von fpm 16.11.2023 13:00 Uhr

16.11.1918: il Südtirolo si proclama indipendente per salvare l’unità tirolese.

La classe politica südtirolese provò la carta della proclamazione dell’indipendenza. La Repubblica del Tirolo meridionale, unita ad una futura confederazione austrogermanica confidava di proteggere il territorio da Brenner a Salurn dall’annessione all’Italia.

16 novembre 1918 collage foto repertori

Il Brennerpass, confine stabilito nel Patto di Londra fra Italia ed Intesa, veniva raggiunto nella giornata del 10 novembre. Le truppe della I armata, al comando del generale Guglielmo Pecori Giraldi, salirono poi fino ad Innsbruck, occupandola. L’intero territorio del Tirolo meridionale finiva tragicamente sotto il controllo di un governatore militare, ruolo svolto dallo stesso Pecori Giraldi. Il 18 novembre, sui muri di tutta la regione, compariva un manifesto contenente “l’avviso alle popolazioni”, redatto sia in lingua italiana che tedesca.

All’atteggiamento liberale del generale si oppose sin da subito, però, l’ansia criminale di demolizione della Heimat tirolese da parte di Ettore Tolomei, inviato sul territorio dalla presidenza del Consiglio come “Commissario alla lingua e alla cultura italiana in Alto Adige”. Tale tensione, tuttavia, rimarrà fino al 1922, sciolta solamente dalla marcia fascista sul territorio tirolese quando Bozen e Trento si trasformano in teatro di una prova di forza fascista. Le camicie nere volevano eliminare ogni spiraglio autonomistico oltre ad essere un test in vista della marcia su Roma.

Ogni contatto personale, postale, telegrafico con il Nord Tirol venne interrotto, la stampa sottoposta al controllo della censura militare. Il dolore per la separazione dalla madrepatria tirolese – presentata come una vera e propria “amputazione” – spinse la classe politica di lingua tedesca a giocarsi tutte le carte possibili. Pecori Giraldi suggeriva come soluzione una penetrazione pacifica con la concessione di un’autonomia amministrativa, ammettendo che l’annessione nei confini nazionali di una compatta minoranza appartenente ad una diversa lingua e cultura avrebbe rappresentato un problema costante.

La classe politica südtirolese intraprese varie azioni con lo scopo di riportare la provincia di Bozen nella sua logica dimensione: la madrepatria austriaca. La configurazione politica, del resto, riguardava il futuro stesso delle nazioni tedesche, il cui sogno di unificazione venne particolarmente reciso dal divieto di Anschluss imposto dai trattati di Versailles.

La Kämpfe für die Tiroler Einheit, la lotta per la conservazione dell’unità tirolese, fece leva prima di ogni altra cosa sul principio di selbstbestimmung, l’autodeterminazione, coinvolgendo il presidente statunitense Woodrow Wilson. In più occasioni, a inizio 1919, fra Brenner e Salurn vennero raccolte migliaia di sottoscrizioni e delibere comunali affermanti la “necessità di definire i confini italiani secondo ‘linee di nazionalità ben riconoscibili”. Se i principi di Wilson varranno per il confine orientale, successivamente oggetto delle proteste sciovinistiche italiane, ben diversa sarà la sorte della frontiera del Brenner, mai messa seriamente in discussione durante le trattative di pace.

A Innsbruck e Vienna la questione südtirolese venne seguita con grande attenzione. I rappresentanti südtirolesi continuarono ad essere presenti nel Consiglio nazionale tirolese. Allo stesso modo, questi parteciparono anche alla costituente regionale e alla nuova assemblea nazionale, in cui vennero aggregati i deputati südtirolesi già facenti parte della Camera imperiale. Nel gennaio 1919, l’assemblea regionale tirolese arrivò perfino a formalizzare una solenne dichiarazione d’indipendenza. D’altronde, il tentativo di non perdere il Südtirol era stato scoraggiato dal governo italiano, che aveva sciolto il Consiglio nazionale südtirolese, nato il 16 novembre 1918 nel municipio di Bozen. Quel giorno, su suggerimento di Innsbruck, i tedesco-liberali e i popolari diedero vita all’organismo atto a proclamare la nascita della Repubblica del Tirolo meridionale, entità che si sarebbe dovuta aggregare ad una futura confederazione austrogermanica. A dirigere l’iniziativa, il borgomastro di Bozen Julius Perathoner, deciso oppositore dell’annessione al Regno d’Italia.

Ogni tentativo, tuttavia, fu vano. Il 10 settembre 1919 il cancelliere della neonata Repubblica austriaca, il socialdemocratico Karl Renner, firmava il Trattato di Saint-Germain con cui si riconosceva all’Italia, tra le altre cose, il possesso del territorio a sud del Brennero. Il Tirolo, pertanto, veniva ufficialmente spaccato fra due entità statali, fra le proteste dei deputati sudtirolesi.

Di fronte al Parlamento riunito a Vienna per ratificare il trattato, Eduard Reut-Nicolussi dichiarò commosso: “Oggi ogni pathos è senza scopo. È impossibile descrivere i sentimenti che prova un uomo che nelle file dei Tiroler Jäger ha combattuto e ha versato il suo sangue contro l’Italia, e ora, insieme ai suoi fratelli, si avvia alla schiavitù. Di fronte a questo trattato noi abbiamo da dire con ogni fibra del nostro cuore, nello sdegno e nel dolore, solo un ‘no’, un eterno e irrevocabile ‘no’. Adesso nel Sudtirolo comincerà una lotta disperata per ogni maso, per ogni casa di città, per ogni vigneto; una lotta attraverso ogni arma dello spirito e ogni mezzo della politica. Sarà una lotta disperata perché noi, 250mila tedeschi, avremo di fronte quaranta milioni di italiani; sarà davvero una lotta impari”.

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