Reinhold Messner oggi compie 80 anni

Inizialmente salito alla ribalta nel mondo dell’alpinismo per aver riportato in auge l’arrampicata libera in un periodo nel quale era preponderante la progressione artificiale, fu protagonista nel 1968 del primo VIII grado in libera (seguendo la „linea logica“) al Pilastro di Mezzo del Sass della Crusc spesso da versanti o in condizioni di eccezionale difficoltà (una di queste ha ispirato il film Nanga Parbat). Le sue innovazioni nell’arrampicata libera prima e nell’alpinismo di alta quota poi lo fanno figurare ai vertici dell’alpinismo internazionale a cavallo degli anni Sessanta e Settanta. Considerato uno dei sostenitori del cosiddetto „stile alpino“ nelle grandi montagne himalayane, per lo più oggetto allora di spedizioni con molti scalatori e caratterizzate da grande dispendio di risorse (himalayismo), fondamentali a tal proposito furono due imprese: nel 1978 è il primo uomo a scalare l’Everest senza l’ausilio di ossigeno supplementare insieme a Peter Habeler, mentre nel 1980 raggiunge la medesima vetta in solitaria. È stato quindi un grande himalaysta, capace di darsi sempre nuovi obiettivi e di comunicarli con grande efficacia anche ad un pubblico di non addetti ai lavori. Tra le altre imprese, le traversate dell’Antartide e della Groenlandia senza il supporto di mezzi a motore né cani da slitta e la traversata del Deserto del Gobi.
Secondogenito di nove fratelli nasce a Brixen nel 1944, da famiglia di lingua tedesca e a soli 5 anni compie la sua prima ascensione dolomitica sul Sas Rigais, delle Geislergruppe alta 3.025 m in compagnia del padre. All’età di tredici anni inizia a scalare le vette della Villnöβtal per poi ampliare le sue esperienze sulle Dolomiti e successivamente alle intere Alpi. Come si sa, si dedica alla gestione del Messner Mountain Museum, un complesso museale dedicato a tutti gli aspetti della montagna, dislocato tra Castel Firmian a Bozen, Sulden, Schloss Juval (dove Messner abita dal 1983), Monte Rite, Burg Bruneck e Kronplatz. Dal 1985 Messner inoltre ha importato poco più di una decina di esemplari di yak dall’Himalaya, dopo la spedizione sul Cho Oyu, nella quale questi lo hanno aiutato per il trasporto delle merci sino al campo base. Ogni inizio e fine estate, egli conduce la transumanza degli animali da Sulden verso il rifugio Città di Milano, ai piedi del Königspitze, e a fine stagione estiva per il percorso inverso. Una mezza dozzina di questi yak si trova anche nei pressi del monte Rite di Cibiana di Cadore. Nel 2005, un esemplare di orso bruno ha attaccato un esemplare di yak, causandogli ferite che lo hanno condotto ad una morte assistita.
Sin dagli anni Sessanta è uno dei primi e più convinti sostenitori di uno stile di arrampicata che non utilizzi ausili esterni (equipaggiamento minimo e leggero, senza portatori, sherpa, né ossigeno supplementare): una filosofia alpinistica volta a non invadere le montagne, ma solamente ad arrampicarle. Tra gli altri alpinisti che successivamente seguiranno le idee di Reinhold Messner vi furono il fratello Günther e Peter Habeler, che divennero in seguito suoi compagni d’imprese.
Messner ha scritto una delle più importanti pagine della storia dell’alpinismo. In un tempo nel quale l’arrampicata libera aveva perso terreno a favore della progressione artificiale, Messner ripudia ogni artefatto umano. Interrompe questa tendenza con una serie di realizzazioni in arrampicata libera e anche attraverso una sua efficace argomentazione. Ols Gute nu nochträglich zum Geburstog, Reinhold!






