von mas 05.06.2025 06:45 Uhr

Briciole di Memoria: Agostino, che non trova requie

La storia di Agostino Sannicolò da Terragnolo, morto in prigionia italiana, sepolto e poi esumato e poi risepolto…

Cimitero militare austriaco di San Zeno / Verona (Foto: Flekter, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons)

Il Foglio Annunzi Legali inizia le sue pubblicazioni il 10 maggio 1919 quale supplemento al Bollettino Ufficiale del Governatorato di Trento, che dal settembre dello stesso anno diventa il Commissariato Generale per la Venezia Tridentina.

Oltre a editti e pubblicazioni ufficiali, sul FAL appaiono anche le informative sull’avviamento e sulla conclusione delle procedure di dichiarazione di morte: si tratta per la quasi totalità dei casi, di soldati dispersi sui vari scenari della guerra: dalla Galizia ai Balcani, dalla Romania al nostro fronte, quello tirolese. Le notizie pubblicate sono spesso scarne, talvolta invece – incrociandole con quelle contenute nei registri parrocchiali, in quelli dei curati da campo, nelle liste delle perdite oppure nell’Ehrenbuch – permettono di ricostruire quasi completamente “piccole storie” di morte e disperazione, minuscoli tasselli personali e familiari della grande tragedia collettiva che si abbattè sulla nostra Terra e su tutta l’Europa.

Ne raccontiamo qualcuna, con l’intento di contribuire, nel nostro piccolo, ad accendere qualche “lume di candela” sul nostro passato e sulla nostra storia. Oggi narriamo quella di Agostino Sannicolo di Terragnolo

Agostino Sannicolò nasce il 23 dicembre 1879 a … San Nicolò, una delle piccole frazioni e parrocchie che formano il comune di  Terragnolo. Il 10 febbraio 1906 sposa la giovanissima Laura Pinter di Fucine di Noriglio e si trasferisce nel paese della moglie.  I due coniugi non fanno però in tempo a metter su famiglia, perchè Laura  viene presto a mancare: la ragazza muore nel gennaio del 1909 a soli 22 anni per una „bronchite post morbillo„.

Agostino si risposa in fretta, a ottobre dello stesso anno si celebrano le sue nozze con Rosa Zencher, anche lei di Noriglio.  Da questo matrimonio, più duraturo, nascono tre figli: Giuseppe Maria nel 1910; Giovanni Battista nel 1912; Maria Silvia, la più piccola,  vede la luce il 14 luglio 1914 quando nell’aria c’è già l’odore terribile della guerra.

Di lì a poco arriva l’ordine di mobilitazione generale: Agostino mette la divisa dei Landesschützen e parte per il fronte. Anche lui, come tanti altri, viene spostato da un confine all’altro, a seconda dell’andamento della guerra e delle necessità.  Le ultime giornate del conflitto lo trovano a Folgaria: di certo il 18 ottobre 1918 si trova proprio li, sugli altipiani, a un giorno di cammino da casa. Gli basterebbero ancora due settimane di grazia di Dio e di fortuna per tornare sano e salvo dalla sua famiglia.

Ma non è questo il suo destino: arriva l’armistizio e per l’esercito imperiale – e quindi anche per Agostino – la guerra è finalmente finita. Invece per il regio esercito italiano la guerra sembra iniziare ora: fuori da ogni regola e da ogni consuetudine cavalleresca, i soldati al comando del generale Diaz oltrepassano i confini che per tre anni e mezzo hanno resistito ad ogni loro assalto e occupano il Tirolo addirittura fino a Innsbruck, facendo migliaia di prigionieri.  E‘ una tragedia nella tragedia,  per quella moltitudine di uomini provati, scorati, disperati, che  l’Italia che non è assolutamente in grado di gestire.

I prigionieri scendono dagli altipiani, passano da Rovereto, proseguono per Verona, dove ci sono i primi grandi campi di prigionia. Sono centri di passaggio, di smistamento,  allestiti in fretta e furia alla bell’e meglio, dove i nostri poveri soldati per le prime settimane non trovano tende, coperte, cibo…non trovano nulla di nulla, solo  freddo, fango e fame. Ne muoiono a centinaia. Fra di loro c’è anche Agostino. 

Secondo gli elenchi italiani – per una volta tanto la registrazione è abbastanza corretta – ilsoldato del 2. reggimento Kaiserschützen Agostino Sannicolò“ muore all’ospedale da campo numero 244 di Chievo: è il 29 novembre 1918.   Ma anche dopo morto, il povero Agostino non trova requie: sepolto prima al cimitero civile di Chievo, nel 1930 – in pieno delirio nazionalfunerario – viene esumato e ri-sepolto al cimitero militare austriaco a San Zeno di Verona.

Dal Foglio Annunzi Legali

Nell’edizione del Foglio Annunzi Legali pubblicata il 27 novembre 1920, appare l’annuncio dell’avviamento della procedura allo scopo della “dichiarazione di morte di Agostino Sannicolò fu Giobatta di Terragnolo… che chiamato sotto le armi nell’agosto 1914 si trovava da ultimo al fronte nei pressi di Folgaria. L’ultima sua notizia porta la data 13-10-1918.

(…)

viene avviata dietro istanza della sua moglie Rosa Sannicolò di Terragnolo  la procedura allo scopo della dichiarazione di morte della suddetta persona mancante.

Alcuni chiarimenti

Durante la guerra sono andati persi gran parte dei registri parrocchiali, sia a Terragnolo che a Noriglio. Non siamo quindi riusciti a trovare maggiori informazioni su eventuali figli nati dal primo matrimonio di Agostino e Laura Pinter; e nemmeno sul destino dei figli del secondo matrimonio, quello con Rosa Zelgher.

 

Il cimitero austriaco di San Zeno / Verona  nacque nel 1851, quando l’amministrazione del Regno Lombardo-Veneto decise di creare un luogo di sepoltura per il personale sia militare che civile al suo servizio nella provincia di Verona. In quel periodo la guarnigione superava le 20.000 unità, in una città che contava circa 60.000 abitanti, e che stava diventando la capitale militare del Regno con il sorgere di nuove strutture militari e con i forti del Quadrilatero. Fu individuato un luogo allora in aperta campagna, lontano dalla cerchia delle mura e vicino a uno dei forti esterni, forte San Procolo, in territorio allora del comune del Chievo (poi accorpato al comune di Verona nel 1923). Nei primi anni raccolse non solo le salme del personale militare e degli impiegati civili statali deceduti a Verona, ma anche i membri delle loro famiglie.  Vennero poi tumulati i caduti delle campagne del 1859 e 1866, soprattutto di quelli che vennero raccolti feriti e morirono poi negli ospedali militari veronesi. Nel 1867, subito dopo il passaggio del Veneto al Regno d’Italia, il cimitero venne abbandonato e venne spogliato in breve tempo dei cancelli, delle croci e di ogni ornamento. Nel 1881, col migliorare delle relazioni fra i 2 stati (nel 1882 arriverà la Triplice Alleanza), il cimitero venne ristrutturato dal governo austriaco. Durante e dopo la prima guerra mondiale vi vennero sepolti i soldati dell’esercito imperiale morti in prigionia, e il numero delle tombe arrivò a 5.684.

Seguì un altro periodo di totale abbandono e degrado con proposte di eliminazione completa del cimitero per far posto ad edifici residenziali, fino al restauro e alla nuova sistemazione eseguiti dal 1986 al 1988 ad opera degli Allievi dei Vigili del Fuoco Volontari dell’Oberösterreich e della Österreichisches Schwarzes Kreuz.

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