Restaurata l’aquila sul Sasso Rotto

Non vogliono sia dato loro un nome, le mani anonime che, negli ultimi giorni, hanno ridato l’originario splendore all’aquila tirolese dipinta sulla cima del Sasso Rotto, nel gruppo del Lagorai. Non sono i nomi che contano, hanno detto alla nostra redazione, ma „il buon fare“.  Ed il buon fare, anche se anonimo, si vede, eccome!
Ad agosto, una o più mani altrettanto anonime (ma in questo caso il fare non si può certo definire „buono“) avevano deturpato il dipinto: un gesto che avevamo definito vandalico, ma soprattutto stupido, segno di ignoranza, di mancanza di rispetto e di civiltà (ecco il link all’articolo IGNORANZA FORMATO SPRAY che UnserTirol24 aveva dedicato alla vicenda): Ignoranza per la millenaria storia di una Terra che proprio dalla storia e dalla specificità deriva un’Autonomia tanto preziosa quanto fragile.  Rispetto, che nelle genti di montagna dovrebbe essere un sentimento fortemente radicato, se non innato.  Civiltà , che invece scarseggia quando – in ogni tempo ed in ogni luogo, a colpi di piccone o di vernice – si tenta di cancellare segni di memoria, di identità , di cultura, di religiosità .
Oggi, grazie appunto ad altre mani, buone e sapienti, l’aquila del Sasso Rotto ha ritrovato il suo originario aspetto, quello che una cinquantina di anni fa, le aveva dato  Francesco (Franzi) Vitlacil, un uomo profondamente innamorato del Lagorai ed altrettanto profondamente legato al territorio, alla sua storia ed alla sua identità .
Non resta che augurarsi che l’aquila del Sasso Rotto possa restare ancora per molto tempo quello che è diventata: un’immagine iconica per tutti i frequentatori di queste montagne così speciali.  E che le mani poco rispettose che hanno provato a cancellarla, si rendano conto – meglio tardi che mai – della stupidità di un gesto ignorante ed incivile.






