von mas 23.09.2023 18:00 Uhr

Un libro al mese: „Oggi vernice… domani bombe!“ – 4°

La prima parte del libro è un racconto corale che  percorre  tutto il „secolo breve“, dalla prima guerra mondiale ai giorni nostri.  Nella seconda parte  è Siegfried Steger – uno dei Puschtra Buibm – a prendere la parola in prima persona e ad accompagnare il lettore dentro alla sua vita.   Ivan Lezuo in un articolato capitolo ci parla dei Ladini brissino-tirolesi

Originariamente la parlata ladina si estendeva su un territorio molto vasto a nord e a sud del crinale alpino, dalla Svizzera orientale e il lago di Costanza fino a sud di Trieste. L’avanzamento delle cosiddette lingue maggioritarie con i loro dialetti – il tedesco da nord e l’italiano da sud – innescò nei secoli un processo di frammentazione geografica che ha dato esito, ad oggi, a tre principali aree geografico-linguistiche: la Svizzera orientale, cioè parte del cantone dei Grigioni, la Ladinia nelle Dolomiti e gran parte del Friuli. Vanno intese come entità linguistiche affini al ladino anche la Val di Non e il Comelico.

Storicamente il gruppo linguistico ladino dolomitico, definito anche brissino-tirolese, è composto dalle cinque valli che compongono la Ladinia: Gardena e la Val Badia con Marebbe (provincia di Bolzano), Ampezzo e Livinallongo con Colle S. Lucia (provincia di Belluno) e la Val di Fassa (provincia di Trento), articolate in 17 comuni e suddivise dal 1927 in tre province. I tre comuni ladini in provincia di Belluno sono comunemente definiti “Ladins da Souramont”

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I Saggi Ladini (1873) del linguista Graziadio Isaia Ascoli, e ancor prima le osservazioni e analisi linguistiche del sacerdote ladino di San Cassiano in Badia Micurá de Rü, aiutarono a forgiare la coscienza ladina. La consapevolezza di parlare una propria lingua incoraggiò i ladini a prendere in mano il proprio destino e a rivendicare la loro specificità. La loro lealtà verso l’Austria comunque restò salda e irremovibile.

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Per i ladini, sudditi austriaci, la guerra era cominciata già nel mese di luglio del 1914. La maggior parte di essi furono arruolati nei quattro reggimenti dei Tiroler Kaiserjäger, nei tre reggimenti dei Tiroler Landesschützen oppure nel Landsturm con destinazione il fronte orientale: la Galizia. Le perdite austriache, anche fra i combattenti ladini, furono ingenti. Intanto l’Italia, alleata di Germania e Austria, si era dichiarata neutrale e aveva avviato delle trattative sia con la Triplice Intesa sia con gli Imperi Centrali. A nulla valsero però le trattative tra Italia e Austria-Ungheria. L’Impero sarebbe stato disposto a cedere all’Italia il Tirolo italiano, l’odierno Trentino, ma rimase intransigente sulla questione ladina. I comuni ladini stessi, nell’aprile del 1915, manifestarono al ministro degli esteri austriaco la loro volontà di restare saldamente uniti al Tirolo e quindi all’Austria.

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A guerra conclusa le valli ladine vengono annesse all’Italia insieme al Sudtirolo. Inizia così un’intensa attività politica di rivendicazioni, in cui sudtirolesi di madrelingua ladina e tedesca si stringono intorno ad un unico obiettivo: mantenere l’unità del Tirolo. Nell’ottobre 1915, rappresentanti ladini dichiararono apertamente la volontà di autodecisione (“Un popolo a sé che decide da sé del proprio destino”), rimarcando la loro fedeltà (“L’animo intimamente tirolese dei Ladini delle Dolomiti ...e il loro stretto sentimento di amicizia per il Sudtirolo tedesco… si sono appalesati anche di recente nella grande guerra”) ed evidenziando con chiarezza l’elemento identitario: “Noi non siamo italiani… ed anche per l’avvenire non intendiamo essere italiani”. Seguirono tra il 1918 e il 1919 petizioni, memorandum e lettere di protesta alle istituzioni, ribadendo la volontà di rimanere uniti al Tirolo e all’Austria. Il 5 maggio 1920, in occasione di una riunione sul passo Gardena a cui parteciparono 70 rappresentanti delle valli ladine, nacque la bandiera ladina a strisce orizzontali.

 

LADINI DI SERIE A E DI SERIE B

Badioti, gardenesi e fassani, in quanto cittadini di due provincie autonome, beneficiano di una politica di tutela della propria minoranza con l’insegnamento del ladino nelle scuole, la valorizzazione della lingua a livello amministrativo e una politica funzionale, mentre nei comuni di Livinallongo, Ampezzo e Colle S. Lucia in provincia di Belluno, in mancanza di specifiche normative, il diritto di tutela del proprio idioma a vari livelli è assai limitato.

Nella regione Trentino-Südtirol le amministrazioni provinciali autonome, rispettose del territorio montano e attente ai bisogni della popolazione, sono la base di una maggiore salvaguardia dell’ambiente e delle culture locali. Nel mentre i comuni soggetti alla provincia di Belluno, in particolare Colle S. Lucia e Livinallongo, hanno subito un sensibile spopolamento che l’ascesa del turismo è riuscito a rallentare solo in parte. Borghi interi sono stati abbandonati, i masi venduti a forestieri. A Cortina le Olimpiadi del 1956 hanno dato il via a una fase edilizia sproporzionata, con la costruzione di seconde case e l’aumento eccessivo dei prezzi di terreni edificabili e degli immobili, tanto da costringere i giovani del luogo a trovarsi un alloggio altrove.  (…)

La tripartizione fascista della Ladinia dolomitica storica ha causato nel tempo un’eclatante disparità nella modalità di tutela della minoranza. I tentativi di riunifi cazione in un’unica provincia/regione sono da ormai 100 anni una costante nella batt aglia per l’uguaglianza e la parità dei diritt i. Nel 2007 i tre comuni annessi alla provincia di Belluno si sono potuti esprimere in un referendum sul distacco dalla regione Veneto per ritornare a far parte della regione Trentino-Südtirol. Il 78,8% dei votanti espresse il proprio voto favorevole al passaggio. Il Ministero dell’Interno quindi avrebbe dovuto presentare entro 60 giorni dalla pubblicazione dell’esito referendario al Parlamento un disegno di legge. Dopo più di 15 anni da quel voto popolare e democratico siamo invece ancora ad un
nulla di fatto

Mille modi per conoscere la Ladinia

Cultura: La cultura ladina si manifesta nelle usanze e tradizioni, in una ricca mitologia, nell’arte, nella musica e nella letteratura. I musei etnografici di Ortisei, Pieve di Livinallongo e Vigo di Fassa, il museo ladino di “Ciastel de Tor” a S. Martino in Badia, il museo de ra Regoles a Cortina d’Ampezzo e infine il museo Ursus Ladinicus a S. Cassiano ritraggono lo scenario storico-culturale dell’ambiente dolomitico e delle sue genti. Le cinque unioni ladine facenti capo all’Union Generela di ladins dla Dolomites, i tre Istituti culturali “Micurà de Rü” per Badia e Gardena, “Majon di Fascegn” per la Val di Fassa e “Cesa de Jan” per i ladins da Souramont – Ampezzo, Livinallongo e Colle S. Lucia – promuovono progetti e attività finalizzati al rafforzamento della lingua e della cultura ladine. I media ladini, fra i quali spiccano il settimanale “La Usc di Ladins”, la Rai Ladina (TRAIL) e Radio Gherdëina, danno un importantissimo contributo alla salvaguardia della lingua ladina.

Scuola: In ambito scolastico, nelle valli Gardena e Badia il modello dell’insegnamento paritetico italiano-tedesco con ore di ladino è ormai all’avanguardia e da esempio per le altre vallate.

Vita Associativa: Le numerose associazioni – sportive, culturali, ricreative – sono un fattore di coesione e di identificazione della comunità ladina. Al di fuori dell’area ladina a Bolzano esiste dal 1978 la Comunanza Ladina a Bulsan e dal 1990 la Consulta ladina del comune di Bolzano.

„Oggi vernice… domani bombe!“ è l’ultimo libro edito da Effekt!, pensato e realizzato espressamente in lingua italiana.  „Nel 1961 il Sudtirolo “esplose“ e non fu un caso – si legge  nella presentazione –  Quali eventi portarono alla violenza? Una luce sulla difficile situazione dell’epoca attraverso le storie di vita dei protagonisti. Uno studio per una migliore comprensione di quel periodo controverso che vive ancora nell’animo dei tirolesi e degli italiani.“  La prima parte è un racconto corale che percorre tutto il „secolo breve“, dalla prima guerra mondiale ai giorni nostri.  Nella seconda parte è Siegfried Steger – uno dei „Puschtra Buibm” – a prendere la parola e ad accompagnare il lettore dentro alla sua vita, dentro alla storia.  

 All’opera hanno collaborato Rupert Gietl, Cristian Kollmann, Ivan Lezuo, Margareth Lun,  Giuseppe Matuella, Artur Oberhofer, Luigi Sardi, Manuela Sartori, Sara Tovazzi e Maximilian Unterrichter, che ha curato anche la traduzione in lingua italiana  di „Fuga senza ritorno“, l’autobiografia di Siegfried Steger.  

ll libro può essere richiesto  direttamente alla casa editrice Effekt! (ecco  i contatti –   info@effekt.it  / +39 0471 813482   ed il  link –  OGGI VERNICE… DOMANI BOMBE!),  che non a caso ha  deciso di proporre questo  imperdibile „sussidiario storico“ ad un prezzo decisamente accessibile. 

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