Briciole di Memoria: Lo zio „redento“ di Sven Knoll

„A 106 anni dalla morte lo abbiamo ritrovato, grazie alle ricerche d’archivio, a due amici e ad un paio di colpi di fortuna – ci dice Sven Knoll, mentre insieme a Monika Sombach si destreggia nel traffico pomeridiano di Rovereto seguendo il navigatore – ma di certo non pensavamo che potesse essere finito proprio nell’Ossario di Castel Dante„.
Franz Kirschner- fratello della nonna di Sven e di quella di Monika – era nato nel 1894 a Serfaus, nella valle che dal Reschenpass scende verso Landeck; arruolato nello StandschützenBaon Nauders-Ried, cadde difendendo la Heimat sui monti del Tirolo, fra la Val Monzoni e la Val San Nicolò e (secondo quanto riporta l’Ehrenbuch) venne sepolto nel cimitero di guerra di Vigo di Fassa.
„Quando abbiamo avuto fra le mani il Gedenkblatt dell’Ehrenbuch, abbiamo subito deciso di partire – racconta Sven Knoll – ma fra le croci del piccolo cimitero raccolto ai piedi della Chiesa di Santa Giuliana non c’era quella con il suo nome. L’ho cercato ovunque, ho fatto un secondo giro, ma nulla… A dire il vero, in un particolare punto del cimitero ho avuto per ben due volte una sensazione strana, come se la testa mi si svuotasse ed il mondo si mettesse a girare. Sembrava quasi che quell’angolo di cimitero volesse dirmi qualcosa… Ancora non lo sapevo, ma era proprio così“
Rientrato a casa, Knoll ha postato sui social alcune foto: Santa Giuliana, il cimitero, il „santino“ dello zio Franz… e la condivisione è stata provvidenziale. „Due amici in Welschtirol hanno notato il mio post: grazie a Manuel Adami (NdR: Oberleutnant della Compagnia Schützen Ladins de Fasha) e Manuela Sartori (NdR: collaboratrice di UT24),  ricercatori appassionati della storia e della storie della nostra Heimat, che mi hanno inviato documenti, dati, informazioni e che mi hanno aiutato a dipanare la matassa, in breve tempo ho poturo ritrrovare la sepoltura di zio Franz“
Manuel ha girato a Sven Knoll l’estratto dell’elenco dei soldati sepolti a Vigo,  contenuto nel libro sul cimitero curato da Padre Frumenzio Ghetta e pubblicato negli anni Novanta dal Comune di Vigo di Fassa: lì risultava che Franz Kirschner era stato sepolto proprio lì, in quell’angolo di cimitero che era rimasto impresso a Sven, ma la sua salma stata esumata nel 1931. Manuela, che pochi giorni prima era stata a Rovereto alla presentazione di un nuovo volume contenente i nomi ed i dati di tutti gli inumati a Castel Dante, è riuscita a recuperato la relativa pagina: i resti di Franz Kirschner oggi si trovano proprio nell’Ossario roveretano.
L’Ossario attualmente è chiuso al pubblico per lavori di ristrutturazione e i tempi di riapertura non sono noti; ma è possibile chiedere l’autorizzazione per una visita individuale accompagnata. Così la settimana scorsa Sven e Monika sono scesi a Rovereto.
„Siamo stati accolti da un incaricato di Onorcaduti che ci ha accompagnato all’interno del mausoleo, lungo i corridoi. Dopo 106 anni qualcuno della famiglia ha finalmente potuto portare una candela alla tomba dello zio Franz, raccogliersi davanti alla sua lapide, recitare la preghiera contenuta nel Gebetsbuch, il libretto di orazioni che all’epoca era stato consegnato a tutte le famiglie dei soldati caduti e che abbiamo conservato per generazioni. Ma questo luogo – conclude Sven – mi ha fatto venire i brividi, e non solo per il freddo del corridoio o delle pareti rivestite di marmo, ma per l’insieme di queste e di altre cose“
Già , le altre cose…
Franz Kirschner, nato a Serfaus, soldato austriaco, che sarebbe rimasto cittadino austriaco se invece di morire sui monti di Fassa fosse riuscito a ritornare a casa … a Castel Dante si chiama Francesco.  E la sua salma non è tumulata fra le poche dei soldati austro-ungarici (che all’interno dell’Ossario hanno un piccolo spazio loro riservato, come anche i legionari cecoslovacchi), ma in rigoroso ordine alfabetico fra i caduti italiani e quelli „redenti“…  esattamente come tanti Luis diventatti Luigi, Johann diventati Giovanni; ma anche come Clotilde diventata Leonildo, oppure Nicolò Sartori, soldato austriaco „irredentista“ secondo il nostro accompagnatore.
Nel libro di Padre Frumenzio troviamo la spiegazione: in un documento redatto a luglio 1934- Anno XII° dell’Era Fascista – dall‘Ufficio Centrale per la Cura e le Onoranze alle Salme dei Caduti in Guerra, si elencano le salme esumate tre anni prima dal cimitero di Santa Giuliana per essere tumulate nell’erigendo Osssario di Castel Dante. Per eccesso di zelo o per estrema prudenza, sono state esumati tutti i caduti tirolesi: sia di lingua italiana che ladina e tedesca, sia del Tirolo Meridionale, che di quello Settentiornale e Orientale. Tutti i tirolesi sepolti a Vigo di Fassa sono finiti a Castel Dante… e come loro forse anche quelli di altri cimiteri, sarebbe interessante verificare.
„E‘ lampante lo scopo – concludiamo riflettendoci su ad alta voce assieme a Sven Knoll mentre ci fermiamo nel prato, cercando di riscaldarci al sole di ottobre – l’Ossario è stato eretto come tanti altri in epoca fascista, per radicare la leggenda della gloriosa vittoria italiana, per giustificare una guerra di aggressione e una inutile carneficina. I morti dei territori conquistati sono stati portati qui per farli passare appunto da „redenti, da liberati, da fratelli riuniti alla Patria.“ Si è voluto portarli via anche dai cimiteri di casa, per cancellarne la memoria, annacquando la loro identità , cambiando i loro nomi, confondendoli fra centinaia di altri caduti con un’altra divisa ed un’altra appartenenza. E a quanto pare è ancora così…“
E se oggi come oggi i caduti dovrebbero avere tutti la stessa dignità , ai caduti tirolesi questa dignità viene di fatto ancora negata, cancellandone il nome,l’appartenenza, l’identità .  E non solo sulle lapidi… ma di questo parleremo nelle prossime settimane.






