Alluvione: le coincidenze drammatiche

Questo evento tragico divenne un punto di svolta per cambiare l’approccio alla programmazione urbanistica e alla difesa del territorio. I danni maggiori si verificarono tra il 4 e il 5 novembre. In totale, furono più di 20 persone a perdere la vita. Le forti piogge e lo scioglimento anticipato della neve sopra i 1800 metri portarono alla piena dei corsi d’acqua. Il ciclone del 4 novembre 1966 colpì soprattutto la parte meridionale della foresta, provocando la perdita di oltre 90.000 metri cubi di legname, pari al 27% della massa totale. Gravissimi furono anche i danni alle infrastrutture lungo il Rio Cadino, dove furono portati via o parzialmente distrutti ponti, caseggiati, briglie e strade.
In totale furono più di 20 le persone morte. In quei giorni i corsi d’acqua della provincia raggiunsero la piena per colpa dei temporali e dello scirocco che sciolse la neve in quota. L’Avisio scarica nell’Adige portate superiori ai 1000 metri cubi al secondo provocando un’onda di piena paurosa. A Trento le prime infiltrazioni dall’argine di Roncafort cominciarono alle 3.30 del mattino del 5 novembre. La città venne allagata e a complicare le cose ci fu la fuoriuscita del gasolio per il riscaldamento. S’avventa sulla strada statale, ricopre la zona dei Solteri, poi scende a piazza Centa per ricongiungersi con l’inondazione di Cristo Re. Scende e dilaga in San Martino. E ci fu chi, abitando in lungadige e impaurito dalla piena del fiume, scappò rifugiandosi dai parenti in via San Martino per ritrovarsi così intrappolato in casa per poi fuggire dai tetti delle scuole Sanzio verso i barconi dei vigili del fuoco che li avrebbero traghettati al sicuro.
A Trento, da via San Martino la piena frange i suoi flutti contro la Torre Verde, si espande comprendo piazza Dante e prosegue il suo corso antico quasi a volerlo rivendicare, da Via Brennero a via Manzoni a via Torre Verde artiglia anche il centro storico, raggiunge via Roma verso la Portela e allunga ondate minacciose verso piazza Duomo attraverso via Belenzani… Fu davvero un mattino plumbeo quello del 5 novembre 1966. La gente bloccata nelle case, i telefoni muti, le luci spente, i pochi mezzi di soccorso mentre le radioline a transistor diffondono notizie sempre più allarmanti… Sembrava ricomparire l’incubo che aveva colpito il territorio nel settembre del 1882 ricordando ai trentini le furibonde impennate del fiume.
Al di fuori del capoluogo le zone più colpite furono la Valsugana, il Primiero – con il paese di Mezzano travolto da una colata di fango – il Tesino, la Val di Fiemme e la Val di Cembra, in particolare la Val Cadino e Valfloriana. Oggi, 4 novembre 2023, chi ricorda quel tragico evento del 1966, stesso periodo, stesso giorno, scruta il cielo e il fiume silenziosamente…






