I Re Magi e la Befana

La figura della Befana (il nome è la storpiatura di “Epifania”, manifestazione della divinità, nota anche come “Teofania” nelle tradizioni cristiane orientali) porta con sé non solo i regali e i dolci per i bambini, ma un carico di significati che intrecciano riti pagani, influssi cristiani, culti ancestrali millenari legati alla fertilità della Terra. Tutto è legato alla Dodicesima Notte, la dodicesima dopo il Natale, ossa il Solstizio d’inverno che nella cultura popolare ha da secoli così tanta importanza tanto da aver affascinato William Shakespeare che scrisse una commedia in cinque atti dal titolo appunto, La Dodicesima Notte, basata sul gioco del doppio, della sparizione e della agnizione, ossia della morte e rinascita. Comunque, tornando alla Befana, tutto nasce dalle antichissime tradizioni agrarie relative all’inizio dell’anno. Nella dodicesima notte dopo il Natale, ossia dopo il Solstizio, si celebrava la morte e la rinascita della natura attraverso la figura pagana di Madre Natura che, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega che volava nei cieli a bordo di una scopa. Era pronta ad essere bruciata come un ramo secco per poter poi rinascere dalle sue ceneri. Proprio come l’Araba Fenice.
Prima di morire però, la vecchina passava a distribuire doni e dolci a tutti così da piantare i semi che sarebbero nati durante l’anno successivo. Ancora oggi nelle piazze si usa bruciare “la vecchia” in un falò che è rito propiziatorio per l’anno nuovo. E c’è un significato preciso perché tutto questo avviene dodici giorni dopo il Natal: ogni giorno corrisponde ai successivi dodici mesi dell’anno. Ma chi erano i Re Magi? “Mago” è un titolo onorifico riservato ai re-sacerdoti del culto di Zoroastro (o Zarathustra), dell’ultimo periodo dell’impero persiano. I Magi sarebbero arrivati presso Betlemme consapevoli della nascita del Cristo da loro considerato l’unico Dio. Dei tre doni il più importante era la mirra, una pianta medicinale da cui si estrae una resina gommosa che veniva mescolata con oli per realizzare unguenti a scopo medicinale, cosmetico e anche religioso. Infatti, la parola Cristo significa proprio unto, consacrato con un simbolico unguento, un crisma, per essere re, guaritore e Messia di origine divina.
Elemento caratterizzante è la stella cometa che, secondo la narrazione, indica ai Magi la via da percorrere. Gli scienziati proposero che fosse la cometa di Halley, quella stessa stella che Giotto raffigurò nell’affresco dell’Adorazione dei Magi della Cappella degli Scrovegni a Padova. Ma i dubbi che sia davvero la Halley rimangono.
È stato rilevato che gli annali astronomici cinesi registrano nel febbraio/marzo del 5 a.C. l’apparizione di un oggetto brillante, probabilmente una nova, che rimase visibile per circa 70 giorni e farebbe combaciare il racconto evangelico con l’osservazione scientifica. Se i Magi si misero in viaggio dalla Mesopotamia al suo apparire, poterono9 raggiungere la Giudea in aprile/maggio e in quel periodo, all’alba la nova era visibile da Gerusalemme verso Betlemme in perfetta corrispondenza con il racconto evangelico.






