Tracce di fede: Pfossental, pregare per la pace

Tracce di fede, indelebili. Sono quelle che caratterizzano l’intero territorio tirolese. A volte sono segni importanti, dipinti o sculture di artisti noti e famosi. Altre, forse la maggior parte, sono opera di semplici artigiani dotati di senso artistico e di innata manualità , altre ancora sono il risultato dell’impegno, elementare ma originale, del proprietario del fondo o del maso. Ma di qualsiasi opera si tratti, questi segni stanno a testimoniare la fede.
Talvolta un capitello, una croce, una lapide – pietra fra pietre – ricordano chi ci ha lasciato, chi non è più fra noi, affidando la sua anima al Cielo ed alla prece silenziosa dei passanti.  Questo particolare capitello, quasi un albero monco, ricorda la vita spezzata di Johann Spechtenhauser. L’anziano pastore di Unser Frau in Schnals venne ucciso il 21 luglio 1942 da un (o due?) colpi di fucile, gli spararono addosso mentre saliva il ripido versante per raggiungere uno dei pascoli alti e portare il sale alle pecore.
Era vecchio, Hans il pastore, aveva 73 anni, ed era pure un po‘ sordo. Ma era ancora abbastanza in gamba per salire,  da solo, su verso i pascoli, su verso la frontiera. Non aveva armi con sè, solo il sacco da montagna con dentro due manciate di sale e forse un pezzo di pane. „Ucciso senza motivo da un milite di frontiera diciottenne“ scrive il parroco nel registro dei morti. Ed è l’unico atto ufficiale in questa storia di violenza assurda e di militanza cieca, figlia di un tempo e di un regime che tanto male fecero alla nostra Terra, e i cui segni si vedono ancora. Non ci sono cronache di giornale, non ci sono denunce, non ci sono rapporti ufficiali: nulla di nulla. La morte di Hans il pastore non ha motivi, non ha colpevoli, non ha giustizia.
Il capitello esorta il pellegrino viandante alla preghiera, ad innalzare una prece al cielo non per l’anima del povero Hans, ma per la Pace.  Esortazione necessaria, a quanto pare, visto che anche le parole che narrano la vicenda, come ben si vede dalle immagini, la pace non l’hanno ancora trovata…
Grazie a Roland Lang, a Günther Rauch e, tramite loro, a  Georg Mühlberger, per i dettagli sulla vicenda






