Divieto del cellulare a scuola in V Commissione

Ampio dibattito nei giorni scorsi in Quinta Commissione consiliare sul DDL 36 di Vanessa Masè (La Civica) che riguarda i rischi che bambini e minori corrono utilizzando smartphone e computer. Se n’è parlato in Quinta commissione (in Quarta sono già state avviate le audizioni) perché l’articolo 5 del ddl Masè interviene sulla legge sulla scuola. L’articolo in questione contiene anche il divieto all’uso dei dispositivi elettronici a scuola per i bambini delle elementari e per i ragazzi delle medie. Proprio su questo si è concentrato il dibattito.
Masè, riassumendo quanto è emerso dalle audizioni che hanno confermato che ci troviamo di fronte ad una situazione di emergenza, in primo luogo per lo sviluppo psicofisico e cognitivo dei ragazzi, a causa dell’abuso dei telefoni e play station, ha ricordato di aver scelto la parola divieto perché fa rumore ed è un tema forte. La consigliera della Civica ha anche aggiunto di essere consapevole che applicare un divieto di questo tipo è complesso, ma in questa direzione sono andati gran parte dei ministri all’istruzione dell’Unione Europea.
Peraltro, ha aggiunto, l’obiettivo del ddl è quello di far crescere la consapevolezza – a partire dai genitori che devono essere di esempio anche sull’uso delle tecnologie – della drammaticità del problema. “Ciò che ha raccontato in audizione la Polizia Postale sui rischi che corrono i nostri ragazzi – ha affermato – fa accapponare la pelle e ci hanno ringraziati perché ogni limite è il benvenuto”. “I nostri ragazzi – ha detto ancora Vanessa Masè – ormai vivono non on line ma on life; non c’è più la consapevolezza della barriera esistente tra virtuale e reale”. La consigliera ha affermato di avere piena coscienza che questi mezzi fanno parte del momento storico ma – ha concluso – non possiamo arrenderci. E non arrendersi significa anche porre un divieto per legge che ha più forza delle circolari e dei regolamenti.
L’assessore all’istruzione Francesca Gerosa, dopo che Masè ha fatto riferimento all’eccessivo utilizzo dei telefoni da parte dei bambini in luoghi diversi dalla scuola, come la propria dimora e i luoghi pubblici, ha detto di essere ancora più convinta che non è inserendo per legge un divieto nella legge della scuola che si risolve il problema generale, sul quale bisogna agire a livello culturale, anche attraverso le famiglie. “Stiamo già lavorando sulla formazione dei genitori di bambini nella fascia 0-6. Sia chiaro – ha affermato – sono pienamente contraria al fatto che i ragazzi giochino o stiano sui social durante le lezioni, i telefonini in classe devono essere tenuti spenti e i ragazzi devono imparare a rispettare le regole. Non si può pensare però di mandarli a scuola senza telefono perché si spostano sul territorio e da un lato le famiglie si sentono sicure a poter raggiungere telefonicamente i propri figli, e dall’altro oggi senza telefono non riescono a volte nemmeno ad andare in mensa, quando si devono prenotare, oltre a non poter accedere alle piattaforme elettroniche legate alla scuola. L’uso dei telefonini va regolamentato, vanno poste delle regole. I telefoni vanno tenuti spenti durante le lezioni, altra cosa però è inserire il divieto generalizzato in una legge”.
A seguito dell’intervento del consigliere Girardi, che ha evidenziato che i regolamenti scolastici a volte non si fanno rispettare, l’assessore ha dichiarato che vanno valorizzati, resi autorevoli e fatti rispettare anche attraverso sanzioni, aggiungendo che prevedere un divieto per legge significherebbe anche prevederne in legge le sanzioni in caso di violazione. “Se noi facciamo passare l’idea che i regolamenti non hanno peso, togliendo potere ai regolamenti togliamo anche autorevolezza alle scuole”. Quindi ha sintetizzato con un sì alla regolamentazione dei telefonini a scuola, con il divieto di utilizzo in classe e con un no al divieto inserito in una legge. Su questo l’assessore ha annunciato un emendamento all’articolo 5 del ddl Masè. Altro emendamento che verrà presentato dall’assessore riguarda la fascia d’età: il disegno di legge si rivolge ai bambini fino ai 12 anni, per Gerosa invece è opportuno parlare più in generale di minori.
Il dibattito
Sì all’introduzione del divieto da parte di Andrea de Bertolini (Pd). Premettendo di essere solitamente contrario alle impostazioni liberticide, ha affermato che il problema del rapporto tra minori e web è reale e grave (basti pensare all’aumento del numero dei processi al Tribunale dei minori per casi legati alla rete) e nasce da quella che ha definito l’asimmetria tra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi che richiede un’alfabetizzazione in primo luogo dei genitori. “Il ddl – ha aggiunto – è un’occasione per smuovere le coscienze e provocare un dibattito, mettendo in conto che si possano fare scelte forti come quella di mettere in legge il divieto dei telefonini a scuola”. D’altra parte, ha detto ancora, i ragazzi non possono portarsi in classe la bici o lo skateboard e se lo fanno vengono sanzionati. Vero che ci sono già i regolamenti di istituto, ma la conseguenza è quella di avere una confusione di norme.
Michele Malfer (Campobase) ha detto di essere perplesso sull’introduzione del divieto ma su questo tema, grazie al ddl, si innescato un dibattito forte perché la questione è sfidante. Ma, secondo l’esponente di Campobase, si deve puntare sull’educazione, sul coinvolgimento di genitori, scuola, ragazzi, educatori, sull’esempio dei Patti digitali. Malfer ha ricordato che le scuole impongono già delle regole ai ragazzi ai quali però i rischi dell’abuso del digitate andrebbe spiegato a partire dalla ricchezza offerta da queste tecnologie. Anziché sui divieti si deve puntare su regole chiare che prevedano anche sanzioni.
Anche Eleonora Angeli (Lista Fugatti) si è espressa per il no al divieto e ha insistito sul fatto che per primi vanno educati i genitori alla responsabilità attraverso corsi, come quelli organizzati da Ama, che però andrebbero resi più organici.
Anche per Mirko Bisesti (Lega) con i divieti c’è il rischio di scaricare tutte le responsabilità sulla scuola che rischia di essere vista dai ragazzi come avulsa dalla realtà. Va invece ricercata un’alleanza educativa perché spesso i genitori sono, in tema di web, cattivi esempi per i giovani.
Favorevole invece all’introduzione in legge del divieto al telefonino Christian Girardi. “Non mi spavento – ha detto – di fronte alla parola divieto, anche perché i regolamenti non hanno la stessa forza e la stessa chiarezza di messaggio”.
Anche Lucia Maestri (Pd) ha detto di essere tendenzialmente favorevole al divieto perché le regole servono a tracciare limiti, ma ha anche chiesto come il ddl Masè possa sposarsi con i regolamenti che le scuole stanno già applicando.






