Un libro al mese – Cesare Battisti: una fine cercata? – 1

Se Battisti a suo tempo ha fatto delle scelte, come ogni uomo ne deve rispondere e visto poi che a detta degli storici viene descritto come persona “eccezionale” in ogni sua sfaccettatura, si pensa che sia stato di conseguenza in grado di tracciare i suoi comportamenti, come agli effetti ha fatto, e di valutarne le conseguenze, e qui forse non è stato proprio all’altezza di farlo!
Se poi c’è da dare a Battisti onore e riconoscimento per quanto fatto durante il suo operare come studioso, come geografo, come politico, come giornalista e sotto tutte le vesti che gli si vogliono mettere addosso, si faccia pure, questo non cambia nulla, ma per poter esprimere giudizi corretti sull’uomo, deve essere calcolato e messo sul piatto anche quanto nel suo operato ha portato di male alla nostra terra e alla sua popolazione. Mentre sembra di capire che per qualcuno dei nostri storici esiste solo il bianco e non il nero!
Mi basterà citare alcuni esempi relativi alle iniziative messe in atto nel 2016, in occasione del centenario della morte di Battisti.
“La scelta di Cesare” di Pino Loperfido
Come si può accettare come testimonianza storica, uno spettacolo messo in scena in occasione del centenario battistiano, da un autore locale (Pino Loperfido), con la volontà di giustificare, addolcire l’operato di Battisti? Spettacolo dove l’eroe viene difeso a spada tratta dall’autore dell’opera, lo stesso autore che non più di 6 anni prima, causa un suo racconto riguardante sempre Battisti , ma esprimente giudizi completamente opposti, si vedeva ripreso con estrema durezza da Mimma e Marco Battisti, nipoti dell’eroe, esattamente in questi termini: «L’immagine inesistente, martellante, asfissiante che Loperfido vuol dare di Battisti è quella dell’alto traditore, traditore dell’impero, traditore della divisa, traditore della sua gente, «remengo», effimero intellettuale, fallito nella vita, cosciente e disperato per i suoi stessi errori che ritorna in catene a casa dopo la bravata di essersi giocato la vita. Il racconto di Loperfido se dal punto di vista letterario è ben poca cosa, dal punto di vista storico è uno scontro frontale con i fatti della storia, i documenti di archivio, i tanti studi realizzati, le testimonianze e la memoria della gente […] col suo articolo ha cercato di uccidere la figura, l’esempio e le idee di Cesare Battisti»
Alle proteste dei Battisti, Loperfido, chiamato in causa, già il giorno dopo sempre dalle pagine dello stesso quotidiano rispondeva per le rime, scrivendo esattamente: «Rispondo così brevemente al durissimo scritto, apparso ieri su questo giornale, con cui i signori Mimma e Marco Battisti commentavano il mio racconto «Una moneta falsa torna sempre indietro» […] Sono trascorsi quasi cento anni da allora e forse è tempo di mettere da parte la retorica e raccontare con obiettività le vicende legate agli ultimi mesi di Cesare Battisti. O vogliamo continuare ad ignorare quanti gioirono per la sua cattura? Vogliamo far finta che i vecchi che gli urlarono contro «Remengo» non siano mai esistiti? Vogliamo far credere che la popolazione eresse barricate per protestare contro l’esecuzione? Vogliamo ignorare che i gendarmi dovettero faticare per impedire il linciaggio del prigioniero? Per me va bene, facciamolo pure. La verità storica però, rimarrà la stessa»
Questi i fatti di 6 anni prima. Ora lo stesso autore, nella presentazione della sua nuova opera, difendeva a spada tratta Battisti: «Finiamola di parlare del Battisti del 1914–1915. Ciò che ha prodotto nella sua vita è di grande spessore culturale e sociale». E ai giovani veniva lanciato il messaggio: «Che si interessino anche degli altri aspetti di questa grande personalità, non solo a quello militare: il geografo, l’eccellente giornalista. La figura di Battisti deve essere rivisitata.“
Decisamente strano modo di raccontare quella storia che noi, secondo qualcuno, dovremmo accettare supinamente, quella storia che da 100 anni stanno tentando di ficcarci in testa, ma per la nostra gente piroette a questo livello non sono assolutamente accettabili. Fra le nostre caratteristiche ce n’è una che si chiama coerenza, che porta a vedere e chiamare una cosa con lo stesso nome anche a distanza di anni. Se un personaggio era buttato agli inferi nel 2009, risulta difficile portarlo alle stelle nel 2016, a meno che l’autore non porti serie motivazioni, che dovrebbero poter chiarire un così rilevante cambiamento di giudizio.
La mostra di Levico
E come si può parlare di storia corretta, sempre trasmessa dagli “addetti ai lavori”, sempre supportati dal contributo pubblico, quando nel luglio del 2016 nella cittadina di Levico si esponeva la mostra “Cesare Battisti geografo in Valsugana”, all’apertura della quale, come testimoniato dal giornalista del Corriere della Sera Dino Messina, i curatori Vincenzo Calì e Gustavo Corni si avventuravano in piroette storiche che rasentano il ridicolo? Si affermava infatti da Calì che Battisti, tradito dal socialismo europeo, intraprese una serie di storiche conferenze in giro per la penisola: «In cui si chiedeva la restituzione del Trentino e di Trieste all’Italia!»
A parte il fatto che fino ad allora il Trentino e Trieste non erano mai state italiane, e che quindi non c’era decisamente nulla da “restituire” all’Italia, il generale Tullio Marchetti responsabile dei servizi di Informazione Italiani che operavano proprio a danno del Tirolo, definiva le storiche conferenze di Battisti come: «Un’infuocata predicazione per la guerra contro l’Austria». Sottile modo di addolcire, falsificandole, certe crude verità, al fine di attenuare e mettere sotto luce positiva l’operato battistiano.
Ma non è finita! Sempre secondo quanto scritto da Dino Messina in occasione dell’inaugurazione della mostra, Battisti scriveva il suo “NO” al figlio Gigino che voleva arruolarsi come volontario nel regio esercito, motivando questo diniego
col fatto che: «Ci sarà bisogno di chi deve costruire un’Europa dei popoli».
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Clamorosa patacca storica! La testuale risposta di Battisti al figlio, scritta da Monte Corno il 9 luglio 1916, riporta esattamente: «So che speri di poterti arruolare. Date le tue condizioni di salute (e le esigenze che si hanno ora) temo non ti riesca. Ma ciò [il NO all’arruolamento] non deve avvilirti. Non ti mancherà certo il modo di compiere il tuo dovere verso la patria in altri momenti. La guerra riduce e più ridurrà il nostro Trentino un deserto e un cimitero. Sono i giovani come te che devono prepararsi a ricostruirlo, e renderlo una provincia degna della nuova Italia. Ti bacia il tuo papà Cesare».
Non si intravede veramente nessun nesso fra le due risposte, quella europeista, “bella” per i tempi attuali ma inventata di sana pianta, e quella vera data da Battisti al figlio
In merito al confine al Brennero
Sempre a Levico, si afferma che Battisti nei suoi studi di geografo: «Si pone una domanda fondamentale: qual è il confine dell’Italia? «La risposta sorprendente – dice Corni – è che Battisti non voleva il confine naturale delle Alpi imposto dall’Italia nel 1918, ma un confine che fosse rispettoso dell’antropologia alpina e che considerasse le minoranze linguistiche. Anche nel suo irredentismo, Battisti non dimenticava le sue convinzioni scientifiche e politiche. Era sostanzialmente un moderato»
Ed anche in questo caso, purtroppo per i nostri storici in questione e per la storia diffusa fino ad oggi, ci sono una decina di casi dove lo stesso Battisti nei suoi scritti e nei suoi discorsi dimentica le sue “convinzioni scientifiche e politiche” e, da bravo “moderato”, parla del confine d’Italia al Brennero! (…)
– 8 agosto 1914, lettera scritta a Vigolo Vattaro, indirizzata al Re d’Italia: «Se al popolo nostro, nel cui nome sappiamo di potere con tranquilla coscienza parlare, sarà chiesto qualsiasi sacrificio, esso saprà mostrarsi degno della sua storia, e nessuna cosa gli parrà grave, pur di poter salutare in voi il Re liberatore, il Re dell’Italia unita entro i suoi naturali confini»
– Comizio del 13 ottobre 1914 a Bologna: «Solo quando il confine sarà portato alla grande catena delle Alpi, esso sarà veramente formidabile e facilmente difendibile per la sua natura e per la brevità sua in confronto alla lunghissima linea attuale»
– 14 ottobre 1914, in una lettera a Ettore Tolomei: «Stia tranquillo. Non sono affatto Salornista. E capiterà presto un mio articolo in proposito». Di quell’articolo tuttavia non se ne saprà più nulla.
– Inverno 1914: «Allo Stato Maggiore italiano premeva assai la compilazione della rete itineraria dell’Alto Adige fino al Brennero ed oltre, ed ecco nell’inverno 1914 affidarne l’incarico a Cesare Battisti che aveva superato splendidamente l’esperimento iniziale con la guida N. 12»
– Comizio del 13 gennaio 1915 a Milano: «Il territorio che è alle spalle del Trentino, costituisce la regione dell’Alto Adige, fa pure parte dell’Italia ed è come un vestibolo del vestibolo»
– 17 maggio 1915, sul giornale “Il Secolo”: «Vi dicono i Trentini: abbiamo fino ad oggi combattuto non soltanto per la libertà provinciale, ma per segnare nella nostra volontà nazionale il limite delle Alpi che serrano l’Italia […] Vi dicono: non si tratta più di strappare al governo Austriaco benefici per gli italiani soggetti all’Austria. Si tratta invece di decidere se vi debbono essere ancora o non più italiani soggetti all’Austria. Unità nazionale non si può compiere che con l’estensione del Regno sino ai confini naturali d’Italia militarmente possenti»
– In una lettera inviata alla moglie durante l’estate del 1915, già in forza con gli alpini sul fronte del Tonale: «Ho più forte che non avessi alla vigilia della guerra, la convinzione che il germanesimo sarà debellato. Ho solo paura che i sentimenti umanitari dei latini (c’è per fortuna il contrappeso inglese) concedano la pace prima dell’esaurimento della razza tedesca, e ci riservino di dovere, fra due o tre anni, rispondere a qualche aggressione dei discendenti di Arminio. Ma allora sarà il “finis finium”. Ed io non su queste balze, ma presso la vetta d’Italia, avrò vicino mio figlio»
Chi vuole acquistare „Cesare Battisti – Una fine cercata“ e non riesce a trovarlo in libreria, può rivolgersi alla casa editrice Publistampa Arti Grafiche di Pergine Valsugana, oppure direttamente all’autore Giuseppe Matuella (anche contattandolo via mail: giuseppe.matuella@gmail.com)






