von mas 17.09.2022 18:30 Uhr

Un libro al mese: Georg Klotz, una vita per l’unità del Tirolo – 3

„I mediocri non raggiungeranno mai né la libertà né il Regno dei Cieli“. La vita, gli ideali, le battaglie, la morte del Freiheitskämpfer raccontati da sua figlia, Eva Klotz.   Oggi ne proponiamo un terzo stralcio: „Mi rivolsi a Luis ma questi non si mosse. Lo chiamai: Luis, sveglia! Nulla..  Così ho pensato: E‘ morto… „

Jörg era giunto nel Tirolo del Nord nel novembre 1963, quando si stava delineando uno sviluppo pericoloso: l’Italia era un importante partner commerciale per l’Austria,  taluni ambienti aspettavano quindi sono un pretesto plausibile per far arrestare quei disturbatori dei loro affari,  in particolar modo Jörg Klotz, Luis Amplatz e i quattro !”ragazzi della Pusteria” erano considerati elementi di disturbo.

I servizi segreti italiani intensificarono le loro iniziative concentrandole verso tre giovani  nord tirolesi,  i fratelli Franz e Christian Kerbler e Hans Wagner.  Christian era già stato contattato dagli agenti dei servizi segreti italiani nel 1962 in un locale notturno di Bolzano. All’inizio del novembre 1963 i fratelli Kerbler ebbero un incontro a Innsbruck con il capo della polizia politica italiana Giovanni Peternel e con altri due agenti della questura di Bolzano. I compensi per i fratelli Kerbler derivavano da un apposito fondo del ministero dell’Interno italiano.

Tra il novembre 1963 e  il settembre 1964 quanto ricevettero l’incarico di uccidere Jörg Klotz e Luis Amplatz,  i fratelli Kerbler  più di 30 incontri con Peternel e con il questore di Bolzano;  i Kerbler fornirono numerose informazioni su Klotz e sul suo gruppo integrandole con dozzine di fotografie in base alle quali era stato possibile individuare parecchi componenti del BAS  (…)

I preparativi per la grande trappola procedevano a pieno ritmo. In Passiria era stata allestita  una base dell’esercito, le sentinelle e gli informatori mimetizzati furono rinforzati e altri i militari dislocati presso le baite e rifugi, reparti speciali della polizia stazionavano ovunque. Nella valle le imboscate erano già tutte predisposte mente in alto vicino al confine nella zona dei ghiacciai non tutte le postazioni erano coperte.

Ulteriori rinforzi stavano ancora arrivando quando Amplatz e Klotz stavano attraversando il confine con un giorno di anticipo su quanto pianificato. Gli italiani avevano messo a punto i loro preparativi secondo il piano descritto dai fratelli Kerbler, e furono sorpresi dall’arrivo improvviso e anticipato dei due non meno che questi dalla massiccia presenza dei militari

L’ultima trappola non scattò: ciò significava che l’impiego dei fratelli Kerbler doveva continuare, Il loro incarico di consegnare i due agli italiani continua e non rimase loro altro da fare che seguire i combattenti per la libertà  (…)

Nella mattinata di domenica 6 settembre aveva avuto luogo presso la questura di Bolzano una riunione straordinaria:  in quell’occasione fu messo a punto il piano per l’uccisione di Georg Klotz e di Luis Amplatz con relativo consegna dell’arma per tale scopo, Kerbler non possedeva armi ma sarebbe stato necessario inscenare un conflitto a fuoco con i carabinieri: fu quindi scelta la pistola di un sottoufficiale.  (…)

Erano circa le 10 e continuava a piovere. Si tolsero le scarpe e le pesanti giacche e prepararono il loro giaciglio. Christian Kerbler disse allora: “Con questo tempo ci sarà certamente quiete. Voi dovete essere sfiniti, stanotte farò io la guardia“. Luis fu d’accordo e lui e Jörg si infilarono nei sacchi a pelo,  tirarono le chiusure lampo soltanto fino agli arti inferiori e tennero le armi a portata di mano

Verso le due di lunedì 7 settembre 1964, Klotz si svegliò sentendo degli spari. Era ancora stordito ma gli sembrò di udire anche delle voci.

“Mi svegliai per alcuni spari e mi chiesi da dove fossero mai arrivati gli italiani,  perbacco. Mi sembrava che sparasse da fuori,  dal tetto verso l’interno. Balzai in piedi e vidi che Kerbler era seduto davanti a me che mi illuminava. In più mi accorsi che anch’io ero stato colpito da due proiettili di striscio, uno al labbro superiore e uno al petto.  Un altro colpo mi aveva inoltre raggiunto al petto e il proiettile era ancora conficcato. Pensavo ‘perché mai quel deficiente fa luce, per Dio!  mentre da fuori sparano’. Gli dissi di spegnere la torcia;  lo fece ma lo sentii muoversi frusciando nel fieno allontanandosi da me…

Alla prima mossa per impugnare la pistola,  la mia mano destra risultò paralizzata. Tenevamo la fondina aperta e l’arma a portata di mano;  la estrassi con la mano sinistra e rimasi seduto sul fieno ma da fuori non giungeva più alcun rumore. In verità non avevo visto le sue mani e nemmeno una pistola ma lui aveva sparato a Luis tre volte e altrettante a me.  La pistola Beretta ha sei colpi nel caricatore eventualmente un altro in canna: questo doveva essere vuoto altrimenti avrebbe potuto spararmi ancora nel petto e sarebbe stata veramente la fine per me. Era un bel guaio per lui,  non aveva più munizioni mentre io avevo la pistola: Mi voltai e mi rivolsi a Luis ma questi non si mosse. Lo chiamai ’Luis, sveglia! Nulla. Così ho pensato: è morto…

Saltai fuori attraverso l’apertura per guardare da ogni parte ma non scorgevo nulla era ancora buio: mi inginocchiai là fuori per abbassarmi e continuare a guardare, ma non si vedeva proprio nulla. Tenevo sempre in mano la pistola,  ero scalzo. Credevo ancora che gli italiani fossero nei dintorni e che avessero sparato alla cieca attraverso il tetto, Dovevano essere certamente vicini …

Saltai nel canalone e rimasi in attesa per un’ora dall’altra parte:  non si udiva e non si vedeva nulla. Pensavo sempre che i militari dovevano essere nelle vicinanze. Cercavo di capire. Luis era morto,  io ero stato colpito tre volte  … Avevo aspettato fino quasi all’alba ma poi mi ero deciso ad andare,  anche se non credevo di arrivare lontano … sapevo che bisognava sparire in fretta perché gli italiani non dovevano prendermi né vivo né morto.  Camminai pertanto piano. Non fu facile salire sui Monti senza percorrere un sentiero e a piedi nudi.

Sotto sono arrivati in tanti: colonne di 30 e 40 autocarri, autoblindo da ricognizione, elicotteri… Li potevo vedere bene…”

La biografia di Georg Klotz è stata scritta dalla figlia Eva, che non necessita certo di ulteriori presentazioni.  L’edizione in lingua italiana a cura di Effekt! è uscita nel 2012.  Il libro può essere acquistato in libreria,  richiesto direttamente  ALL’EDITORE EFFEKT GmbH ,     oppure – anche con dedica personalizzata –  alla PAGINA WEB DELLA SÜDTIROLER FREIHEIT

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