Un libro al mese – Alba Trentina 1917 – 3°

Questo nome (Ndr: Tirolo) vide la luce dopo il mille, e fu dato dapprima a un castello e adiacente villaggio che ancora esistono nelle vicinanze di Merano. Ma poi esso venne adottato anche per indicare l’intiera regione che si distende a settentrione di Bolzano. A questa regione quindi va esclusivamente applicato il suddetto nome, e non a tutta l’odierna provincia politica così detta del Tirolo.
Questa provincia infatti è formata da due regioni perfettamente distinte: l’una dall’altra, la meridionale e la settentrionale, tra loro divise da una linea che la attraversa da levante a ponente passando al di sopra di Bolzano, all’altezza della Val Venosta e della Pusteria. La parte settentrionale, non tutta, abitata da genti tedesche di origine, di lingua, d’indole, di costumi, di tradizioni, di coltura, di sentimenti ecc. …
La denominazione di Trentino … significa una regione composta geograficamente dalla Vallarsa e Valsugana, dalle valli di Primiero, di Fassa, di Fiemme, dalle valli di Non e di Sole, quelle della Sarca e del Chiese, le quali in gran parte sboccano nella valle dell’Adige. A questo complesso di valli, di piani di monti, avvivato da centinaia di paeselli, di borgate, di linde cittadine, il cui insieme forma la parte meridionale dell’ibrida innaturale provincia del Tirolo, noi diamo nome di Trentino …
Confina questo a settentrione col Tirolo, su, sopra Bolzano; … col Feltrino e col Bellunese, con Vicentino, col Veronese e con Bresciano.. provincie queste dell’alta Italia, la quale per mezzo di esse lo circonda da tre lati e qual madre amorosa par voglia abbracciarlo e gettarselo in seno. E questo un territorio nel quale il tipo degli abitanti, la lingua, i costumi … tutto quanto costituisce l’impronta e il carattere di una nazione, è puramente e schiettamente italiano.
Chi dice Trentino pertanto richiama alla memoria un paese che da natura stessa è fatto italiano; che fu italiano in tutti i tempi fin dalle più remote età ..
L’Austria prima e tutti i pangermanisti poi, hanno compreso il significato e la portata di questo nome; mai piacque loro, avezzi all’asprezza settentrionale, il dolce suono di Trentino, e presi dalla strana mania di intedescar e ingoiar paesi, tentarono di toglierlo di mezzo. Attesero a ciò col cercare di snazionalizzarlo, identificandolo e facendolo passare per una cosa sola coll’ispido Tirolo; poscia giunsero a negarne l’esistenza e il nome … fecero dunque una spietata propaganda contro di noi, impegnanosi a dimostrare che il nome Trentino non esiste, che non ha alcuna base storica, che fu solo inventato da qualche testa calda irredentista del secolo scorso …
Un’eletta schiera di trentini, non avezzi ad accogliere per oro fino tutto ciò che porta la marca austrogermanica, insorsero a ribattere, a ricacciare nella strozza dei figli d’Arminio l’ingiusta e assurda asserzione … Bisogna esser presi e accecati da uno sciovinismo fanatico pazzesco per non piegarsi a riconoscere e confessare che il nome che noi diamo alla parte italiana dell’odierna provincia del Tirolo non solo ha radici profonde, ma è entrato da secoli nell’uso comune, specie fra le persone colte… Quei dotti uomini che non avevano offuscato l’intelletto dall’ingorda megalomania tedesca, si dettero cura di distinguere sempre e nettamente il nostro paese dalla contea del Tirolo; chiamandolo vescovado trentino, ducato trentino, marca trentina, principato trentino, o precisamente e semplicemente col suo vero e proprio nome storico – geografico di Trentino …
Né vale pei nostri avversari il dire che l’uso di questo nome durante il primo cinquantennio del 1800 ebbe una sosta nello scrivere e nel parlare comune… Non è quindi meraviglia se lungo quel doloroso periodo d’incoscienza nazionale, si trovarono dei giornali, delle gazzette, delle opere di letterati anche nostri, nelle quali il Trentino viene nominato indifferentemente Tirolo Meridionale o peggio Tirolo Italiano. …
Ciò che di sopra si è esposto, io credo debba essere sufficiente per far comprendere ad ognino, quanto sia contrario alla giustizia, alla natura delle cose il voler confondere il Trentino col Tirolo, accumunandoli nello stsso nome, e qualificando i trentini da tirolesi. E quanto giustamente convenga l’uso di denotare la nostra italiana regione coll’unica e propria espressione di Trentino.
Non tolleriamo di esser chiamati tirolesi, da nessuno, e men che meno dagli italiani del Regno. Ma purtroppo anche oggidì, dopo che da oltre due anni nei bollettini di Cadorna si parla di Trentino, di paesi redenti e irredenti del Trentino, ancora da troppi in Italia noi trentini ci sentiamo chiamare tirolesi … Qualche settimana fa, proveniente dalla Liguria, giungeva nel paese redento donde io scrivo queste righe, una cartolina, il cui indirizzo era già di per se sufficentemente chiaro e completo, da qualche dotta mano si è voluto aggiungere in carattere rosso e assai marcato l’ostica dizione Tirolo.
Sarebbe tempo di finirla con questo ingiusto modo di trattarci. Stenderò qundi qui una norma semplicissima, che mi auguro venga letta da almeno trenta milioni di itaiiani: ogni volta che leggi o senti pronunziare un nome di luogo che sia compreso entro i confini della provincia del Tirolo e ti si presenti in forma italiana come Ala, Brentonico, Rovereto, Borgo, Cavalese, Malè, Tione, Condino, Arco.. sappi che quel luogo è trentino e non tirolese, e quindi naturalmente italiano.
Si bandisca finalmente dal parlare e dallo scrivere il funesto equioco, creato e sostenuto specialmente dall’Austria, questa feroce torturatrice di ogni nazionalitÃ
* Da BaldaMemoria: Padre Ilario Dossi, nato a Cornè nel 1871, cappuccino dai forti sentimenti italiani, accolse il generale Cadorna ad Ala nel 1915.
Dall’Enciclopedia Treccani:
Don Antonio Rossaro nacque a Rovereto nel 1883. Frequentate nella città natale le scuole elementari, nel 1897 decise di diventare sacerdote. Studiò in Italia, in particolare teologia a Rovigo dove fu consacrato sacerdote il 1° aprile 1911. Fu ammiratore entusiastico dell’Italia risorgimentale; quando si scatenò il grande conflitto europeo, parteggiò per l’intervento dell’Italia e dopo il maggio 1915 fu impegnato nella propaganda patriottica filoitaliana. Lo strumento principale di questa attività fu la rivista Alba trentina, da lui fondata e diretta; nelle sue pagine, ricche di testimonianze sulle esperienze degli ‘irredenti’ nella guerra in corso, Rossaro manifestò una spiccata vocazione all’ideazione di monumenti e ritualità civili.
La sua azione fu instancabile nella promozione dei segni memoriali che costellano Rovereto: una fitta mappa di monumenti, lapidi, opere d’arte, in massima parte ispirati alla volontà di ribadire il carattere nazionale italiano della città ‘redenta’. Ma la creatura prediletta, la «figlia del suo cuore», fu la Campana dei Caduti,  inaugurata il 4 ottobre 1925 alla presenza di Vittorio Emanuele III
Rossaro era nazionalista e fascista, nel senso di un’adesione piena e militante. A Mussolini fu fedele fino alla fine del regime, pir se contrario all’alleanza con la Germania nazista. La nuova, solenne inaugurazione della Campana dopo la rifusione (26 maggio 1940) fu contrassegnata fatalmente da discorsi ufficiali che inneggiavano all’imminente intervento italiano nel secondo conflitto mondiale. In quell’occasione Rossaro scelse di non leggere il messaggio inviato dalla segreteria di Stato a nome di Pio XII, che esortava a pregare «perché altre tombe non si schiudano ed altri ossari non si erigano»: un episodio che rappresenta in modo esemplare le contraddizioni presenti fin dall’origine nell’ispirazione del monumento, universale e pacifica ma solo nei limiti definiti dalla compatibilità con gli orizzonti della nuova Roma imperiale mussolinianaÂ






