Viazàr tra le parole: dal todésc al trentìn… (16)

La “parlata” trentina coinvolge un gruppo di particolari espressioni linguistiche diffuse principalmente nella provincia di Trento e nella Südtiroler Unterland in provincia di Bozen. La storia dei dialetti è legata alla stratificazione degli eventi storici e a come territori vicini abbiano subito influssi differenti nel corso dei secoli. Nella provincia di Trento in particolare tali voci risalgono in gran parte al periodo dell’Impero asburgico o ad altre forme di contatto con il mondo di lingua tedesca, come ad esempio l’emigrazione o i frequenti scambi lavorativi e commerciali con le popolazioni del Südtirol. Ma si risale ancora prima, alla politica di colonizzazione dei principi vescovi, che richiamarono folti gruppi di minatori, contadini e boscaioli alemanno-bavaresi allo scopo di sfruttare le ricche miniere del principato e dare impulso all’agricoltura bonificando e riducendo a pascoli e colture ampie zone della regione. Poi al periodo del conte del Tirolo e arciduca d’Austria Sigismondo d’Asburgo e l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo (dal sec. XIV con apice nel XV sec., fino al XVII sec.); nello stesso periodo si ebbe inoltre una seconda ondata di potenti compagnie di minatori tedeschi (sec. XV – XVII).
La lingua tedesca insomma ha contribuito non poco alla composizione di parole del dialetto della provincia di Trento che sono ancora in uso e che difficilmente potranno essere rimosse almeno fino a quando abiteremo la nostra Heimat, la nostra casa, il nostro territorio, con le nostre… gefühle, le nostre emozioni…“sina”, ad esempio, che sarebbe la rotaia, deriva sicuramente da Schiene: no sta miga traversar le sine che se ariva ’n treno el tè ciapa sót… non attraversare le rotaie che se passa un treno ti travolge…
“Smarloss o marlos”, lucchetto, deriva sicuramente da Türschloss, serratura: algeri sera mé són desmentegà dé ‘nciavar él smarlos dé la caneva, vago a dar n’ociada che no sia nà dént qualchedun… ieri sera mi sono scordato di chiuder a chiave la porta della cantina, vado a vedere che non sia entrato qualcuno… La “grimia„, la donna o uomo petulante, viene da Grim, iracondo, e Grima, spettro, maschera, elmo… Mi no ghé la fago pù a sentirla… l’è na grimia da parar via… Non lo sopporto più, è così petulante da mandarla via…
“Borer”, in dialetto trentino vuol dire „scovare, snidare, levare la selvaggina e deriva da quella terminologia longobarda, Bunjan „levare la selvaggina“… come “burcio”, il burchio (barca a fondo piatto a remi) che deriva da Burki, „barchetta“… (continua)






