ASUC e Regole in Prima Commissione

In audizione, presso la Prima Commissione del Consiglio Provinciale, l’approfondimento conoscitivo dei domini collettivi. Sotto la lente la legge 168 del 2017 la gestione, appunto dei domini collettivi tra espropri, rapporti tra Comuni, Regole e Asuc, adeguamenti normativi e burocratici, sviluppo sostenibile del territorio.
In seduta sono intervenuti: la Magnifica comunità di Fiemme, la Comunità delle Regole di Spinale e Manez, la Regola feudale di Predazzo, il Consorzio di miglioramento silvopastorale fra le consortele, l’Associazione provinciale ASUC del Trentino.
L’approfondimento in Commissione è stato richiesto dalla consigliera Vanessa Masè a seguito del dibattito emerso durante la scorsa Finanziaria contenente alcuni articoli sui domini collettivi. “C’erano alcuni aspetti che meritavano di essere approfonditi, sia dal punto di vista storico che pratico – ha detto Masè – . Anche la legge provinciale 6 del 2005 che tratta questi temi avrà bisogno di una manutenzione”. Un tema attuale, ha ricordato Masè, anche con quanto sta accadendo attorno alla località di Malga Laghetto a Lavarone dove sorge un’area di pregio naturalistico e paesaggistico e un progetto di costruzione di un villaggio turistico.“
Mauro Gilmozzi (Magnifica comunità di Fiemme) – Non ci sono solo la proprietà privata e pubblica, ma anche questo altro modo di possedere. I domini collettivi oggi gestiscono servizi ecosistemistici e per svolgere questo ruolo hanno bisogno di un’adeguata considerazione
Nel suo intervento Mauro Gilmozzi, scario della Magnifica comunità di Fiemme, ha ricordato il dominio collettivo della Magnifica comunità di Fiemme, che risale all’anno 1111 e porta avanti da secoli l’amministrazione dei beni della collettività. “La Magnifica comunità di Fiemme – ha detto Gilmozzi – non è proprietaria del territorio, ma colei che gestisce il territorio sulla base degli antichi confini. Quanto alla legge 168 del 2017 è una legge fondamentale perché ha valore Costituzionale è quindi una legge di sistema che riconosce i domini collettivi nella loro interezza. Soprattutto riconosce costituzionalmente che i domini collettivi hanno valore di autonomia. Tutti devono adattarsi a questa legge, non ci sono riserve particolari. Gilmozzi ha poi individuato alcuni elementi importanti: non ci sono solo la proprietà privata e pubblica, ma anche questo altro modo di possedere che ha una tutela quasi pari al regime del demanio collettivo; gli organismi che regolano i domini collettivi hanno una forza di autonomia statutaria e regole che vanno rispettate; la gestione di questi beni spetta agli organismi previsti, ciò vuol dire che il regime comunale va mediato e i Comuni possono intervenire nella gestione solo in ultima parte. Ancora, Gilmozzi ha definito i domini collettivi “carne viva della nostra Comunità”, aggiungendo una riflessione sulle difficoltà di oggi nella gestione dell’agricoltura di montagna, dell’alpeggio, nella manutenzione di boschi e foreste. “Oggi l’utilità del bosco non è solo data dalla legna, pensiamo solo ai bilanci di carbonio, alla tutela delle sorgenti e dell’acqua contro le frane, alle funzioni ricreative e turistiche, alla biodiversità e alla sostenibilità. I domini collettivi oggi gestiscono servizi ecosistemistici e per per svolgere questo ruolo hanno bisogno di un’adeguata considerazione”.
Giuseppe Stefani (Comunità delle Regole di Spinale e Manez) – Non possiamo essere ciechi nei confronti del turismo, ma vanno salvaguardare le attività tradizionali silvopastorali
Giuseppe Stefani, segretario della Comunità delle Regole di Spinale e Manez, ha ricordato che l’attività collettiva è esistente dall’XI secolo e gestisce 4000 ettari di territorio a Madonna di Campiglio e 600 ettari di montagne nel comune di Tre ville. In merito alla senso di aggregazione, Stefani ha sottolineato il profondo senso di appartenenza che hanno giovani e famiglie nei confronti delle Regole. Quanto al lavoro, la Comunità delle Regole di Spinale e Manez si occupa della gestione di boschi e pascoli. “Non possiamo essere ciechi nei confronti del turismo estivo e invernale, ma vanno salvaguardare le attività tradizionali silvopastorali. Ci confrontiamo con gli operatori del territorio – Comuni, Società degli impianti, Apt, operatori -. Manteniamo la proprietà ma concediamo l’uso delle piste per impianti a fune e piste da sci e, quando vengono fatti dei lavori, ci devono essere degli accordi ad hoc”.
Guido Dezulian (Regola feudale di Predazzo) – Abbiamo avuto momenti conflittuali sugli espropri comunali perché non c’è stata condivisione
Ad intervenire Guido Dezulian, legale rappresentante della Regola feudale di Predazzo, “un bene collettivo privato, con una storia millenaria – ha spiegato Dezuilian – E’ una forma di possedere diversa. Gestiamo 3000 ettari di territorio a Predazzo ancora prima della nascita dei Comuni. Abbiamo avuto momenti conflittuali sugli espropri comunali perché non c’è stata condivisione. Per evitare conflittualità che si pagano dopo e nel tempo serve creare un equilibrio e chiediamo di essere coinvolti, non vogliamo un pacchetto già confezionato di regole”.
Giuseppe Girardi (Consorzio di miglioramento silvopastorale fra le consortele) – Ci sono normative da rispettare e su quello non si discute. Non abbiamo impianti e piste da sci e quindi già questo semplifica la gestione
Così Giuseppe Girardi: “ Il nostro patrimonio boschivo è di circa 23-24 consortele di diritto pubblico e privato, il Consorzio ne coordina 15 ed è nato per gestire il personale che vi lavora. Ogni consortela, a sua volta, gestisce il patrimonio boschivo e pascolivo per contro proprio. Chiaro che ci sono normative da rispettare, e su quello non si discute. Non abbiamo impianti e piste da sci e quindi già questo semplifica la gestione”.
Robert Brugger (Associazione provinciale ASUC del Trentino) – Le Asuc sono realtà che non solo possono convivere con le Amministrazioni Comunali, ma per i Comuni significa avere degli assessori all’Ambiente ulteriori che si occupano di territorio in modo gratuito
Robert Brugger ha ricordato l’analisi finanziaria delle Asuc che gestiscono il 15% della superficie boschiva pianeggiante e il 27% della superficie boschiva generale. Le Asuc hanno un bilancio di 6 milioni di euro, di cui 4 milioni provenienti dal legname e 2 milioni dalle concessioni. “Quello che incassano lo investono sul territorio. Guardando ai Comuni, possiamo dire che le Asuc sono realtà che non solo possono convivere con le Amministrazioni Comunali, ma per i Comuni significa avere degli assessori all’Ambiente ulteriori che si occupano di territorio in modo gratuito”. Brugger si è soffermato su alcuni aspetti dei domini collettivi come la terminologia, la storia, l’inquadramento giuridico. “Oggi – ha aggiunto – i domini collettivi hanno un ambito di tutela del paesaggio e dell’ambiente che non è solo gestione della legna, dobbiamo fare attenzione all’uso delle parole, alla storia di queste realtà, anche per capire cosa oggi vogliamo farle diventare”. Quanto alle difficoltà, per Brugger le Asuc pagano lo scotto di essere enti privati, ma ricomprese sotto a una normativa di ente pubblico “ciò comporta che le Asuc hanno gli stessi adempimenti burocratici al pari dei Comuni senza averne la struttura. La via d’uscita è l’ente esponenziale diversa dal comitato Asuc”.






