von mas 20.07.2023 06:45 Uhr

Briciole di Memoria: Il grandioso convegno delle nazionalità oppresse

Dal „Corriere della Sera“ del 22 luglio 1918:  „Trieste, Trento,  Fiume: le tre sorelle nell’amore e nel dolore“. E  poi ancora il „martirio degli irredenti“, le acclamazioni  „Delenda Austria, viva l’Italia, viva la Serbia“, l’inno di Garibaldi e quello di Oberdan

Lapide a ricordo di Battisti e Oberdan (Archivio PAT)

La manifestazione delle nazionalità oppresse indetta dall’Associazione politica fra italiani irredenti che si è svolta ieri nel pomeriggio nell’ampio salone del Conservatorio, è riuscita quanto mai solenne ed ha costituito una recisa smentita a coloro che ancora sostengono esistere insanabili divergenze fra gli irredenti soggetti al dominio degli Asburgo.

Il salone,  malgrado l’ora torrida,  è gremito di folla. Al palco delle autorità, presenziavano il prefetto, il generale Gastaldello in rappresentanza del generale Angelotti, il colonnello Fischer per la base francese, il rappresentante delle truppe inglesi, vari consoli e numerosi deputati e Senato. Sul palcoscenico era una selva gloriosa di bandiere:   tutte quelle delle nazioni oppresse, delle terre irredente, i vessilli dell’intesa e quelli di numerosissime associazioni patriottiche cittadine,

Il convegno si  è aperto con il suono della Marcia Reale, e tra una larga seminata, dall’alto, di manifestini tricolori recanti il grido che deve essere sulla bocca di ogni italiano: „Delenda Austria!“  (NdR: L’Austria deve essere distrutta!)

 

Primo fra gli oratori designati a parlare, è il Signor Cesare Goldmann, presidente dell’Associazione politica tra italiani irredenti. 

„Vedo – esordisce l’oratore con palese commozione – qui adunati i rappresentanti della mia Trieste, di Trento, di Fiume: le tre sorelle nell’amore e nel dolore che piangono e soffrono ma non cederanno mai; vedo i rappresentanti della Democrazia sociale irredenta e quelli degli slavi del sud che giustamente anelano alla costituzione di una nazione che si estenda da Zagabra a Begrado; saluto una gentil rappresentate della Romania che dolora sotto la brutalità del gioco tedesco; e saluto pure il rappresentante del popolo romeno e quello dei czeco-slovacchi i quali, in così breve giro di tempo, hanno saputo coprirsi di tanta gloria alla nostra fronte!“    Aggiunge poscia che a nome degli oppressi, parleranno gli onorevoli Podrecca e Cappa; e soggiunge che al „Dividi et Impera“  degli Asburgo è necessario che noi opponiamo la nostra salda concordia.  Il binomio Alsazia – Lorena e Trento  – Trieste è un assoluto al quale non si puà, in alcun modo, rinunciare.  (…)

Applausi fragorosissimi e prolungati scoppiano all’indirizzo delle nazioni alleate e la musica intona, fra gli internvalli, la Marsigliese. l’inno inglese ed americano e la Brabanconne.  E‘ un’apoteosi di entusiastiche acclamazioni.   (…)

„Oggi dobbiamo fare una cosa sola – afferma l’oratore appena si è ristabilito il silenzo – dobbiamo resistere, resistere con ogni forza. L’Austra allora potrà solo spandere ogni suo veleno d’ignomina, ma non potrà vincere perchè con noi  è la civiltà, il diritto , è Dio.  Noi abbiamo un Rizzo che affonda a mare aperto le corazzate nemiche senza ricorrere alla guerra ignobile deil sottomarino; ed i nostri esponenti dell’aria sono Piccio, Baaracchini, Ruffo di Calabria, d’Annunzio.“

Indi il signro Goldmann accenna al martirio degli irredenti in guerra. La narrazine suscita un profondo senso di orrore e di sdegno e reiterate grida di „Abbasso l’Austria“

L’oratore passa quindi a parlare delle nostre condizioni politiche, specie di quelle che erano alla vigilia del nostro intervento. Egli ricorda, specialmente, la calunnia vergognosa messa in circolazione sul conto dei nostri sldati, che si tacciavano incapaci di battersi. „Ditelo voi – eslcama l’ratore – o generale Gastaldelllo, o rappresentanti degli eserciti alleati, o gloriosi mutilati delle undici battaglie dell’Isonzo, se il soldato italiano non sappia batterso!  La fede che a buon diritto abbiamo nei nostri comattenti e grande e incrollabile: noi stretti in un sol fascio, nel nome santo d’Itallia, vinceremo fino a raggiungere quella vittoria finale che non ci può mancare“

Un’ovazione calorosissima corona la vibrante chiusa dell’oratore. La muscia suona l’inno di Garibaldi e quello di Oberdan fra nuovi applausi

 

Parla poi, brevemente, il dottor Oberziner**, presidemte del Gruppo trentino, e porge ai prsenti il saluto.

(…)

Il penultimo oratore  è l’onorevole Podecca  „Due socialismi oggi vi sono – egli dice – quello di Battisti e di Sauro e quello di Pittoni e di Milano (NdR: . Malgrado utto, la vittoria è vicina: essa è certezza matematica.“

Infine l’onorevole Cappa esprime la gratitudine dell’Italia agli irredenti che durante la Triplice Allenanza hanno saputo soffrire e credere. „La guerra che combattiamo – soggiunge – non è per creare un equilibrio di odi, ma per un regime universale di libertà.  La verità e iin marcia sul Piave, sulla Marna e oltre. Il nostor diritto deve vincere la violenza. Facciamo che il nostro spirito sia degno di quelleo dei caduti.“

Tanto le parole dell’onorevole Podecca quanto quelle dell’onorevole Cappa sono vivamente acclamate.  E il grandioso convegno si chiude fra nuovi inni che moltipliacano l’entusiasmo.

 

 

NOTE:

** Giovanni Amennone Oberziner, nato a Trento nel 1856 da una famiglia borghese, si laureò in lettere e storia all’università di Firenze con una tesi sui Reti.  Lo scoppio del conflitto mondiale  determinò il suo accostamento alle posizioni più radicali dell’irredentismo, in particolare a quelle di Ettore Tolomei, e un crescente impegno nell’ambito del Circolo trentino di Milano, tradottisi anche in forme di «attività nemica all’Austria» che provocarono (aprile 1916) la sua condanna per alto tradimento e la conseguente confisca dei beni possedeti nella provincia natale  (da Enciclopedia Treccani)

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