Un pezzetto di Festival dello Sport: Krzysztof Wielicki

Un gigante dell’alpinismo in Himalaya. Perché la storia dell’alpinismo sui giganti della terra senza Krzysztof Wielicki con i suoi 51 anni di attività, forse oggi avrebbe ancora molte pagine bianche.
Dimentichiamo per un momento i campi base riforniti dagli elicotteri, le squadre di sherpa che preparano i tracciati, riforniscono i campi lungo la via di salita, i cellulari, i telefoni satellitari, e meteorologi che ti calcolano la finestra di tempo buono utile a raggiungere la cima e soprattutto a scendere. La generazione di Wielicki, la stessa di Kukuczka, Majer, Zawada, Hazier, Piotrowsky, Wanda Rutkiewicz, (che è anche quella di Messner, Bonington, Scott), ha potuto vivere sugli ottomila un alpinismo autenticamente esplorativo, andando alla ricerca delle linee migliori su pareti difficilissime e sfidando il gelo e le tormente della stagione invernale. E lo ha fatto per molti anni con materiali auto costruiti, equipaggiamenti del tutto inadeguati e spesso riciclati, come occhiali da saldatore per proteggere gli occhi dal riverbero della neve e dei ghiacci. Del resto di più non concedeva l’autarchia dei paesi del cosiddetto socialismo reale.
“La spinta forte, la vera motivazione che ha mosso me e i miei compagni sul quelle vette lontane, ha raccontato al pubblico Wielicki, è stato che volevamo scrivere i nostri nomi in questa grande storia, accanto ai grandi alpinisti del mondo occidentale, francesi, inglesi, italiani. Per farlo dovevamo però fare delle cose nuove e così Andrej Zawada, il nostro migliore capo spedizione, pensò all’inverno. Eravamo a tutti gli effetti degli esploratori, avevamo fame di scrivere anche noi la storia”.
Ma cosa possono sognare oggi i giovani alpinisti? “Sono pochi e pericolosi i posti e le cime dove si può fare qualcosa di nuovo. Ma si può anche migliorare lo stile delle salite, disporre dei dai meteo al campo base offre un grande vantaggio. Però devo dire che, escludendo quelle commerciali, non si vedono molte spedizioni sugli ottomila, vanno magari su un sei-settemila






