Hans Stieler, commise modesti attentati alle caserme e alla linea ferroviaria del Brenner. I membri di quel gruppo vennero arrestati nel gennaio del 1957. Anche la crescente opposizione della popolazione di lingua tedesca alle ennesime “misure di italianizzazione”, culminata con l’assemblea generale di Castel Sigmundskron del 17 novembre 1957, portò a massicci rinforzi delle “forze di sicurezza” italiane. Rendiamo omaggio ai combattenti per la libertà caduti in difesa della propria Heimat.

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