Briciole di Memoria: dare un volto ad una croce

E‘ una storia che racconta in ladino, Manuel Adami. E noi la riportiamo proprio come lui l’ha raccontata, con solo alcune righe di traduzione / riassunto in lingua italiana per i molti lettori che non conoscono abbastanza questa lingua della nostra Terra per capire a pieno quello che Manuel ha fatto e soprattutto, quello che il suo gesto sta a significare, nel lungo cammino che stiamo percorrendo nella (ri)scoperta della storia del Tirolo, in particolare di quello Meridionale. Quella storia così spesso negata, cancellata, cambiata, dimenticata, oggi si arricchisce di un nuovo tassello.
Aldò de mia pascion, chela del temp de la Guera Grana e dei fac suzedui te Fascia dal 1914 al 1918, è l met de cognoscer n mulge de storie, de na vita nia sorida, e trope oite de mort.
Tenc e tenc i suldè che l’é stat sepolà te Cortina de S. Uiana, tropes de chisc vegnia dal Velge Tirol, te chel che l’é stat ence noscia Val de Fascia enscin al passaje sot la Talia.
Emben me é semper stat a cör chisc soldè che à bataliá ensema ai Fascegn e che à defenú noscia ciasa, noscia Heimat. Per chest canche è ocajion, varde de binar a una i recorc da mort de chisc, ence demò per veder chiche l’era e gejer de sova mort.
Tropes de chisc, à so inom su le crosc de la cortina. Me tocia dir tropes e no duc, dalajá che i Südtiroleres e i Trentign no à nia che li recorde, segn che l fascio à laorá „dalvers“ ence te nosce cortine.
Emben, igner dapomarena, per finir na bela raida son ruà sun Cjaslir, olache è lasciá na copia del recort da mort de 3 soldè, ence se de un de chisc mencia l’inom su la crosc, fosc proprio percheche Südtiroler, da Völs am Schlern.
Creze de aer fat polito, e che se mai chi soldè à ancora valgugn che li recorda e che va ai troar sun fossa, i reste contenc e fosc maraveè che passa 100 egn dapò sova mort, chel inom à ence n vis.
Manuel, grazie alla sua grande passione per la Storia, soprattutto quella legata alle vicende della Prima Guerra Mondiale in Val di Fassa, ha (ri)scoperto tante piccole storie individuali. Storie di vita, ma anche storie di morte. Come quelle dei soldati, provenienti da ogni angolo del Tirolo e non solo, caduti in Val di Fassa per difendere insieme a noi la nostra Heimat, e sepolti nel cimitero di guerra che sorge a Vigo di Fassa, ai piedi della chiesa di Santa Giuliana.Â
Quasi tutte le croci hanno un nome inciso, a identificare chi, lì sotto, riposa per sempre. Su qualcuna invece invece il nome manca: sono particamente tutte le tombe dei caduti Südtiroleres e Trentign, dice Manuel, segno che il fascismo ha lavorato intensamente anche qui, in questo piccolo cimitero.
Di alcuni di loro, grazie a lunghe, non sempre semplici, ma sempre pazienti ricerche, Manuel Adami è riuscito a ritrovare gli Sterbebilder, i „santini“, quelli che si facevano (e ancora oggi fanno) stampare quando scompare qualcuno di famiglia. Per non dimenticare, appunto.
Nei giorni scorsi, Manuel ha collocato su due delle croci, fra le tante del cimitero, una copia – una semplice stampa plastificata – del „santino“. E poi ha lasciato, nella piccola cappella cimiteriale, un terzo Sterbebild, quello di un soldato che non ha il proprio nome su di una croce: è – proprio come dicevamo poco sopra – il ricordo di un caduto sudtirolese, di Völs am Schlern: Josef Pattis.
Creze de aer fat polito, conclude Manuel.
Non possiamo che confermare e dirgli grazie: ha fatto davvero „polito“, ha fatto una cosa bella e giusta.






