von fpm 26.05.2024 10:00 Uhr

26 maggio…

Oggi si ricorda quello che per molti tirolesi della provincia di Trento è un infelice avvenimento: l’inaugurazione del mausoleo dedicato a Cesare Battisti sul Doss Trento

Foto web, elaborazione grafica fpm

Voluto dal regime fascista, inaugurato appunto il 26 maggio del 1935, progettato dall’architetto Ettore Fagiuoli e celebrato alla presenza di Vittorio Emanuele III di Savoia e di Achille Starace, segretario del PNF con la traslazione della salma dal cimitero di Trento. Quel mausoleo, per essere schietti, definita opera maestosa in posizione panoramica sulla città di Trento, è un orrore: lo stile architettonico, ispirato al mondo classico, composta da sedici colonne alte quattordici metri che sorreggono una corona marmorea, la visibile deturpazione dell’ambiente circostante, l’insulto alla popolazione dovendo subirne la minacciosa presenza costante sopra la città. Al suo interno, nell’ipogeo, vengono conservate le spoglie del traditore trasformato in eroe dal fascismo e il busto che lo ritrae, realizzato dallo scultore Eraldo Fozzer. Inoltre, è possibile ripercorre cronologicamente tutta la storia e gli eventi più importanti della vita di Cesare Battisti, attraverso un’esposizione resa possibile con la complicità della Fondazione Museo Storico del Trentino. In realtà l’opera era la sostituzione di un’analoga iniziativa a Bozen, ove il Monumento alla Vittoria, secondo le iniziali intenzioni di Benito Mussolini, espresse ancora nel febbraio del 1926, doveva essere il Monumento a Cesare Battisti; solamente le proteste di Ernesta Battisti-Bittanti portarono a un ripiegamento del progetto a Trento.

Cesare Battisti venne fatto prigioniero con un altro compare irredentista, Fabio Filzi, e dopo essere stato riconosciuto fu incarcerato a Trento. La mattina dell’11 luglio 1916 Battisti venne trasportato attraverso la città in catene sopra un carro, insultato dalla popolazione e malmenato come traditore, vigliacco, spia e disertore. La mattina dopo, il 12 luglio 1916, fu portato con Fabio Filzi davanti al tribunale militare, che era stato istituito al Castello del Buonconsiglio: durante il processo non rinnegò mai quello che aveva fatto e anzi ribadì la propria fedeltà all’Italia. Respingendo le accuse di tradimento e volendo essere considerato un semplice soldato catturato in guerra, secondo le trascrizioni del processo, disse:

«Ammetto di aver svolto, sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra con l’Italia, in tutti i modi la più intensa propaganda per la causa d’Italia e per l’annessione a quest’ultima dei territori italiani dell’Austria; ammetto d’essermi arruolato come volontario nell’esercito italiano, di esservi stato nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l’Austria e d’essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. In particolare, ammetto di avere scritto e dato alle stampe tutti gli articoli di giornale e gli opuscoli inseriti negli atti di questo tribunale al N. 13 ed esibitimi, come pure di aver tenuto i discorsi di propaganda ivi menzionati. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che consisteva nell’indipendenza delle province italiane dell’Austria e nella loro unione al Regno d’Italia».

Fu condannato a morte e la condanna fu eseguita al castello del Buonconsiglio. Gli furono negate la fucilazione e anche la divisa militare. Secondo la versione più accreditata dalla storiografia, Battisti morì gridando: «Viva Trento italiana! Viva l’Italia!». Ovvio che non poteva né può essere “amato” dai tirolesi di Trento e provincia.

Attorno alla sua figura continua a combattersi una feroce battaglia animata da chi sia per eredità culturale che per appartenenza storica non può né vuole tollerare che questo personaggio possa rappresentare un territorio che fu catapultato senza poter scegliere né reagire in un contesto estraneo: il Regno d’Italia. La sua memoria è custodita e consegnata al Mausoleo sul Doss Trento, impregnato di retorica e di mistificazione storica. Il fascismo contribuì a costruire il mito del martire, la costruzione di un eroe irredentista che non aveva un seguito popolare ma solo l’appoggio di poche centinaia di persone, per lo più avvocati, insegnanti, professionisti che speravano di trovare nell’annessione all’Italia un tornaconto e un prestigio personale.

Fu proprio grazie alle gesta scellerate di Battisti & Compagni-Camerati che il Tirolo del Sud subì disgraziatamente il fascismo e con lui un “genocidio culturale” che cercò di distruggere “tutto ciò che di tirolese vi era nella provincia di Trento”. Provincia che per poterla separare definitivamente dal contesto tirolese fu denominata “Trentino” e differenziarla così dall’ “Alto Adige” (toponimo riproposto da un altro scellerato, Ettore Tolomei, che lo aveva adottato da un altro invasore, Napoleone, quando cercò di sottomettere il Tirolo in combutta con i bavaresi) che successivamente pretese di essere denominato correttamente Südtirol.

La volontà politica di Battisti posta al servizio di un Regno indefinibile, come lui perfido e sleale perché tradì la Triplice Alleanza cedendo alle lusinghe di chi promise all’Italietta appena nata da poco più di mezzo secolo, di ottenere, tradendo l’alleanza con l’Austria, il confine al Brenner appropriandosi di un territorio da sempre radicato nella cultura tirolese e annetterlo senza rispettare il parere del popolo che avrebbe scelto l’appartenenza alla patria austriaca. Una volontà che lo portò a desiderare di strappare la “sua terra” alla sua “patria naturale” consegnandola alla nazione italiana.

Così come il Monumento alla Vittoria di Bozen è un vergognoso insulto alla popolazione tirolese che con quella che chiamarono “vittoria” subì angherie, prevaricazioni, vessazioni, umiliazioni e mortificazioni mai dimenticate, allo stesso modo il mausoleo a Cesare Battisti rappresenta una vergognosa memoria e celebrazione di un personaggio che tradì il suo territorio e il suo popolo trascinandolo in un destino crudele.

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