Il futuro dell’auto

Nel corso del Festival dell’Economia di Trento, Federauto Trentino ha riunito alcune delle voci più autorevoli del mondo automotive per fare il punto su un settore cruciale e in profonda trasformazione.
Crisi strutturale dei volumi, incertezza normativa, ritardi negli incentivi e concorrenza asiatica sono solo alcuni dei temi toccati durante il panel «Incrocio pericoloso: il mercato auto tra crisi, scelte e rilancio». Tra le richieste più forti: riforma della fiscalità , neutralità tecnologica autentica e politiche industriali all’altezza della sfida europea.
Il mercato dell’auto è in una fase di transizione profonda, segnata da incertezze congiunturali e sfide strutturali. Se n’è discusso oggi al Festival dell’Economia di Trento, durante il panel «Incrocio pericoloso: il mercato auto tra crisi, scelte e rilancio», promosso da Federauto Trentino, aderente all’associazione commercianti al dettaglio di Confcommercio Trentino.
A portare la prospettiva territoriale è stata Camilla Girardi, imprenditrice trentina e presidente di Federauto Trentino: «La mobilità è parte integrante dello sviluppo locale. In un territorio come il nostro, corridoio tra Nord e Sud Europa, serve un equilibrio tra esigenze ambientali, turismo e distribuzione commerciale. La sostenibilità non può prescindere dalla praticabilità economica e infrastrutturale».
Un aspetto centrale è stato il confronto con l’industria cinese, che sta entrando con forza nel mercato europeo, spesso aggirando i dazi grazie a strategie commerciali aggressive nei segmenti termici e ibridi. «Ci siamo fatti trovare scoperti – è stato detto – e ora i costruttori europei faticano a competere su prezzo e rapidità . L’elettrico, se sostenuto solo da fondi pubblici, rischia di diventare insostenibile».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: il futuro dell’automotive europeo si gioca non solo sulla capacità di innovare, ma anche sulla lucidità nel calibrare gli obiettivi ambientali con strumenti economici, infrastrutturali e normativi adeguati. E soprattutto, con un ascolto reale delle imprese che devono poter contare su condizioni sostenibili, altrimenti si finisce per invecchiare il parco circolante invece di rinnovarlo.






