L’Aquila, stemma di Trento e provincia (14)

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tuto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao. Per quale ragione il Vescovo Nicolò di Bruna senti la necessità di avere per sé e per la diocesi uno stemma e un vessillo? E perché volle chiedere al suo amico, il re di Boemia, non uno stemma qualunque ma proprio quello di un principe di Boemia, anzi quello dello stesso suo patrono San Venceslao?
Fu il podestà di Trento Benedetto Giovanelli che tentò di ricostruire l’antico stemma della città basandosi sul verso riportato da Fra Bartolomeo e sulle monete fatte coniare dal Vescovo Federico Wanga, le quali portano sul dritto il busto dello stesso Federico e sul rovescio la lettera T (Trento) fra tre piccoli globi. Il Giovanelli interpretò questa T con Trento e i tre globi con i tre monti che la circondano. Era quello lo stemma antico della città ? Il Giovanelli ne fu persuaso, anche se in seguito scoprì altre monete con la lettera T ma senza i globetti. Egli volle perpetuare il ricordo di quello che credette l’antico stemma di Trento, in quella facciata coronata dall’aquila di Trento in bronzo, che vediamo in via Belenzani sul lato opposto al municipio, vicino alla torre della Tromba. La città però non adottò il sigillo fatto preparare dal Giovanelli, ma continuò ad adoperare lo stemma cittadino del 1407, rispettivamente quello del 1339.
A dire il vero, in favore della tesi del Giovanelli sembra possa riportarsi un sigillo molto antico, attribuito da Achille Alberti al secolo XI, che ve- diamo riprodotto in un suo scritto. Nel detto sigillo, circondata dalla scritta: S. CAPITULI SANCTE TRIDENTINE ECCLESIE, vediamo delineata una chiesa con due campanili, probabilmente il Duomo di allora, e sotto di essa tre globi o montagnole tondeggianti.
Non è poi fuori luogo ricordare qui l’antichissimo cippo in pietra rossa che segna il confine fra il comune di Trento e il territorio di Vezzano al terzo chilometro dalla città , sulla strada per le Giudicarie, poco sopra la curva detta di Montevidèo. (continua)






