von mas 11.01.2022 14:00 Uhr

Anton Gostner, sessant’anni dopo la tortura e la morte

Ieri una commovente e partecipata cerimonia. Le parole del sindaco di Bressanone, Peter Brunner: imparare dalla storia

Foto: Il Mondo degli Schützen

Una cerimonia solenne nel ricordo, doloroso e commosso, di Anton Gostner, padre di cinque figli, morto a 42 anni nel carcere di Bolzano a seguito delle violente torture subite durante gli interrogatori. Era il 7 gennaio 1962, sono trascorsi sessant’anni.

Nella chiesa parrocchiale e poi nel piccolo cimitero di St. Andrä, ieri erano presenti la Schützenkompanie St. Andrä, lo Schützenbezirk Brixen  e diverse altre rappresentanze;  i familiari di Toni Gostner;  numerose autorità ed ospiti d’onore, fra questi anche Roland Lang, Obmann del Südtiroler Heimatbund.

„Anton Gostner è stato vittima di tremende violazioni dei diritti umani rimaste impunite – ha ricordato il celebrante, Don Fabian Tirtler  –  questo può far nascere odio e rabbia, anche dopo sessant’anni. Ma la rabbia e l’odio non servono a nulla e a nessuno – ha continuato – i cristiani devono cercare e percorrere insieme la via della riconciliazione

  • Foto: Il Mondo degli Schützen

Il sindaco di Bressanone, Peter Brunner, ricordando i difficili anni del dopoguerra in Sudtirolo, ha esortato soprattutto i giovani „a studiare la storia, per rafforzare la coscienza e la consapevolezza, che sono le basi per la coesione e per la pacifica convivenza nella nostra Heimat.“  Nel ricordare le vittime di quel periodo, Brunner ha voluto dedicare un pensiero anche alla vedova di Anton Gostner, Hermine,  rimasta da sola con cinque bambini e l’intero maso sulle spalle: la Verdienstkreuz del Land Tirol le è stata conferita meritatamente, ha dichiarato Brunner.

Alla cerimonia era presente anche una delegazione della Federazione Schützen del Welschtirol, guidata dal Landeskommandant Enzo Cestari.

  • Foto: Il Mondo degli Schützen
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