von Vanessa Pacher 24.02.2022 11:45 Uhr

Voci di Montagna – La ninfa del Lago di Carezza

Una ninfa e uno stregone tra le acque del lago dolomitico di Carezza

Tradizione, dal verbo latino tradĕre, ossia consegnare, tramandare. Da secoli generazioni si sono “tradite” il sapere, prima per via orale e poi per iscritto. Tradire il sapere, nasconde appunto quel significato sinistro di tramandare in forma oscura, avvolgendo in forma ermetica la realtà, ammantandola di fascinoso enigma e mistero. Tutto questo caratterizza appunto la leggenda, in cui il quadro reale della vita viene dipinto con i colori favolistici della fantasia, consegnando ai posteri l’opera di un popolo che ha racchiuso in essa la sua storia e i suoi saperi.

Il territorio della montagna da sempre, negli antri delle sue grotte, nei fitti boschi delle sue vallate, nelle strette vie dei suoi paesi inerpicati sulle alture più recondite, offre a chi la popola e a chi la visita il suono di voci indefinite di storie lontane, di inumane esperienze e sovrumane avventure, dove l’irreale si confonde con la verità di popoli che nelle loro leggende mantengono viva la loro essenza.

Storie di ninfe, stregoni e colori animano le acque del meraviglioso Lago di Carezza, incastonato tra le splendide Dolomiti, sotto le imponenti pareti del Catinaccio e del Latemar

Nelle profondità del lago di Carezza viveva una bellissima ninfa, Ondina.
La ninfa riusciva ad ammaliare, oltre che con la sua bellezza, col suo canto tutti i viandanti che salivano al Passo di Costalunga. Stessa sorte toccò un giorno allo stregone di Masarè che viveva sul monte Latemar che, udendo quel soave canto, non potè fare a meno di innamorarsi perdutamente della bellissima ninfaò. 

Lo stregone cercò in tutti i modi di riuscire ad avvicinare e conquistare Ondina, che tuttavia si rituffava nel lago facendo perdere ogni sua traccia.

Non sapendo più cos’altro fare, lo stregone chiese aiuto alla strega Langwerda che viveva nel vicino monte Catinaccio.

Ella gli suggerì di creare qualcosa di sbalorditivo, uno spettacolo così incredibilmente bello da riuscire ad incantare Ondina; gli consigliò di travestirsi da venditore di gioielli, di stendere un arcobaleno dal Catinaccio al Latemar, e di recarsi quindi al Lago di Carezza (Karer See), per attirare la ninfa e portarla con sé.

E così fece: lo stregone creò il più bell’arcobaleno mai visto sulla faccia della terra ma dimenticò di trasformarsi in mercante. Ondina riemerse dalle acque ammaliata dal meraviglioso spettacolo di colori. Ma una volta giunta sulle rive del lago si accorse della presenza dello stregone e, resasi conto di essere stata ingannata, fuggì nel lago, facendo sparire la sua presenza… questa volta per sempre.

Da quel momento in poi nessuno né la vide né la sentì più cantare.

Lo stregone, pazzo per amore, distrusse l’arcobaleno da lui creato, frantumandolo in mille pezzi che caddero dentro il lago. 

Il Lago di Carezza sotto le imponenti pareti del Catinaccio e del Latemar risplende tutti gli stupendi colori dell’arcobaleno, dall’azzurro al verde, e dal rosso all’indaco. In lingua ladina, il lago è noto, infatti, come „Lec de Ergobando“, Lago dell’Arcobaleno.

 

 

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