von fpm 06.05.2025 18:00 Uhr

L’Aquila, stemma di Trento e provincia (10)

Sugli studi di Padre Frumenzio Ghetta ripercorriamo la storia dell’Aquila del Principato, stemma di s. Venceslao, simbolo della nostra identità.

Elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tuto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao. Per quale ragione il Vescovo Nicolò di Bruna senti la necessità di avere per sé e per la diocesi uno stemma e un vessillo? E perché volle chiedere al suo amico, il re di Boemia, non uno stemma qualunque ma proprio quello di un principe di Boemia, anzi quello dello stesso suo patrono San Venceslao?

Nel 1340 egli fece coniare le monete con la sua effige e sul rovescio con l’aquila ad ali spiegate. Questa certamente è la più antica rappresentazione dell’aquila.  Dopo cent’anni esatti esercitando il diritto di coniare moneta come aveva fatto precedentemente il grande Federico Vanga, il Vescovo Nicolò faceva risorgere a nuovo splendore la città e il Principato ma la sua fortuna non durò a lungo. Una prima congiura di nobili tirolesi con lussemburghesi, infatti, era scoppiata nel 1340 ma subito era stata scoperta e repressa e repressa. L’anno seguente è la stessa Margherita che scaccia lo sposo dal castello. Giovanni al suo ritorno dalla caccia il 2 novembre 1341 trova l’ingresso del castello sbarrato e sotto la minaccia è costretto a fuggire e a riparare ad Aquileia accompagnato dal Vescovo di Trento Nicolò. Da allora il nostro Vescovo dovrà subire le angherie di soprusi dell’imperatore Ludovico il Bavaro che era riuscito a far celebrare il 10 Febbraio 1342 quelle nozze tra Margherita e suo figlio Ludovico che tanto scandalizzarono i contemporanei e poiché il Vescovo di Trento continuava a parteggiare per i lussemburghesi scacciati, il Bavaro, rinnovando le prevaricazioni di Mainardo II Conte del Tirolo, occupò la città il Principato di Trento.

È anche vero che il partito contrario a Lodovico, dopo il matrimonio di suo figlio con Margherita, aveva avuto il sopravvento in Germania, giungendo a farlo deporre da imperatore e contrapporgli nel 1346 l’amico del Vescovo Nicolò, Carlo IV.

Il Bavaro però, era troppo potente e vicino al Tirolo perché suo figlio potesse esservi scacciato… (continua)

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