von mas 25.03.2023 18:00 Uhr

Un libro al mese: “Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige” – 4

Presso la Bibioteca della Regione è conservata una copia del “Prontuario” di Ettore Tolomei.  Abbiamo estratto alcune parti dall’introduzione, che riteniamo particolarmente illuminanti:  “…Le belle voci sonanti nella favella imperatoria di Roma s’imporranno sui confusi residui stranieri….”

... eravamo padroni dell’Alto Adige

Gli anni 1916, 1917, 1918, passarono senza che il rinnovamento toponomastico proposto col prontuario avessi né riconoscimento e  sanzione legale da parte dello Stato  e del comando supremo nè applicazione, se non parziale, nei libri, nelle carte, nei comunicati di guerra, nei giornali

Con novembre del 1918 eravamo padroni dell’Alto Adige. Avendo io assunto il Commissariato a Bolzano,  inposi alla regione la nomenclatura italiana. Ma il Commissariato, benché sotto la diretta dipendenza della Presidenza del Consiglio, era sottomesso in realtà ai comandi militari;  quindi il rinnovamento toponomastico nella effettuazione pratica dipendeva dalla volontà dei generali. Di questi. alcuni furono favorevoli, altri meno.

In qualche parte del paese si leggevano negli abitati i nomi nostri,  altrove no; nelle corrispondenze di ufficio,  alcuni di essi erano accettati, altri no; per qualche zona. l’intelligente iniziativa di un generale e  il buon volere degli ufficiali preparò perfino le carte con la nomenclatura nuova intiera,  ma solo per qualche zona. Le sfere dirigenti, dalle quali non era stato compreso abbastanza quel che pochi a gran voce chiedevano e asserivano – che fin dalla guerra  e dalla prima occupazione,  Italia doveva riconquistare anche con il nome  fino all’ultimo casolare– le sfere dirigenti continuavano a non intendere e a non fare .

Ciò che esse non sentivano , sentiva però l’Esercito e sentiva il Popolo. L’Italia Popolo,  fatta di quelli che offersero  in faccia al nemico la vita, conosceva necessario e giusto,  la riconquista del nostro suolo dover essere  e comparire definitiva, precisa, evidente e immutabile;  sentita che non era soltanto lo stato e l’amministrazione che occupava una provincia,  ma era la Nazione che riguadagnava, e  per sempre, le Alpi d’Italia

... la regione ricongiunta alla Patria...

Gli italiani allora venuti a Bolzano e che sopraggiungevano e sopraggiungono  nell’Alto Adige, intesero e intendono tosto. insieme con la prima impressione della bellissima terra italiana su cui si stende l’impronta germanica,  la necessità della nomenclatura italiana locale e civica

Perciò fin dai primi giorni dell’occupazione il Prontuario della Società Geografica fu ricercatissimo. Gli uffici militari e gli uffici civili soldati e mercanti giornalisti e maestri ognuno lo dimandava. Venne largamente donato e diffuso,

La nomenclatura bilingue italiana e tedesca,  introdotta di fatto Alto Adige per iniziativa del mio Commissariato fin dai primi giorni,  appariva sulle stazioni ferroviarie di tutte le linee e in molti comuni e frazioni e  stava per apparire in tutti i comuni, le frazioni  e le località

Ma sopravvenne in quell’anno il cangiamento di governo. La triste politica di rinunzia inaugurata dal governo NItti trovò espressione nell’Alto Adige con la distruzione balorda della nomenclatura italiana. Contro la fobia dei distruttori nessuna ragione  prevalse. Per questa  e per troppe altre gravi ragioni, avendo io sciolto il Commissariato a Bolzano,  restà interrotta la magnifica impresa della restituzione toponomastica

Scrissi allora nel 1920 nella prefazione al repertorio topografico dell’Alto Adige “La rivendicazione dei nomi avrebbe potuto essere compiuta in un istante,  quasi una splendida illazione della vittoria latina e della giustizia restituita. Procede invece faticosamente fra le titubanze dell’amministrazione militare e le paure del commissariato civile. Ma procederà fino alla completa vittoria. I governi e gli eserciti non fanno che eseguire quello che la Nazione vuole. Gli artefici della storia sono i creatori di un convincimento. Sarà la Nazione,  con le voci della sua rifiorente cultura e  della sua volontà,  quella che intimerà di istaurare, nonostante la flaccidità dei governi,  i nuovi segni dei suoi destini

Le belle voci sonanti nella favella imperatoria di Roma, cui  soccorre il vantaggio di una maggior brevità,  vigore ed armonia s’imporranno sui confusi residui stranieri. Nella lotta che dobbiamo ancora sostenere contro le resistenze teutoniche e più contro la cascaggine paesana,  fino a quanto durerà la attitudine passiva deò Parlamento e  del governo? Non vorranno essi statuire che gli italiani dell Alto Adige,  italiani in proprio suolo d’Italia,  possano legalmente chiamare con proprie voci i luoghi della regione ricongiunta alla Patria?

Gli italiani allora venuti a Bolzano e che sopraggiungevano e sopraggiungono  nell’Alto Adige, intesero e intendono tosto. insieme con la prima impressione della bellissima terra italiana su cui si stende l’impronta germanica,  la necessità della nomenclatura italiana locale e civica

Perciò fin dai primi giorni dell’occupazione il prontuario della società geografica fu ricercatissimo. Gli uffici militari e gli uffici civili soldati e mercanti giornalisti e maestri ognuno lo dimandava. Venne largamente donato e diffuso, La nomenclatura bilingue italiana e tedesca,  introdotta di fatto Alto Adige per iniziativa del mio Commissariato fin dai primi giorni,  appariva sulle stazioni ferroviarie di tutte le linee e in molti comuni e frazioni e  stava per apparire in tutti i comuni, le frazioni  e le località

Ma sopravvenne in quell’anno il cangiamento di governo. La triste politica di rinunzia inaugurata dal governo NItti trovò espressione nell’Alto Adige con la distruzione balorda della nomenclatura italiana. Contro la fobia dei distruttori nessuna ragione  prevalse. Per questa  e per troppe altre gravi ragioni, avendo io sciolto il Commissariato a Bolzano,  restà interrotta la magnifica impresa della restituzione toponomastica

Scrissi allora nel 1920 nella prefazione al repertorio topografico dell’Alto Adige “La rivendicazione dei nomi avrebbe potuto essere compiuta in un istante,  quasi una splendida illazione della vittoria latina e della giustizia restituita. Procede invece faticosamente fra le titubanze dell’amministrazione militare e le paure del commissariato civile. Ma procederà fino alla completa vittoria. I governi e gli eserciti non fanno che eseguire quello che la Nazione vuole. Gli artefici della storia sono i creatori di un convincimento. Sarà la Nazione,  con le voci della sua rifiorente cultura e  della sua volontà,  quella che intimerà di istaurare, nonostante la flaccidità dei governi,  i nuovi segni dei suoi destini

Le belle voci sonanti nella favella imperatoria di Roma, cui  soccorre il vantaggio di una maggior brevità,  vigore ed armonia s’imporranno sui confusi residui stranieri. Nella lotta che dobbiamo ancora sostenere contro le resistenze teutoniche e più contro la cascaggine paesana,  fino a quanto durerà la attitudine passiva deò Parlamento e  del governo? Non vorranno essi statuire che gli italiani dell Alto Adige,  italiani in proprio suolo d’Italia,  possano legalmente chiamare con proprie voci i luoghi della regione ricongiunta alla Patria?

Era fascista

Ecco finalmente il decreto,  col numero 800 – 29 Marzo 1923  – uscire nella Gazzetta Ufficiale il 27 apirle. Una copia di esso venne affissa in un quadro nelle sale della Società Geografica . Dopo 33 anni dal 1890, inizio della mia lotta,  la rivendicazione del nome  era fatto compiuto.  Restava la fatica delle applicazioni che si produsse negli anni 1924 e seguenti e che non cessano ancora

La Nazione concorda nella volontà della restituzione italiana piena e integrale. Ecco perché quest’arido vocabolario ha allora la fortuna di una definitiva vittoria

Gleno, giugno 1935

Senatore Ettore Tolomei

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