von fpm 11.03.2025 18:00 Uhr

L’Aquila, stemma di Trento e provincia (2)

Sugli studi di Padre Frumenzio Ghetta ripercorriamo la storia dell’Aquila del Principato, stemma di s. Venceslao, simbolo della nostra identità.

Foto repertori, elab grafica fpm

Il diploma originale col quale Giovanni di Lussemburgo, re di Boemia, concedeva nel 1339 a Nicolò di Bruna (l’attuale Brno), Vescovo di Trento, lo stemma di s. Venceslao fu per un periodo irreperibile. Il ritrovamento del diploma è avvenuto del tuto casualmente e dopo lunghe e assidue ricerche d’archivio. Nella primavera del 1971, consultando i documenti del Principato vescovile di Trento, conservati nell’archivio di Stato di Trento alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi frate francescano vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo tanto burrascoso per la storia della nostro territorio, si è avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare non senza una certa emozione il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia pregato dal vescovo Nicolò di Bruna concedeva a lui, ai suoi successori, alla chiesa di Trento, le insegne di s. Venceslao.

Dopo aver parlato del diploma del re Giovanni pubblicato dall’Ughelli e dal Bonelli e della pergamena che contiene la copia del diploma pubblicato dal Reich descriviamo la pergamena originale col diploma e lo stemma dell’Aquila donati da Giovanni re di Boemia al vescovo di Trento Nicolò di Bruna. La pergamena è di color giallognolo e si presenta ben lavorata, raschiata e levigata a dovere: si vedono infatti chiari segni dei raschiatoi che sono serviti a renderla sottile e morbida. Lo scritto del diploma misura 33 cm per 23; le righe sono segnate a punta secca e distano tra loro dai 10 agli 11 mm. Il diploma è scritto in latino in bellissimi caratteri gotici con lettere che misurano quattro o 5 mm di altezza.

La parte più interessante del diploma è proprio lo stemma dell’Aquila di s. Venceslao che occupa lo spazio lasciato libero dallo scritto della pergamena. L’aquila ha la testa piegata verso destra e tiene il becco alzato verso l’alto; il becco dorato è ricurvo a uncino. Le penne del collo sono arruffate allargate a difesa le ali si allargano in alto a riempire lo scudo e a contenere i trifogli coi gambi.

Sono d’oro non soltanto i due trifogli, le fasce che attraversano le ali, le zampe che sono senza artigli e il rostro ma anche il bianco dell’occhio. L’aquila è tutta contornata da una riga rossa di un millimetro di grossezza che entra fra le piume del collo, fra le penne delle ali della coda, fra le zampe e nel becco. (continua)

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