Quando i monti si tingono di rosa – 24

Roveretana, classe 1960, Michela Giovanazzi inizia ad arrampicare nel 1983 con salite nel Basso Sarca su Placche Zebrate e Monte Colodri, ripetendo tutte le vie classiche. Frequenta soprattutto le falesie, tra le preferite quelle di Arco e dintorni e di Finale Ligure ma anche Boux, Calanques e Montecarlo nel Sud della Francia raggiungendo notevoli limiti di difficolta. Verso la fine degli anni Ottanta partecipa alle prime gare di arrampicata ma rimane delusa per i risultati ottenuti così nell’estate del 1988 decide di fare qualche via in montagna e dopo alcune cime di allenamento sul Gran Pilastro e in Presanella, sale la “Via dell’ideale” sulla parete sud della Marmolada, la “Via Vinatzer” con “Variante Messner” e nelle Dolomiti di Brenta sale il “Diedro Armani” al Croz dell’Altissimo. Seguiranno altre scalate classiche nel Gruppo di Sella e Piz de Ciavazes.
Nell’autunno del 1988 scopre il parapendio che diventa la sua principale passione dando così una svolta quasi radicale dando una prospettiva nuova al suo dinamismo alpino potendo ammirare dall’alto le falesie volteggiando libera nel cielo. Negli anni Novanta l’arrampicata diventa per lei soprattutto un lavoro e si impegna in progetti di sistemazione e valorizzazione delle falesie di Arco con strutture artificiali.
Poi, come spesso accade a chi frequenta la montagna con particolare piglio e passione dopo qualche anno Michela si riavvicina alla roccia soprattutto per accompagnare nelle scalate nelle falesie vicino a casa le sue bambine, riscoprendo così il piacere di salire su una parete in pieno sole e non esageratamente sporgente.
Da ricordare i suoi compagni di cordata che l’hanno accompagnata nelle sue scalate: Daniela Luzzini, Giorgio Manica, Diego Depretto, Eros Zanotti, Roberto Dall’O, Maurizio Venzo, Paolo mantovani, Michele Da Pozzo, Walter Maino e suo marito Angelo Seneci… (continua)






