von fpm 29.03.2024 10:00 Uhr

Settimana Santa

E se è “santa” lo sia anche nelle sue sfumature popolari

Foto IA, composizione fpm

Dici Settimana Santa e viene anche in mente il Vino Santo Trentino, da non confondersi con il “Vin Santo” toscano. Ha una storia antica che ha contraddistinto la viticoltura della Valle dei Laghi. Questa vallata, che da Riva del Garda sale verso Madonna di Campiglio, è il luogo in cui il Vino Santo ha radici profonde e un’identità unica. La sua origine esatta è difficile da determinare, poiché il processo di appassimento delle uve è un rituale antico e senza tempo in questa zona. Tuttavia, la prima testimonianza documentata di vini bianchi dolci prodotti nella Valle dei Laghi risale al 1508, in un documento riguardante i canoni e le decime che i capitani di Castel Toblino dovevano al Vescovo di Trento. Questo contratto di locazione fu anche menzionato da Michelangelo Mariani, famoso storico del Concilio di Trento.

La produzione del Vino Santo si è espansa nel corso dei secoli, grazie soprattutto al fiorente mercato centro-europeo, sostenuto e protetto dall’Impero Austro-Ungarico, di cui il Trentino faceva parte. Tuttavia, dopo la Prima Guerra Mondiale, la produzione del Vino Santo Trentino ha attraversato un periodo di crisi. Solo la tradizione della produzione familiare ha evitato la sua completa scomparsa, insieme a un patrimonio culturale e identitario tramandato per generazioni. La storia del Vino Santo Trentino è conservata e preservata dalla Casa Caveau a Padergnone. Questo edificio, che ospita il museo, è il restauro di un vecchio appassitoio (cantina per l’appassimento della frutta) un tempo di proprietà dei Rigotti, la famiglia d’origine del rinomato agronomo e genetista Rebo Rigotti, la cui eredità è cruciale per il futuro della Valle dei Laghi e dei suoi vignaioli.

Questo vino è un tesoro prezioso della Valle dei Laghi, una regione affascinante situata tra il Lago di Garda e l’area patrimonio dell’UNESCO delle Dolomiti di Brenta. È una storia di luoghi in cui il clima e le tradizioni culturali si intrecciano, dando vita a un vino unico al mondo. È una perla tra i passiti, è un nettare concentratissimo e profumato, ideale da degustare con pasticceria secca o formaggi erborinati, ma soprattutto come vino da meditazione.

Per produrlo, vengono scelti i grappoli più spargoli di Nosiola, un vitigno autoctono della zona. Questi grappoli vengono vendemmiati tardivamente e poi lasciati appassire su graticci in soffitte ben ventilate. L’appassimento dura oltre cinque o sei mesi, fino alla Settimana Santa, da cui deriva il nome “Vino Santo”.

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