von fpm 27.05.2024 10:00 Uhr

Il mistero del 24 maggio (3)

Perché mai si ricorre a questa data divenuta oratoria a cui hanno dedicato anche un canto il cui contenuto traballa e disorienta per l’enigma della data?

Foto web, elaborazione grafica Flavio Pedrotti Moser

Sfogliando il libro di Fritz Weber ci si chiede: perché il 24 maggio? Come se questa data, 24 maggio, fosse stata imposta ufficialmente ignorando quando avvenuto dalle 18 alle 24 del 23 maggio. Ma perché? Segreto di stato? E a che scopo? Non si saprà mai, e non si potrà mai sapere. È stata seminata tanta retorica sulla data del 24 maggio, comprese vie e piazze, e la retorica non si può disfare facilmente. Un altro enigma di matrice italica. Come tanti altri. Consultando la documentazione storica si può facilmente riscontrare che l’inizio fatidico non è il 24 maggio ma il 23. Wikipedia slovena: pomeriggio 23 maggio. Wikipedia tedesca. pomeriggio 23 maggio. Wikipedia francese: pomeriggio 23 maggio. Wikipedia inglese: pomeriggio 23 maggio. Ma sono tanti coloro che sostennero che tutto cominciò nel pomeriggio del 23 maggio. Tutti concordano su quella data, non sul 24 maggio. E Weber ne dà la conferma. E allora perché il 24 maggio? Sembra davvero che vi sia stata qualche misteriosa imposizione senza poterne conoscere il motivo.

Tornando al Forte Verle, a Fritz Weber e gli altri tre dovevano resistere tre settimane, ma i rinforzi non arrivarono e resistettero, pur ridotti a un cumulo di rovine, quasi un anno. Poi il fronte si spostò verso Asiago con la „Strafexpedition“ e per forte Verle la guerra finì. Non per Weber, ovviamente. Prima passò sull‘ Altipiano di Asiago, poi sul monte Hermada, poi nella conca di Plezzo e alla battaglia di Caporetto, poi presso San Donà di Piave, sempre compiendo con onestà il proprio dovere. E con lo sfascio dell’Impero riuscì con grande abnegazione a riportare a piedi la sua batteria e i suoi soldati dal Piave a Vienna. E su questa lunga ritirata si svelano molti misteri sulla famosa „battaglia di Vittorio Veneto“ che la storiografia europea considera un’abile montatura. „Das Ende einer Armee“ (“Tappe della disfatta” ) di Fritz Weber, è un capolavoro da leggere e rileggere.

Fritz Weber scrisse un altro libro: “Dal Monte Nero a Caporetto” e anche questo presenta diversi interrogativi. La versione italiana ha sempre illustrato le undici battaglie dell’Isonzo come undici vittorie. Nel libro di Weber queste undici battaglie sono anche loro presentate come undici vittorie ma austriache. Perché l’esercito austriaco si difendeva, Cadorna voleva sfondare (definiva le battaglie „spallate“), arrivare a Lubiana e poi avanzare sino a Vienna, e invece a prezzo di migliaia di morti avanzava ma di poco.

Sbarrargli la strada era da considerare una vittoria. Certo, si può sempre dire che sono punti di vista. In una guerra quello che risalta è il risultato: non doveva passare e non passò, indipendentemente dal fatto che il fronte era avanzato di cento metri. E mentre se ne stava appartato a Udine con le sue scartoffie centinaia di migliaia di poveri soldati morirono inutilmente. Vite che con un comandante meno ottuso potevano essere risparmiate. (fine)

Jetzt
,
oder
oder mit versenden.

Es gibt neue Nachrichten auf der Startseite