von mas 23.04.2024 08:30 Uhr

Tradizioni: 23 aprile, San Giorgio

Con Roberto Bazzanella, alla ri-scoperta di tradizioni, usanze, credenze popolari del Tirolo.

*23 aprile San Giorgio
*23 de aprìl San Giorg’
*23. April St. Georg
*Se a San Giorgio è soleggiato, l’inverno non è ancora passato
*Da San Giorg’ bèl e sol, l’è fazile che po’ rùvia el tòn
*Ist’s an Georgi warm und schön, wird man noch rauhe Wetter seh’n
E’ merito dei Normanni se dall’oriente, dove quegli esperti navigatori si destreggiavano sui fiumi e anche su tratti di mare, il culto di San Giorgio giunse nel nord Europa e da lì anche nella “terra infra montes” tra la Baviera e il Lago di Garda dove la devozione al santo “cavaliere” si diffuse soprattutto con l’emergere del potere dei Conti tirolesi, che legarono la loro terra alla devozione georgica.
Essendo Giorgio poi patrono degli agricoltori, fu particolarmente venerato dai contadini delle vallate, proprio perché vegliasse sui lavori “eroici” sui ripidi campi ed orti dei suoli montani. Da qui la diffusione nei territori diocesani di Trento e Bressanone, fin dal medioevo, di innumerevoli chiese e cappelle, molte volte campestri, dedicate a San Giorgio.
Dopo la fine del settecento, quanto il patronato tirolese venne legato a San Giuseppe, il culto di San Giorgio ebbe nuovo vigore nell’ottocento, col diffondersi dell’allevamento del baco da seta, soprattutto nella Valle di Cembra, Vallagarina, e in Valsugana, e della conseguente coltivazione del gelso, localmente “moràr”, per alimentare quei bachi chiamati localmente “cavaléri”.
Il nome locale era proprio legato a San Giorgio “cavaliere” e nel suo giorno memoriale, 23 aprile, si ponevano i bachi da seta sulle “arèle” per il primo pasto e la prima “dormita”. Numerose erano in questo giorno le processioni a cappelle e chiese devozionali.
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