L’Aquila, stemma di Trento e provincia (13)

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tuto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao. Per quale ragione il Vescovo Nicolò di Bruna senti la necessità di avere per sé e per la diocesi uno stemma e un vessillo? E perché volle chiedere al suo amico, il re di Boemia, non uno stemma qualunque ma proprio quello di un principe di Boemia, anzi quello dello stesso suo patrono San Venceslao?
Nella vita di s. Vigilio da lui scritta, afferma che la città di Trento prende il nome dai tre monti che le fanno corona, dei quali, quello a settentrione (il monte Vaccino o monte Calisio) risplende per le sue vene d’argento, detto per questo anche monte Argentario; quello ad occidente, il Bondone, la allieta d’erbe e aere sottile; quello a oriente abbonda di boschi e di pascoli, cosicché si legge nel sigillo della città questa iscrizione: Montes argentum mihi dant nomenque Tridentum. Questo verso viene da qualcuno attribuito al Vescovo Federico Wanga (1207-1218) forse con riguardo agli ordinamenti minerari da lui emanati e contenuti nel codice che porta il suo nome, e allo splendore del- la diocesi da lui governata. Al tempo di Fra Bartolomeo si credeva dunque che la città di Trento prendesse il nome dai tre monti che la circondavano e sappiamo pure da lui che la città aveva allora il suo sigillo nel quale si leggeva il verso surriferito. Sicuramente quel verso era scritto all’ingiro di una figura che poteva essere un palazzo, una torre oppure un ponte come vediamo in altri sigilli contemporanei di altre città italiane ed anche in quello di Bozen.
Il Reich è del parere che il sigillo antico della città di Trento contenesse tre monti come simbolo della stessa, ma finora nessun documento, nessun sigillo è stato ritrovato che confermi la sua opinione.
Dopo la soppressione o, meglio, dopo l’annessione del principato di Trento al Tirolo nel 1803, gli studiosi della storia trentina indagarono nei documenti del passato per scoprire l’antico stemma e sigillo della città che non fosse quello venuto in uso sicuramente dal 1407, cioè l’aquila trentina. (continua)






