von mas 20.04.2024 18:00 Uhr

Un libro al mese: Tre “strani incidenti” – 3°

Rifugio Passo di Vizze, Malga Sasso, Cima Vallona: tre ‘strani incidenti’ al culmine degli anni delle bombe in Sudtirolo (anni 1966 e 1967)“: E’ questo il titolo dell’ultimo libro di Hubert Speckner sulle vicende della Pfitscherjochhaus, della Steinalm e della Porzescharte / Cima Vallona, pubblicato in lingua italian dalla casa editrice Effekt! –  Oggi alcuni stralci dal capitolo dedicato a “L’attentato della Steinalm – 9 settembre 1966”

 

Il 9 settembre 1966, un venerdì, l’esplosione di una bomba ad alto potenziale faceva saltare in aria il distaccamento della Guardia di Finanza della Steinalm, località nei pressi del Brenner a circa un chilometro dal confine austriaco.

La sera del 7 settembre, secondo quanto riportato dal quotidiano in lingua tedesca Dolomiten, una pattuglia militare era in missione di ricognizione al Brenner. Intorno alle 21 furono sparati alcuni colpi di avvertimento perché erano stati percepiti “rumori sospetti”, tuttavia il “rastrellamento” della zona non portò ad alcun risultato. Ancora oggi, quello che accadde due giorni dopo nel distaccamento di frontiera non è stato completamente chiarito  (…)

La descrizione “ufficiale” dell’incidente, secondo i documenti del Ministero degli Esteri austriaco, fu la seguente: “9.9.1966 Monte Sasso, esplosione di un ordigno di circa 20 kg nella base delle guardie doganali, uccisione del sottufficiale Eriberto Volgger e di Martino Cossu e ferimento mortale di Franco Petrucci”.

Nonostante le immediate misure adottate dal Ministero degli Interni, non fu possibile riscontrare alcuna attività di attentatori provenienti dal territorio austriaco, come riferito dalla Direzione della sicurezza di Innsbruck a Vienna la mattina del 10 settembre: “In relazione all’esplosione avvenuta nella base della Finanza alla Steinalm, le ricerche su larga scala condotte con l’ausilio di cani poliziotto nelle ore pomeridiane e serali di ieri, non hanno prodotto alcun indizio che l’autore o gli autori – sempre ammesso che si sia trattato di un attentato – siano fuggiti in Austria … Le autorità di frontiera italiane al Brenner hanno spiegato ieri sera che non è ancora chiaro se l’esplosione  della Steinalm sia stata un incidente o un attentato. Sembra comunque certo che i militari utilizzassero gas propano per cucinare e che nell’edificio si trovassero mine e bombe a mano”

Le reazioni in Italia

In Italia le richieste e le reazioni  si fecero sempre più violente: Aldo Moro invocò la “difesa della patria”, il presidente Giuseppe Saragat – ministro degli Esteri fino al 1964 – vide una “sfida ignominiosa dei neonazisti” e i neofascisti chiesero addirittura la dichiarazione dello stato di emergenza in Sudtirolo.  La popolazione italiana – notevolmente influenzata dalla stampa e dalla politica estera italiana – si convinse che gli autori e i mandanti dell’esplosione fossero da ricercare oltre Brennero. Gli attentati sarebbero stati infatti preparati in Austria, dove gli assassini si sarebbero anche rifugiati dopo le loro azioni sotto lo sguardo delle autorità austriache.

Già il 10 settembre – quindi prima di qualsiasi indagine dei servizi di sicurezza – il giornale Alto Adige titolava “Esplosione di una bomba nella caserma della finanza a Malga Sasso” per poi continuare “L’attentato  era chiaramente finalizzato a una strage. Il luogo e l’ora dell’esplosione sono stati scelti con l’intenzione di provocare un vero e proprio bagno di sangue nella caserma” – “almeno 25 kg di tritolo” – “Una cosa è certa: anche stavolta gli assassini sono arrivati dalla parte austriaca del confine per poi fuggire nuovamente in Austria”  … Invece il capo del posto di frontiera del Brennero, benché fosse l’autorità competente per i servizi di sicurezza, a una settimana dall’accaduto ha molte meno informazioni di quanto non ne avessero i redattori dell’Alto Adige il giorno dopo l’esplosione!

 

Il "colpevole": Jörg Klotz

Per l’Italia fin dall’inizio delle indagini Jörg Klotz fu indicato come uno dei probabili attentatori, cosa che portò – tra le altre cose – all’arresto di sua moglie Rosa Klotz e di altre cinque persone della Val Passiria.  Gli arresti sarebbero stati effettuati sulla base delle informazioni fornite da Anton Platter, un agente sudtirolese al servizio dei servizi di sicurezza italiani. Rosa Klotz rimase in carcerazione preventiva per 14 mesi e dieci giorni, vittima – per così dire – della “Sippenhaftung” (N.d.T.: pratica usata dal regime nazista che estendeva alla famiglia le colpe del singolo) senza alcun fondato sospetto, mentre i suoi sei figli Eva, Barbara, Judith, Rösi, Wolfram e Manfred furono “sparpagliati” tra parenti e conoscenti. Questo peraltro non fu l’unico caso di arresto di madri, mogli e sorelle di attivisti del BAS negli anni Sessant

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I periti italiani , “dopo le numerose riunioni tenute” giunsero “all’unanimità” a una sola conclusione delle loro indagini: “Il 9 settembre 1966, alle ore 11.20 circa, i finanzieri presenti nella caserma di Malga Sasso udirono una detonazione e furono investiti dai detriti in misura maggiore o minore, a seconda della posizione in cui si trovava ogni singola persona in quel momento. La detonazione fu seguita dal crollo strutturale dell’edificio (…) Dopo ampi calcoli e considerazioni, gli esperti italiani giunsero a questa conclusione: “Il collegio di esperti è quindi dell’opinione unanime che l’esplosione avvenuta […] debba essere inequivocabilmente attribuita a cause intenzionali e non accidentali.”  Insomma, secondo il punto di vista italiano, la causa dell’esplosione della caserma della Finanza alla Steinalm era da ricondurre esclusivamente ad un attentato terroristico, e i suoi autori erano senza dubbio da ricercare in Austria!

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Nel gennaio del 1968 il procuratore della Repubblica di Bolzano, Michele Paone, chiese al giudice istruttore competente di emettere una “sentenza istruttoria di condanna” nei confronti di tre persone austriache e sette sudtirolesi, tra cui Georg Klotz, per l’omicidio dei tre finanzieri italiani. Oltre all’accusa di omicidio, i sospetti attentatori furono accusati dall’Italia anche di “attentato all’integrità dello Stato italiano”, un delitto previsto dal “Codice Rocco” di epoca fascista e punibile con l’ergastolo.

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Di diversa opinione fu invece l’esperto austriaco Alois Massak, che su richiesta della difesa testimoniò davanti al tribunale di Milano nel 1969: egli bollò come incomplete le ampie “valutazioni e considerazioni tecniche” dei suoi colleghi e confutò anche i calcoli tecnici, affermando che “questi calcoli non possono dimostrare nulla. Dopo un’indagine approfondita, sono giunto alla conclusione che ai calcoli e agli esami effettuati dai periti nel presente caso non si può attribuire alcun valore probatorio, soprattutto perché sono solo il risultato di ipotesi.”

 

Un processo .... "pilotato"?

Nel corso del tempo, oltre alle stranezze della tecnica di brillamento, emersero altre “incongruenze”  …  Oltre alle dispute tra periti sopra descritte, sembrano particolarmente degne di nota le dichiarazioni dei militari della Guardia di Finanza in servizio alla base della Steinalm il 9 settembre. Con una  considerevole percentuale, dai ricordi dei finanzieri emersero notevoli lacune. “Le loro dichiarazioni furono nella maggior parte dei casi poco illuminanti, e talvolta persino contraddittorie”   …  Tuttavia, “per ragioni di Stato” era stata sostenuta la tesi di un attentato, anche per non obbligare il presidente Saragat, che subito dopo l’incidente aveva parlato di un “ignobile attentato da parte di neonazisti”, a diramare una “smentita”. Inoltre non si voleva ammettere che i finanzieri avessero fatto saltare in  aria la loro stessa caserma per “disattenzione”   … in quelle giornate di processo, la maggior parte delle testimonianze dei finanzieri affermavano in modo abbastanza chiaro la mancanza di una “responsabilità esterna” nell’esplosione.  Come avrebbero potuto Jörg Klotz e i suoi uomini – in considerazione del servizio di guardia così come descritto che comprendeva un faro, un cane da guardia aggressivo la cui catena arrivava fino alla porta d’ingresso, che a sua volta era sempre chiusa a chiave e, inoltre, scricchiolava così forte che ogni soldato della base l’avrebbe sentita – superare tutte queste difficoltà, senza farsi vedere e sentire, e piazzare nell’ufficio della caserma la fatale carica esplosiva con accensione a tempo? Inoltre nessuno dei testimoni presenti nell’ufficio della caserma aveva notato nulla di insolito.   (…)

Gli avvocati difensori sudtirolesi e quelli di Milano evidenziarono una serie di contraddizioni, e criticarono duramente i periti italiani e il loro atteggiamento nei confronti delle dichiarazioni del colonnello austriaco Massak nonché lo sminuimento della sua persona da parte del pubblico ministero.  Le successive osservazioni del pubblico ministero andarono come previsto nella direzione opposta: gli imputati erano ovviamente colpevoli di “attentato all’unià dello Stato”. “Determinante in questo contesto era l’obiettivo della ‘cospirazione’, che mirava senza alcun dubbio alla separazione dell’Alto Adige dall’Italia.”  Le relative argomentazioni degli avvocati difensori non sarebbero altro che “eleganti acrobazie”.  “L’attentato fu un vero e proprio atto di guerra”

Era l’una di notte del 27 marzo 1969, quando furono emessi i verdetti del processo per  la Steinalm. Le conclusioni del famoso esperto austriaco e degli avvocati della difesa non sembrarono essere rimaste del tutto inascoltate. In una certa misura, l’ingegner Massak era uscito vincitore come “perito di parte della difesa” nel processo di Milano: dopo 29 giorni di udienze e l’escussione di oltre 200 testi, la linea difensiva era stata accolta e “l’attentato di Malga Sasso” venne archiviato per insufficienza di prove. Dure condanne furono invece inflitte a Jörg Klotz e ad altre 13 persone, tra cui sua moglie Rosa Klotz, per “cospirazione politica” e altri presunti crimini

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Il 22 ottobre 1971, in seguito all’accoglimento della richiesta di nuove perizie, il processo di Milano fu aggiornato. La difesa riuscì a “fare letteralmente a pezzi” la perizia italiana attraverso le dichiarazioni dell’ingegner Alois Massak … Il pm e il rappresentante di parte civile si opposero all’acquisizione di una nuova perizia, sottolineando la sua “inutilità” e l’“ulteriore prolungamento” del processo. Le capacità di Massak furono invece screditate, il colonnello della polizia austriaca si sarebbe “sbagliato” e inoltre “un perito ufficiale deve essere valutato diversamente da uno della difesa”

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Nel gennaio 1976 iniziò a Milano il nuovo processo presso la Corte d’Assise d’appello … In seguito alla morte del principale accusato, Jörg Klotz, avvenuta due giorni prima, il pubblico ministero richiese la presentazione di un certificato di morte. Il giorno successivo, nonostante Klotz fosse deceduto, i due pubblici ministeri Stecanella e Vaccari chiesero che fosse condannato a pagare due miliardi di lire di danni, e il pm Vaccari chiese anche che Klotz fosse condannato perché “per il tribunale non era ancora morto”. Quando l’avvocato Sarno, difensore di Klotz, dichiarò di non essere in grado di “rappresentare un cliente morto”, il tribunale nominò un “difensore d’ufficio”. Dopo la richiesta di proscioglimento avanzata dall’avvocato difensore, la giuria decise di continuare il procedimento contro Klotz  (…)

Il 12 febbraio 1976, contrariamente alle aspettative, il procedimento di secondo grado si concluse con la condanna degli imputati. Per il defunto Jörg Klotz, condannato in primo grado a 23 anni di carcere, non fu emessa un’ulteriore sentenza.  Il legale della difesa Hugo Gamper parlò di “errore giudiziario” nell’ambito di una “strana conduzione del processo”

Gli excursus degli esperti

EXCURSUS L’esplosione della Steinalm del 1966 – Max Ruspeckhofer: La versione più probabile dell’accaduto è quindi la seguente: un finanziere, per un qualsiasi motivo e probabilmente involontariamente, spara un colpo di fucile. L’energia del proiettile innesca una o più bombe a mano. Le granate sono posizionate in modo tale da provocare una detonazione “per simpatia”, ovvero simultanea, di tutte le bombe a mano. Successivamente – come nel caso dell’episodio  dello Pfitscherjoch – viene “inventato” un attentato per coprire l’incidente

 

EXCURSUS Valutazione degli esperti e rivalutazione scientifica dell’esplosione del 9 settembre 1966 nella caserma della Guardia di Finanza della Steinalm – Harald Hasler: L’obiettivo della rivalutazione era quello di confrontare, in base alle informazioni disponibili agli atti, l’esplosione  della Steinalm con gli effetti accertati della deflagrazione, da un lato mediante un esame preciso dei fascicoli, delle planimetrie, delle perizie, delle immagini e dei documenti esistenti sull’incidente, e dall’altro tramite un’approfondita valutazione medico-legale e forense di esperti secondo lo stato dell’arte, compresa un’ispezione in loco per misurare ed esaminare con precisione le macerie della caserma della Finanza  (…)  E’ chiaro al di là di ogni dubbio che, sulla base dei fatti e delle circostanze tecniche accertate, l’incidente avvenuto il 9 settembre 1966 alla Steinalm, descritto negli atti, con una probabilità che rasenta la certezza NON può essere avvenuto così come descritto … L’analisi e la valutazione dei singoli fatti, con i dettagliati risultati registrati dai periti italiani, sonoassai contraddittorie, discutibili e carenti, oltre che contrarie a tutte le affermazioni e agli approcci scientificamente riconosciuti. Poiché le conclusioni degli esperti hanno costituito la base per la sentenza del tribunale e gli elementi tecnici di prova sono stati ritenuti provati dalla Corte, sulla base dei fatti di questa rivalutazione si deve mettere in dubbio l’obiettività e la competenza professionale dei periti.

 

EXCURSUS L’esplosione della Steinalm sul web  – Rupert Gietl: La fonte più dettagliata sull’evento è rappresentata dal sito web del Museo Storico della Guardia di Finanza. Sulla deflagrazione c’è solo un breve paragrafo che parla di “una bomba ad alto potenziale collocata fraudolentemente nei locali della casermetta”. Anche in questo caso la responsabilità viene attribuita al BAS; la serie di interventi sul web in occasione delle giornate commemorative è iniziata il 9 settembre 2015 con un comunicato stampa del consigliere provinciale Alessandro Urzì, che commenta gli eventi di Malga Sasso con parole forti (ad esempio il termine “carnefici”). A suo dire, gli assassini avrebbero introdotto nella caserma 25 kg di esplosivo facendola saltare in aria.  Che le vittime dell’esplosione siano ancora oggi presenti nella memoria dello Stato italiano è dimostrato da una notizia pubblicata da un quotidiano umbro a gennaio 2021, secondo la quale una motovedetta della Guardia di Finanza di Viareggio è stata intitolata al tenente Petrucci

Con un totale di otto morti tra le forze dell’ordine italiane, i tre “strani incidenti” degli “anni delle bombe” in Sudtirolo – le esplosioni nel rifugio sul Pfitscherjoch,  nella caserma della Guardia di Finanza della Steinalm vicino al Brenner e su Cima Vallona tra il Tirolo Orientale e Belluno – rappresentano un tragico “culmine” del conflitto sudtirolese degli anni Sessanta.

Nonostante i fondati dubbi sulle presunte dinamiche di questi “incidenti”, l’Italia “ufficiale” è ancora oggi fermamente convinta della colpevolezza di undici attivisti del BAS  provenienti da Sudtirolo e Austria.

Un accurato esame scientifico dei tre incidenti, invece, dimostra in maniera evidente lo sfondo politico di questa attribuzione “ufficiale” delle colpe. Questa opera scientifica si basa da un lato sull’analisi dei fascicoli giudiziari e dei servizi di sicurezza relativi agli “strani incidenti”, e dall’altro sulle valutazioni professionali di esperti in tecnologia di brillamento, verificate anche da test sul campo.

L’ultimo libro di Hubert Speckner è uscito nel novembre 2022. La versione in lingua italiana, pubblicata da Effekt! nel 2023 nella traduzione di Paolo Florio,  può essere richiesta direttamente all’editore (+39 0471 813 482  –  info@effekt.it)

 

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