„Mai più fascismo e guerra“

Semplice ma solenne. Così è stata anche quest’anno la cerimonia che si è tenuta ieri mattina a Blumau presso il cippo che ricorda il campo di concentramento „Campo Isarco“ voluto da Mussolini e che, dal 1941 al 1943, ha visto rinchiusi fra le sue mura centinaia di prigionieri di guerra alleati, soldati e partigiani yugoslavi, oppositori del regime.
Dopo le parole introduttive di Meinrad Berger per il KZ-Gedenkkomitee – il comitato che tiene viva la memoria di questa tragica pagina di storia – ed il saluto della vicesindaca di Karneid Martina Lantschner, è stata la volta di Marcello Delucca di Mezzolombardo – appassionato cultore della storia e dell’identità tirolese e Schütze della SK Kalisberg – rivolgere ai presenti alcune riflessioni.
Mai più fascismo e nazionalsocialismo, ma pace, giustizia e libertà per la Terra tirolese
Delucca ha iniziato il suo intervento ricordando alcuni uomini e donne del Welschtirol, il Tirolo di lingua italiana, vittime silenziose della violenza nata dal nazifascismo: Stefan Valentinotti, condannato a morte con l’accusa di aver tramato per creare uno Stato libero del Sudtirolo e decapitato a Berlino nel 1944; la sorella Maria, trucidata a Sappada dai partigiani solo perchè lavorava come cuoca nella locale caserma dell’esercito tedesco; Walter Caldonazzi, che sognava un’Austria libera e „austriaca“, decapitato nel 1945; Clara Marchetto, condannata per spionaggio da un tribunale fascista nel 1940, che a guerra finita ed eletta in consiglio regionale per il PPTT, invece di raccogliere meriti ed onori, venne perseguitata dalla Democrazia Cristiana come e peggio che dal fascismo e fu costretta ad espatriare per non tornare in carcere.
Ma prima di tutti, Giovanni Battista Daprà , morto in seguito alle ferite riportate nel brutale attacco delle squadracce fasciste, quello che trasformò la festosa giornata del 24 aprile 1921 nella „Blutsonntag“, la domenica di sangue bolzanina dove perì anche il maestro Franz Innerhofer; e tutte le donne che, sfidando i regimi ed il terrore, si prodigarono per aiutare i prigionieri ed i perseguitati, senza badare a nazionalità o uniformi.
Mai più fascismo e nazionalsocialismo, ha continuato Delucca, ricordando però che sulla nostra Terra ci sono ancora numerosi „relitti fascisti“ che esaltano quei regimi dittatoriali: il Monumento alla Vittoria di Bolzano, per esempio, o il mausoleo sul Doss Trento, dedicato all’esaltazione delle guerre, degli alpini e di Cesare Battisti; luoghi che invece di essere rimossi, dimenticati o seriamente contestualizzati, sono meta di visite guidate per scolaresche e squadre sportive, con l’avvallo delle istituzioni che invocano la pace solo a parole ma non con i fatti.
Delucca ha quindi citato alcuni versi, tristemente famosi, di Bertold Brecht: „La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.“
Ha concluso ricordando che nella nostra Terra tirolese, come ovunque nel mondo, per costruire pace e libertà servono giustizia, lavoro, tempo, saggezza, costanza, verità storica, ma anche perdono e memoria. Tutto il male che il fascismo ed il nazionalismo hanno causato alla nostra Terra tirolese può essere cristianamente perdonato, ma non potrà e non dovrà mai essere dimenticato.
Un costante impegno per la libertà e la democrazia
Il discorso commemorativo ufficiale quest’anno è stato affidato ad Alexander von Egen, già consigliere provinciale nonchè assessore e vicepresidente della giunta regionale, giurista e storico.
E‘ fondamentale che un popolo conosca la propria storia. Fascismo, nazismo, nazionalismo hanno causato traumi e tragedie immani alla nostra Terra tirolese, ha ricordato von Egen: dalla prima guerra mondiale alla spaccatura del Tirolo, dal tentativo di cancellazione di un popolo alle opzioni, dalla violenza della seconda guerra mondiale alla democrazia incompiuta del dopoguerra.
Oggi il compito di noi tutti, in particolare delle nuove generazioni, deve essere l’impegno pieno e costante per la libertà e la democrazia, ha affermato Von Egen: per la nostra Terra, per l’Europa, per il mondo intero.  Ha poi concluso il suo intervento rivolgendo un pensiero anche a Papa Francesco ed al suo impegno per la pace.
Dopo i discorsi, la salva d’onore eseguita dalla Ehrenkompanie del Schützenbezirk Bozen comandata dal Mjr Robert Silvestri e la deposizione di una corona al cippo che ricorda il campo di concentramento Campo Isarco con il monito „Mai più fascismo e guerre“, momento accompagnato da Eva Klotz, dalla consigliera bolzanina Johanna Ramoser e dalla redattrice di UT24 Manuela Sartori.
La cerimonia si è conclusa con le parole di ringraziamento di Karl Saxer ai numerosi partecipanti (oltre a diversi esponenti della politica e della società civile, erano presenti anche Christoph Schmidt, Landeskommandant-Stellvertreter del Südtiroler Schützenbund e Umberto Facchinelli, suo omologo della Federazione Schützen del Welschtirol con una rappresentanza della SK Kalisberg), e con il Landeshymne, eseguito dal quartetto di ottoni della Musikkapelle Steinegg, che ha sottolienato musicalmente le diverse fasi della commemorazione.
Infine Karl Saxer e Günther Rauch –  autore di numerose ricerche sul campo di concentramento, raccolte in due volumi pubblicati negli anni scorsi – hanno illustrato ai presenti alcune fotografie inedite, provenienti dagli archivi della Croce Rossa Internazionale, scattate clandestinamente all’interno del campo di concentramento Campo Isarco quando era in funzione: immagini terribili nella loro fredda asetticità , che raccontano molto più di quello che appare al primo sguardo.






