Una Terra, cinque Lingue: Oprando da Volsana

Volsana è il nome antico di Ossana. Come quelli degli altri manieri, anche i conti di Ossana erano voluti andare pellegrini nelle terre diPalestina, sopportando lunghi disagi di viaggio e pericoli di morte fra popoli d’altra religione, ma felici pur di baciare la terra che vide nascita, morte, resurrezione di Gesù.
Così anche il conte Oprando s’era messo in cammino, aveva raggiunto Gerusalemme e Betlemme, aveva pianto e pregato, e finalmente riprendeva ora la via del ritorno verso la sua dimora fra i monti di Trento.
Ma all’arrivo il castello e‘ muto come un sepolcro, le stanze mandano sola un’eco alla voce del conte ritornato, le sale sono fredde e sembra che su tutto sia calata immane la sciagura…
Ed infatti era proprio così. Lo racconto ad Oprando un venerando vecchio famiglio: «Son tutti morti, babbo, mamma e Teresa, la sorella buona; Frissone di Caldesio l’aveva chiesta in isposa, ella non lo volle e Frissone porto a tutti la morte e laggiù entro tre tombe dormono i vostri cari…»
Un impeto d’ira opprime il prode cavaliere. Dall’alto del mastio che domina la valle, il cuore cova la vendetta. Ma chi mai sale laggiù l’erta che mena al castello? Si, e il vecchio amico, Roberto, priore dell’ospizio di S. Maria di Campiglio, quello che l’aveva incoraggiato alla visita dei luoghi santi, che ora, saputo il ritorno, vuol rivedere il suo compagno di gioventù e portare nel cuore oppresso dal dolore parole di conforto e perdono.
Mente e cuore d’Oprando son presi da forte contrasto fra odio e cristiano perdono… infine vince il ricordo di Gesù e lasciate le mute sale prende la via di Roberto e vive nuova vita nel romito ospizio di S. Maria.
Anche fra i monti di Trento arde la lotta. Anche fra le quiete rocche delle nostre valli montane il feroce Ezzelino da Romano e penetrato a portare la rovina e la morte. Anche Frissone di Caldesio cade prigioniero del feroce tiranno.
La sposa desolata ed i figliolini non sanno a che santo votarsi e corrono a chiedere consiglio ed aiuto ai monaci di S. Maria, recando all’ospizio tutto il loro oro per il riscatto del padre e dello sposo.
Un monaco già vecchio, ma ancor fiero d’aspetto e di movenze, con l’aiuto dei signori di Egna riesce a scuotere il cuore d’Ezzelino e Frissone e‘ subito inviato all’ospizio di S. Maria, dove fra lacrime di gioia e parole di riconoscenza, riabbraccia i propri cari e ringrazia chi gli ha ridato la libertà scuotendo il cuore del potente e crudele tiranno.
Ma perché ora si sbianca nel volto e cade bocconi al suolo invocando perdono e pietà , fra lacrime di pentimento e di dolore?
Sotto le vesti del monaco aveva riconosciuto Oprando di Volsana nella cui casa aveva portato lo sterminio e la morte, mentre Oprando alla vendetta aveva preferito il perdono ed al castello avito la quiete vivificante del romito ospizio.






