I servizi spagnoli dietro l’attentato di Barcelona?

16 morti e 130 feriti: è questo il bilancio del sanguinoso attentato terroristico consumatosi a Barcelona e a Cambrils fra il 17 e il 18agosto 2017, quando un furgoncino irruppe nella zona pedonale de La Rambla, zigzagando fra la folla e travolgendo decine di persone prima che il sistema di protezione del veicolo, a causa dei numerosi impatti, non bloccasse la folle corsa.  Nella stessa notte, la polizia uccise i componenti di un commando che, alla guida di un’auto, tentava di investire i passanti nella zona pedonale di Cambrils. Il giorno prima, un’esplosione in un appartamento aveva ucciso l‚Imam di Ripoll: dalle indagini, che scoprirono oltre cento contenitori di gas nell’abitazione, l’uomo era da considerarsi la mente degli attentati, ridimensionati dopo la sua morte, che pare avessero per obiettivo la Sagrada Famiglia.
Due anni dopo, un’inchiesta giornalistica, rivelò che l’Imam lavorava da anni in contatto con Centro Nazionale d’Intelligence (CNI) spagnolo, e che era un confidente dei servizi fino al giorno della sua morte.
Ora, durante un processo dove è accusato fra l’altro di associazione a delinquere, l’ex commissario della polizia spagnola (coinvolto tra l’altro nell’attività investigativa volta alla repressione dell’ETA e a quanto pare anche dei movimenti indipendentisti catalani) José Manuel Villarejo ha dichiarato che l’attentato de La Rambla, nelle intenzioni di Sanz Roldan, ex direttore del CNI, aveva lo scopo di spaventare l’opinione pubblica catalana in vista del referendum per l’indipendenza del 1 ottobre, ma che doveva avere conseguenze molto minori („un errore di calcolo“ lo definisce Villarejo).
L’accusa di Villarejo – che ha dichiarato di aver „lavorato per i servizi segreti spagnoli anche dopo il suo pensionamento, praticamente fino al giorno del suo arresto“ – è forte e circostanziata, e per la prima volta „fa nomi e cognomi“ si legge su VilaWeb. Ma – sempre secondo l’editoriale di VilaWeb – va verificata: Villarejo – che ha 71 anni e che rischia un secolo di prigione – ha tutti gli interessi a tirare per le lunghe il processo, per evitare di entrare in una cella da cui rischia di non uscire più.
Toni Comin, ex ministro catalano in esilio in Belgio, eletto al Parlamento Europeo con Puigdemont e Ponsati, scrive su Twitter: “ In qualità di ministro della Salute del Governo della Generalitat nei giorni e nelle settimane successivi all’attentato di Barcellona, ho passato molte ore a visitare i feriti, accompagnare i loro parenti e sostenere le équipe mediche che li stavano cercando di guarirli.  Alcune delle vittime in quelle ore erano tra la vita e la morte, e non tutte sono sopravvissute. Impossibile dimenticare le conversazioni che ho avuto con alcuni suoi parenti. È difficile per me immaginare una mostruosità più grande di uno stato che faciliti un simile attacco.
L’eurodeputata Clara Ponsati invece chiede alla Commissione Europea „di agire per la legalità , visto che in Spagna tutte le indagini sull’attentato del 17 agosto a Barcelona e a Cambrils sono praticamente bloccate“.






