von fpm 19.02.2024 14:00 Uhr

Analisi dettagliate e scoperte inaspettate

Nuovi metodi di ricerca rivelano il segreto del Tridentinosaurus antiquus

collage fpm

Un articolo sulla rivista Paleontology getta nuova luce sul rettile fossile Tridentinosaurus antiquus, risalente a 280 milioni di anni fa, che si è conservato come una sagoma scura, simile a una lucertola, sulla superficie di una roccia: i risultati delle analisi di un team di ricercatori del Museo Naturalistico del Südtirol, del MUSE Trento e delle Università di Padova e di Cork dimostrano che il contorno carbonioso sulla superficie è uno strato di pittura applicato circa 100 anni fa. Il piccolo rettile Tridentinosaurus, scoperto nel 1931 nei pressi di Stramaiolo sull’altopiano di Pinè in Trentino e oggi conservato nel Museo della Natura e dell’Uomo dell’Università di Padova, deve la sua fama al suo aspetto peculiare. Nell’ambito del progetto di ricerca “Convivere con il Supervulcano”, finanziato dalla Provincia Autonoma di Bozen, un team internazionale ha cercato di ricercare i più piccoli dettagli del ritrovamento per svelare i segreti del piccolo rettile.

I fossili eccezionalmente ben conservati sono rari, ma possono rivelare i segreti della colorazione, dell’anatomia interna e della fisiologia degli animali estinti, fornendo una visione profonda degli organismi del passato„, sottolinea il leader dello studio e paleontologo dell’Università di Cork, Valentina Rossi: “Quando utilizziamo tecniche moderne per scoprire i segreti nascosti dei fossili, scopriamo vere sorprese”. „La strana conservazione del Tridentinosauro pone da decenni ai paleontologi un enigma quasi insolubile„, afferma Evelyn Kustatscher, curatrice del dipartimento di paleontologia del Museo naturale del Südtirol e coordinatrice del progetto di ricerca. “Ora sappiamo perché! Abbiamo sempre pensato che la pelle dell’animale fosse stata preservata. Ma non è così: secondo questi ultimi ritrovamenti, il Tridentinosaurus antiguus non è la mummia più antica del mondo”.

Massimo Bernardi, Direttore Ricerca e Collezioni del MUSE e coautore dello studio, trae la seguente conclusione: “I musei non solo espongono il nostro patrimonio culturale, ma svolgono un ruolo importante nella sua ricerca. Questa pubblicazione mostra chiaramente che grazie a nuovi metodi di ricerca si possono raggiungere nuovi risultati e che la ricerca è un processo costante„.

Per Fabrizio Nestola, docente alla Facoltà di Geoscienze dell’Università di Padova e direttore scientifico del Museo della Natura e dell’Uomo, che ospita il fossile, “è di fondamentale importanza che la ricerca, con nuove metodologie, possa osservare da vicino i reperti che sono già state esaminate le riprese. Il Tridentinosaurus è un esempio di come la scienza possa rivelare vecchi segreti e di come da essi possano sorgere nuove domande. Sarà poi compito del nostro museo elaborare le conoscenze appena acquisite e portarle al pubblico per condurre un dibattito scientifico e culturale”.

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