Briciole di Memoria: Sposarsi a Mitterndorf

Lager, cioè campo. Non „campo di concentramento“ come ogni tanto si legge in qualche dichiarazione o articolo di giornale.  Perchè quello di Mitterndorf an der Fischa era un Flüchtlingslager, un campo profughi allestito per gli sfollati dai paesi del Tirolo Meridionale, quelli che – a maggio del 1915, con la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Impero – si erano trovati da un giorno all’altro catapultati in piena linea del fronte. E a regola, a loro era andata anche bene: erano sì partiti con un preavviso di poche ore, portando con se una parte infinitesimale dei loro già scarsi averi, ma almeno erano rimasti insieme, comunità quasi intere con al seguito il capocomune, il maestro, il parroco. Mentre invece quei poveri cristi sfollati nel Regno erano finiti un po‘ dappertutto in giro per l’Italia, spesso divisi non solo dai compaesani, ma dagli stessi familiari.
A Mitterndorf, fra tutte le privazioni facilmente immaginabili (la lontananza da casa, la promiscuità nelle baracche in parte ancora in costruzione, le malattie, il freddo, ma soprattutto la fame), si cercava di mantenere almeno una parvenza di normalità nella vita quotidiana. Quindi, c’erano la scuola per i bambini, i corsi di cucito e di falegnameria per i più grandicelli, il lavoro nei campi e nelle fabbriche dei dintorni; e poi la banda, la filodrammatica, il cinematografo, i vigili del fuoco.   E naturalmente c’era la Santa Messa nella chiesetta dedicata alla Fuga in Egitto e inaugurata il giorno di Natale 1915, dopo che – come narra Gorfer – „per tutta la notte Don Giovanni Panizza e Don Saverio Mochen, allora giovani sacerdoti, vegliarono per arredare l’interno dell’edificio che la mattina successiva accolse in vari turni quasi tutti i 12.000 profughi dell’accampamento“. E c’erano anche i matrimoni. Â
Nel 1913 a Mitterndorf – paesino di circa 150 anime – non ne era stato celebrato nemmeno uno; uno solo nel 1914, nessuno neanche nel 1915. Nel 1916 i matrimoni furono 5, 2 dei quali fra profughi del Barackenlager; nel 1917 addirittura 18, di cui 16 fra gli sfollati.
Il 21 febbraio 1916, Don Giovanni Panizza (solo omonimo del cooperatore, deputato dell’Impero, nonchè prozio di Maurizio Panizza, il „nostro“ detective della storia) celebra il matrimonio fra Camillo Giuliani, 27 anni, con Elvira Ischia, che di anni ne ha 22. Sono entrambi di Arco – Bezirk Riva, vivono nel Flüchtligslager, il campo profughi. I testimoni sono Giuseppe Ischia, di professione controllore della Cassa Malati, e Virgilio Tranquillini, Bauer / contadino di Arco.
Il 7 novembre, Faustin Ofer di Terzolas – Bezirk Cles in Südtirol, Reserve-Gefreiter sposa Leonina Longhi di Vermiglio: lui ha 26 anni, lei 28. Il matrimonio – come tutti gli altri da qui in avanti – è registrato dal parroco locale: i nomi di sposi e testimoni spesso sono trascritti in tedesco.
Il 1 febbraio 1917, Edoardo Valduga, 30 anni, soldato invalido di Terragnolo sposa Ambrogina Girardelli di Valle San Felice, domestica ventiduenne, con una sola domenica di pubblicazione invece delle tre prescritte.
Il 31 marzo, Silvio Franz Abriani nato a Besagno di Mori nel 1874 si congiunge in matrimonio con Leonilda Adele Ciecchi, nata nel 1883 a Pedemonte in Valle Dastico, Bezirk Borgo, Südtirol. Testimoni sono Johann Pisoni e Vincenzo Gelmi.
Il 2 aprile si sposano due arcensi: sono Franz Calzà di 27 anni e Rosalia Santoni, di 29. Il 19 maggio invece Sebastiano Veronesi, 47 anni di Trento, sposa Ernestina Scarperi di Brentonico, vedova di Giuseppe Aldi. Il primo marito di Ernestina, che di mestiere faceva il fotografo, era caduto nel febbraio del 1915 a Brody, in Galizia.
Il 23 giugno si sposano altri due „residenti“ del Barackenlager: Celestino Borgogno, 27 anni e Santina Fratton, di 22, sono di Telve di Sopra.  Pochi giorni dopo, precisamente il 7 luglio, Josef Lutterotti di Riva, di professione Feuerwehrlöschmeister / istruttore antincendio, si sposa con Josefine Tonidandel, Kellnerin / cameriera di Fai; i loro testimoni di nozze sono Giovanni Longhi e Emilio Potrich.  E toccherà proprio al Lutterotti, solo un mese dopo, fare da testimone a Emilio Potrich (che è di Terragnolo) in occasione del suo matrimonio con Elisabetta Toniatti di Biacesa. Sono tutti e quattro coetanei, hanno 24 anni…
E poi ancora, Alois Filz di Serrada sposa Francesca Ottilia Fontana: lei è nata a Klausen, Bezirk Bozen, ma è di Folgaria; Luigi Zucchelli di Pranzo sposa Augusta Barozzi di Lizzanella; Cimonetti Giuseppe di San Felice e Eufemia Valle di Terragnolo; di Terragnolo sono anche Attilio Potrich e Maria Mattuzzi; Luigi Lumacca di Rovereto convola a nozze con Angela Bassetti di Calavino; Tullio Zomer di Ala con Maria Bebber di Ischia di Pergine; . Silvester Azzolini di Rovereto è operaio in fabbrica, come anche la sua sposa:  Sabina Mazzucchi di Marco lavora in una Tabakfabrik… vien facile pensare che dalla Manifattura Tabacchi di Rovereto sia finita a lavorare per quella di Hainburg, distante una quarantina di chilometri.
E poi, c’è anche un matrimonio particolare, perchè fra gli sposi passa un confine: Marina Dalbosco di Noriglio si sposa con Pietro Dei Campi, di Brentino, Bezirk Verona.  Da lì a Borghetto ci son neanche 10 chilometri, poco più di due ore di strada, a farla a piedi, ma nel 1917 c’è in mezzo un mondo intero. Poi, a studiarci su, si scopre che Pietro è nato a Rivalta, secondo la registrazione del parroco di Mitterndorf, ma risulta anche fra i battezzati di Noriglio… chissà .
Tante vicende, tanti amori nati magari a Mitterndorf nonostante tutto, nonostante la guerra, la disperazione, le privazioni, lo stato di precarietà estrema… o che invece proprio nel Barackenlager hanno trovato la loro ufficialità . Di tutte sarebbe bello scoprire di più, sapere se e quando hanno fatto ritorno a casa, come hanno ricostruito vite e famiglie. Forse qualcuno dei lettori di UT24 sa come continuare il racconto di queste storie…






