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Un libro al mese – Alba Trentina 1917 – 5°

“ Il Trentino e le sue miniere di carbon bianco …  La necessità di redenzione del Trentino“  –  Alba Trentina è il titolo della rivista fondata nel 1917  a Rovigo da Don Antonio Rossaro, il sacerdote roveretano „ammiratore entusiastico dell’Italia risorgimentale, fervente interventista impegnato,  dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nella propaganda patriottica e nella promozione di iniziative celebrative“. Ecco l’ultimo stralcio dalla prima annata della rivista

Particolare dalla copertina della rivista

... la necessità di redenzione del Trentino...

Il signor Ispettore per i lavori idraulici, presso il Ministro d’agricoltura in Roma, nella sua relazione sulla potenza motrice idraulica del Regno d’Italia, pubblicata nel 1916, così riassume i dati statistici sulla disponibiltà di forza d’acqua nel regno: approssimativamnente risulta un complessivo di disponibiltà di HP 5.000.000 su portata ordinaria; HP  3.500.000  su portata di magra; HP 2.500.000 su portata di magra fortissima.

Nello studio di questa statistica idraulica non si è tenuto conto però, di una regione italiana che rappresenta un fattore assai importante nella materia di discussione, della regione Trentino.  Questo paese è assai ricco di forze idrauliche, ancora quasi del tutto inusate. Nella regione trentina e nell’Alto Adige vi sono più di 500.000 kw d’energia idroelettrica, ancora disponibili e di carattere permanente e di poco costo. Ce ne sarebbero assai di più con impianti di accumulazione idraulica.

In questo riguardo il Trentino, con le sue miniere di carbon bianco, rappresenta un distretto non solo importante e quasi unico fra le regioni italiche, ma si rappresenta, in vista di questa sua ricchezza mineraria idrica, simile al distretto della Lorena per la Francia.  Fu già più di una volta accennato alla necessità francese di avere e di usufruire il suo miglire distretto minerario, in parte in mano ai nemici. Fu peraltro presentata da qualche economista come una delle cause della guerra e della riscossa, l’assoluta necessità di quel distretto alla economia nazionale francese. Ed io, come trentino ed italiano, mi permetto di fare questi accenni e paralleli di carattere nazionalista per dedurne la necessità di redenzione del Trentino.

Il Trentino va considerato come una delle più apprezzate regioni d’Italia, anche per il fatto che esso vanta le più abbondanti ed economiche fonti di energia idraulica nazionale, che deve essere, come sarà certamente, a disposizione della Nazione.   Le cifre riguardanti le forze idrauliche delle nuove terre redente sarebbero, secondo me, approssivamente in portata ordinaria HP 1.000.000; in portata di magra, HP 750.000; in portata di fortissima magra 500.000.

... il Trentino, fra breve redento...

Ma non solo le ricchezze de’ suoi corsi d’acqua porterà il Trentino alla Madre Patria, ma ben anche una bene organizzata coltivazione della regione mineraria del carbon bianco  (…)

Mi sia lecito sperare che il Trentino, tra breve redento, formante la 70° provincia d’Italia, in uno con le sue ingenti forze idrauliche, porterà un  vantaggio pratico di organizzazione idrografica moderna con le sue numerose stazioni di misura e di osservazioni ombrometriche e idrometriche,  che funzionarono quasi sempre fin’ora in modo sodisfacente.

Che se il clero, i maestri, i sorveglianti delle strade ed in genere le persone a ciò chiamate, hanno con esattezza adempito al loro dovere, secondo un programma austriaco d’utilizzazione idraulica, che non rappresentava certamente gli interessi nazionali e generali del paese trentino, tanto più volentieri lavoreranno per il paese redento a pro della nazione, quando essa estenderà la sua attività non solo nella sfera politica, ma bensì in tutti i rami dell’industria ed economia trentina ed italiana in conformità a nuovi bisogni, completando le opere già esistenti, con la fondazione di un grande istituto idrografico ed idraulico italiano per la nuova e la vecchia Italia, istituto che potrà accettare quanto ci fosse di buono nelle istituzion, nei regolamenti, nelle pubblicazioni degli altri stati, perfezionando ed italianizzando l’organismo esistente nel Trentino ed estendendolo a tutte le regioni d’Italia.

E il Trentino sarà lieto così di aver cooperato indirettamente al bene futuro della nazione.

 

 

 

Lanzerotti, deputato trentino a Vienna

L’articolo è firmato Emanuele Lanzerotti, ex deputato trentino al parlamento di Vienna“

Lanzerotti, nato nel 1872 a Romeno, compie i suoi studi universitari a Graz, Innsbruck e Vienna. Di indole radicale e vicino al socialismo, passa poi nel campo cattolico. Agli inizi del ‘900, con don Celestino Endrici e Edoardo De Carli, fonda l’Associazione Universitaria Cattolica Trentina, che nel 1902 ha un suo giornale, la  “Rivista Tridentina” diretta da Alcide Degasperi.

E’ acceso cooperatore, uno dei più vivaci assertori della svolta confessionale della cooperazione trentina: il suo modello è la Svizzera, “un paese che confina e rassomiglia al nostro Trentino“, scrive. A questo scopo Lanzerotti cerca di convincere anche il mondo finanziario italiano ad investire nelle risorse idriche ed ambientali del Trentino.

E’ deputato per il Partito Popolare al Reichsrat dal 1907 al 1911, poi non viene più ricanditato. Nel 1913 si trasferisce nel Regno d’Italia, dove diventa segretario generale della Federazione Nazionale delle Cooperative di Consumo. Nel dopoguerra tenta di reinserirsi ai vertici della Cooperativa Trentina, ma senza successo.

Dall’Enciclopedia Treccani:

Don Antonio Rossaro nacque a Rovereto  nel 1883. Frequentate nella città natale le scuole elementari, nel 1897 decise di diventare sacerdote. Studiò in Italia,  in particolare teologia a Rovigo dove fu consacrato sacerdote il 1° aprile 1911. Fu ammiratore entusiastico dell’Italia risorgimentale; quando si scatenò il grande conflitto europeo, parteggiò per l’intervento  dell’Italia e dopo il maggio 1915 fu impegnato nella propaganda patriottica filoitaliana. Lo strumento principale di questa attività fu la rivista Alba trentina, da lui fondata e diretta; nelle sue pagine, ricche di testimonianze sulle esperienze degli ‘irredenti’ nella guerra in corso, Rossaro manifestò una spiccata vocazione all’ideazione di monumenti e ritualità civili.

La sua azione fu instancabile nella promozione dei segni memoriali che costellano Rovereto: una fitta mappa di monumenti, lapidi, opere d’arte, in massima parte ispirati alla volontà di ribadire il carattere nazionale italiano della città ‘redenta’. Ma la creatura prediletta, la «figlia del suo cuore», fu la Campana dei Caduti,  inaugurata il 4 ottobre 1925 alla presenza di Vittorio Emanuele III

Rossaro era nazionalista e fascista, nel senso di un’adesione piena e militante. A Mussolini fu fedele fino alla fine del regime,  pir se contrario all’alleanza con la Germania nazista.  La nuova, solenne inaugurazione della Campana dopo la rifusione (26 maggio 1940) fu contrassegnata fatalmente da discorsi ufficiali che inneggiavano all’imminente intervento italiano nel secondo conflitto mondiale. In quell’occasione Rossaro scelse di non leggere il messaggio inviato dalla segreteria di Stato a nome di Pio XII, che esortava a pregare «perché altre tombe non si schiudano ed altri ossari non si erigano»: un episodio che rappresenta in modo esemplare le contraddizioni presenti fin dall’origine nell’ispirazione del monumento, universale e pacifica ma solo nei limiti definiti dalla compatibilità con gli orizzonti della nuova Roma imperiale mussoliniana 

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