Cermis, 3 febbraio 1998

Nell’inverno del 1998 uno stormo dei marines statunitensi era di stanza ad Aviano, nella base militare in provincia di Pordenone, dove era arrivato ad agosto dell’anno precedente per pattugliare i cieli della Bosnia con la missione “Deliberate Guard”. Lo stormo utilizzava i velivoli EA-6B “Prowler” per effettuare missioni di guerra elettronica
Erano gli ultimi giorni del suo dispiegamento di sei mesi in Italia, e allo stormo furono assegnate alcune missioni di addestramento a bassa quota prima di tornare in Patria. Il volo di addestramento delle 14.36 del 3 febbraio 1998 avrebbe dovuto rientrare in questo protocollo.
I piloti – quasi in un gioco pare già provato più volte – portarono il Prowler a bassissima quota, contravvenendo agli ordini.
Ma non era un gioco, e l’ala del jet tranciò la fune dell’impianto del Cermis. Così si consumò, in modo assurdo, la tragedia costata la vita a 20 persone. Unico sopravvissuto, il manovratore della cabina che viaggiava in direzione contraria, che rimase lì, appeso, in mezzo a quello scenario di morte.
Una tragedia che poteva essere evitata, una tragedia per cui nessuno ha mai pagato. Anche se quel disastro, quelle vite spezzate, non potrebbero mai essere pagate abbastanza.






