Interessante conferenza

Stimolante e singolare conferenza venerdì sera a Branzoll. Ospite autorevole Günther Pallaver, laureato in giurisprudenza e in filosofia, indirizzo storico, è prof. em. di scienza politica con focus su media e comunicazione politica presso l’Università di Innsbruck. Studi presso le università di Innsbruck, Salisburgo, Vienna, Verona e Londra. Una voce, dunque, non solo competente ma appassionata nel raccontare ad un pubblico attento e curioso la natura celata di tante parole del dialetto trentino ancora in uso a Branzoll. A partire dal 1814, con i lavori del Congresso di Vienna, e fino alla Prima guerra mondiale, il Trentino non si chiamava “Trentino” ma faceva parte della Contea del Tirolo il cui capoluogo era Innsbruck ed era governato dalla monarchia asburgica (dopo il 1867 Impero austro-ungarico). Molte famiglie trentine oltre ad emigrare negli Stati extraeuropei, immigrarono anche nel territorio tirolese e, soprattutto dalla Val Lagarina, alcune si trasferirono a Branzoll, poco distante da Bozen.
E qui come spesso succede alle lingue parlate, il dialetto trentino si amalgamò con la lingua tedesca dando vita a tante parole, alcune onomatopeiche, altre mantenendo la radice. Günther Pallaver ha così illustrato die versteckten deutschen Wörter im trentiner Dialekt von Branzoll, le parole tedesche nascoste nel dialetto trentino di Branzoll con il supporto anche del pubblico che ha partecipato con entusiasmo a ripercorrere il percorso linguistico. Come ha rilevato Pallaver, il dialetto trentino parlato a Branzoll ha conservato quelle parole che ormai nella Val Lagarina di oggi è quasi scomparso o ha subito sostanziali modifiche. Ha così fatto un tipico esempio ricordando la frase dialettale di un tempo: vèi mò chive (vieni qui) con l’attuale vèi chì, dando risalto a come anche i dialetti subiscono inevitabili modifiche conservati però intatti nelle località in cui abitano gli antichi immigrati.
Tante sono state le parole del dialetto di derivazione tedesca ricordate nella serata, da cronq, malato a bàgherle, carretta; da strof, buio, a stéore, tasse; da stalèr, stalliere a pergher, montanaro. E poi ancora tante altre parole appartenenti al mondo agricolo, come lotera, bispam, straferlot, pansele, plotsaugher, faierbrond…
O al settore del commercio, come rucia, floster, plota, birfel, clostón, smoleri, binderi, sveleri… o alle case e ai masi come strichenar, pocene, haisara… e al cibo: saura, birstel, leabele; o al tempo libero: coscè che va de slóg, plint, scell, auf a nais… Una piacevolissima e interessante serata insomma dove si sono rivisitate parole e modi di dire un po’ tedeschi, un po’ trentini…






