von mas 07.01.2023 18:30 Uhr

Un libro al mese: Non c’è storia del Trentino senza il Tirolo – 1°

„Ho scritto questo libro per  raccontare la storia dei nostri antenati, la storia del popolo, per il popolo … Il popolo qui ha sempre avuto una personalità, che gli ha permesso di vivere libero, per millenni… Un popolo ammirevole, senza grandi monumenti, ma anche senza schiavi“ –  dichiara Clara Marchetto nella premessa al suo libro.  Eccone oggi un primo stralcio, in cui si parla  di „Storia“

Nulla si sa di preciso sui primi abitanti del paese nel periodo preistorico, perciò le diverse ipotesi avanzate dagli storici su questo argomento hanno valore relativo.  Storicamente i primi abitanti delle Alpi Centrali furono i Reti, dei quali sappiamo qualche cosa attraverso gli storici romani.  Anche sulle origini dei Reti le ipotesi sono molte e discordanti: La teoria più convincente sembra quella dell’origine celtica (…)  I Reti erano un popolo forte, vigoroso, primitivo, un popolo a sè che comprendeva, nella regione, i  Benacenses del Garda, i Leutri di Ledro, gli Stoni, i Tridentini, gli Anauni, i Venostes, gli Isarcis, i Brenni eccetera.  (…)  La conquista romana fu dura e contrastata anche nella parte più a sud del paese, tanto è vero che nel 16 a.C. gli abitanti vicino al Garda e quelli della valle di Ledro erano ancora da domare.  I Romani lasciarono nel paese delle tracce, come in tutti i paesi da loro occupati: costruzioni a scopo strategico, strade e lapidi..  La popolazione locale continuò a vivere secondo le sue consuetudini e i suoi costumi.  La lingua latina si sovrappose alla lingua dei Reti, formando il ladino

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Il Cristianesimo ebbe delle difficoltà a imporsi fra queste genti di montagna, sempre difficili, per il loro carattere testardo e ostinato, ad accettare nuove idee. Il primo vescovo di Trento fu San Vigilio, che venne nel paese e vi fondò la diocesi nel 383.  Ma nel 405 egli fu ucciso dagi abitanti inferociti di Rendena perchè aveva abbattuto una statua di Saturno, mettendosi al suo posto a predicare. Così pure tre dei suoi diaconi venivano uccisi in Val di Non nel 397, quasi cento anni dopo l’editto di Costantino

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Il periodo delle „invasioni barbariche“ è un periodo oscuro della storia, perchè mancano notizie sicure. Fu un susseguirsi di gente che calava dal nord verso il sud, dove l’impero romano stava dissolvendosi.  Si sa che Odoacre contribuì alla fusione dell’elemento retico con quello tedesco al nord Teodorico ebbe molta cura per la popolazione che esonerò dalle imposte per riparare alle rovine causate dal passaggio dei barbari. Egli fece ricostruire Trento e consigliò ai Trentini di costruirsi un rifugio sicuro sulla Verruca (…). Poi arrivarono i Longobardi che costituirono il Ducato di Trento nel 560, mentre al nord si stabilivano i Baiuvari, che davano un grande impulso all’agricoltura.   Ai Longobardi succedettero i Franchi, e con la costituzione dei regni d’Italia, di Francia e di Germania, il paese prese una grande importanza come via di comunicazione.  (…)

Nel 952 anche la nostra regione faceva parte del Sacro Romano Impero di Germania.  La nostra terra così da quel 952 fino al 1800 fece parte ininterrottamente, per più di 800 anni, del mondo centro europeo. E ciò che è ancora più importante, in tutto questo lungo periodo il popolo non mostrò mai di volersi ribellare o di essere ostile all’autorità imperiale.

Nel 1011 l’imperatore Enrico II dovette scendere in Italia per ripristinare la sua autorità, scossa dalla ribellione dei feudatari e, in questa occasione, egli fu aiutato dai Vescovi di Trento e di Bressanone.  Per ricompensarli della loro fedeltà, l’imperatore li creò Principi Vescovi delle rispettive diocesi.  Il successore Corrado II nel 1207 riconfermava i Principati vescovili, con tutti i poteri dei Principi territoriali, che durarono fino al 1800. I Vescovi ebbero il titolo di Principi e regnarono nel paese come feudatari del Sacro Romano Impero. (…)   Però i Vescovi, non potendo occuparsi dei loro affari temporali, scelsero degli avvocati fra i membri delle famiglie più in vista del paese…  Verso il 1250 diventarono avvocati dei Vescovi i conti di Tirolo i quali, riunendo diversi feudi nelle loro  mani, formarono la Contea del Tirolo, dando così il nome al Paese.  Avvenne così che accanto ai territori dei Principi Vescovi vi erano quelli appartententi ai conti del Tirolo, che si trovavano sparsi in tutto il paese. E in questo miscuglio di poteri, vi furono degli alti e bassi, delle contese e delle rappacificazioni solenni…  Al di sopra di tutti c’erano  gli imperatori.  Il popolo si sentì sempre protetto dalle autorità supreme dell’impero e non si trovò mai in balia dei signorotti locali. Fu insomma un congegno politico perfetto per quei tempi, per cui il paese potè vivere in una relativa calma e senza scosse f ino al 1800

Il secolo seguente segna il passaggio della contea del Tirolo alla casa d’Austria, con la cessione fatta dall’ultima erede Margherita nel 1363: da questo momento i duchi d’Austria sono anche conti del Tirolo e, in relazione a questo titolo, ebbero la sovranità sul paese, che mantenne però sempre la sua autonomia e la sua Dieta. E questo avvenne anche quando gli Asburgo  divennero imperatori di Germania e dopo il  1800 Imperatori d’Austria. Quando essi venivano incoronati, fra i molti titoli, mantennero anche quello di Conti del Tirolo. E il Tirolo ebbe sempre la sua personalità politica, nel consesso dell’Impero, fino a quando il sud Tirolo passò all’Italia nel 1918 e divenne provincia italiana, cioè senza la propria autonomia.

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Dal 1700 al 1800 vi fu la pace nel paese, finchè non venne Napoleone a sconvolgere l’Europa.  Durante la guerra fra Napoleone e l’Austria, le truppe francesi passarono per il Sudtirolo  dove combatterono contro gli Austriaci. Il popolo non amava i francesi e spesso aiutò gli austriaci anche in modo piuttosto barbaro.  …  Nel 1803 fu soppresso il potere temporale dei Principi Vescovi che durava fin dal 1027. Il paese fu dato da Napoleone ai Bavaresi suoi alleati, che introdussero molte riforme utili al paese, ma suscitarono il risentimento del popolo con altre riforme non adatte alla mentalità dei tirolesi, anche nella religione; tassarono il poppolo in modo esorbitante, finirono insomma col rendersi odiosi ai montanari così tradizionalisti e religiosi.

La lotta aperta contro i francesi scoppiò nel 1809 sotto la guida di Andreas Hofer e a questa lotta presero parte tutte le vallate, al nord come al sud, del paese. Fu una lotta coraggiosa di un piccolo esercito di montanari contro due grandi eserciti ben equipaggiati e ben organizzati … Anche in questa occasione i tirolesi, parlanti in lingue diverse, si sentirono fratelli. Ma la politica doveva rovinare questa gloriosa insurrezione. L’Austria cocludeva la pace a Vienna e gli insorti tirolesi furono invitati a deporre le armi. Anche Andreas Hofer si era nascosto in montagna, ma fu tradito, condotto a Mantova e fucilato per ordine di Napoleone. Egli è l’eroe dell’indipendenza tirolese. Soffocata l’insurrezione il Tirolo meridonale fu aggregato per tre anni alla Repubblica Cisalpina o Regno Italico e poi tornò all’Austria. Quando il paese fu ridato all’Austria, il popolo accolse la notizia con gioa e cantò il Te Deum.  

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Anche nel secolo che va dal 1800 al 1914, i trentini non si sono lasciati influenzare da una propaganda incessante. Per questo alla fine sono stati giudicati, come vedremo più avanti, deboli, senza coraggio, vili, perchè non hanno aderito alle idee d’irredentismo, di salvezza ecc, perchè nella loro maggioranza, non si sono fatti trascinare da nessun salvatore.  Così questi poveri trentini sono stati giudicati male al nord, dove i pangermanisti hanno visto negli studenti che si battevano per un’autonomia provinciale tutto un popolo che rinnegava il suo passato. Oh, lo so, non è facile annullare dei preconcetti razziali, ma voglio sperare che i giovani, esenti da questri preconcetti, si diano la pena di studiare a fondo il passato di questo popolo e stimarlo al suo giusto valore.  Terra di transito … ha creato in se stessa un senso europeo di concordia internazionale. E la continua richiesta di autonomia, anche se talvolta paludata da nazionalismo, ha sempre questo significato.

Dalla prefazione di Valentino Chiocchetti:

„Nel 1918, l’Italia giunse fino al Brennero. E qui lo Stato italiano ha commesso un primo errore: ha voluto cambiare nome a una regione che, per destino storico, aveva un compito di legame supernazionale. Tirolo era il nome di una regione, ma fu cacciato dalla finestra e il Tirolo al di qua del Brenenro ebbe il nome di Venezia Tridentina … Lo Stato italiano ha così snaturato per spirito nazionalista, una regione che, come la Svizzera, era collaudata all’incontro dei popoli … Su queste esperienze storiche, in parte analizzate e in parte ancestralmente sentite, si era formato il Movimento ASAR. 

L’ASAR ha perso la battaglia democratica ed europea, ma i veri vinti non siamo stati noi…  „

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