Quando i monti si tingono di rosa – 10

Nelle precedenti puntate si è perlustrato l’alpinismo femminile mettendo in rilievo l’interesse storico attraverso le imprese di chi fu esploratrice e precursora di tante scalate quando ancora la conquista della montagna sembrava essere meta solo per alpinisti di sesso maschile. Si è accennato alle alpiniste di fine Ottocento e alle prime arrampicate di donne trentine per poi continuare alla ricerca delle alpiniste più importanti a partire dal Novecento. Faremo una escursione per cercare di conoscere le alpiniste, come ha ben documentato Riccardo Decarli nel suo libro Pareti Rosa, della nostra terra tirolese di lingua romanza che hanno praticato l’alpinismo in tutte le sue forme.
Paola Acler, ad esempio, esperta in arrampicata su roccia, ghiaccio e scialpinismo. Inizia ad arrampicare verso la fine degli anni Ottanta e ripropone numerose vie su roccia e ghiaccio lungo tutto l’arco alpino. Molto sensibile alle tematiche ambientali si può dire di aver esplorato gran parte del nostro patrimonio montano, dalla “Via Normale” del carè Alto alla Traversata delle 13 Cime dell’Ortles-Cevedale alla fine degli anni Ottanta alla traversata nel 1990 del Grossglockner per poi passare nella “ del Weissmies e “Festigrat” nel 1991.
Da allora è stato un susseguirsi di arrampicate, traversate, scialpinitiche, calpestando Brenta, Monte Rosa, Gran Paradiso, Lagorai, Cima Tosa, Vaiolet… Tra le salite su roccia va ricordata la “Via Timillero-Secco” a Punta della Disperazione nelle Pale di San Martino e la “Via Normale” del Campanile Basso ma sarebbero davvero tantissime le imprese della Acler da ricordare.
Tra quelle scialpinitiche vanno segnalate la Presanella da Stavel e il Cevedale della Val de la Mare o la Jakobspitz della Sarntaler, la Rote Wand di Antholz e poi da Fuchiade alla Val Contrin per il Passo delle Cirelle, Cauriol e Cima d’Asta, sulla Cresta del Monch…e poi ancora, ancora, ancora… (continua)






