von fpm 29.04.2025 18:00 Uhr

L’Aquila, stemma di Trento e provincia (9)

Sugli studi di Padre Frumenzio Ghetta ripercorriamo la storia dell’Aquila del Principato, stemma di s. Venceslao, simbolo della nostra identità.

Elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tuto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao. Per quale ragione il Vescovo Nicolò di Bruna senti la necessità di avere per sé e per la diocesi uno stemma e un vessillo? E perché volle chiedere al suo amico, il re di Boemia, non uno stemma qualunque ma proprio quello di un principe di Boemia, anzi quello dello stesso suo patrono San Venceslao?

Non è giunta fino a noi alcuna riproduzione dello stemma di Nicolò di Bruna anche perché la sua tomba non si trova nel Trentino, fatta naturalmente eccezione per l’aquila coniata sulle monete. Il re Giovanni non solo gli conferisce le insegne desiderate ma coglie l’occasione, viste le ingiurie e gli assalti a cui è stata esposta la chiesa di Trento i suoi Vescovi nei tempi passati da parte dei potenti vicini, di fare al Vescovo una solenne promessa di difendere con tutte le sue forze quale protettore la chiesa di Trento nei suoi diritti dignità e libertà perché è esposta all’incursione dei nemici come alla freccia il bersaglio.

Il tenore del diploma, dice il Reich, pare un rimprovero ai Mainardi e l’aquila uno stemma parlante. Si è certi che il Vescovo Nicolò seppe apprezzare il favore ottenuto dal re di Boemia e si pensa che immediatamente egli abbia fatto collocare le nuove insegne del Principato sugli stendardi, le abbia fatte dipingere sugli scudi.

Siccome il Vescovo Nicolò morì esule lontano dalla sua diocesi, non fu sepolto nel Duomo di Trento: non si può quindi osservare nella sua pietra tombale, come su quelle degli altri vescovi di Trento, lo stemma dell’Aquila da lui preteso e ottenuto dal re Giovanni di Boemia; lo stemma di Nicolò di Bruna non appare neppure fra quelli dei vescovi di Trento pubblicati dal Weber. (continua)

Jetzt
,
oder
oder mit versenden.

Es gibt neue Nachrichten auf der Startseite