von mas 01.11.2020 20:35 Uhr

Tradizioni: le “Cúbie dei Santi”

A Roncegno e a Ronchi torna l’antica usanza  di svegliare le anime dei defunti (in dialetto „sonàr fóra i morti“) – ce ne parlano Lorenzo Bernardi  e Alessandro Caumo

Un’antica tradizione,  smarrita quasi ormai dappertutto ma che in qualche paese, soprattutto della Valsugana, resiste ancora: quella delle “Cúbie dei Santi”, che tornano stasera a Ronchi e a Roncegno Terme. Ce ne parlano Alessandro Caumo e Lorenzo Bernardi.
La sera tra l’1 e il 2 di novembre si usava  suonare le campane a distesa per circa un’ora (3 suonate da 15 minuti, intervallate da 5 minuti di pausa).  Un tempo c’era la credenza che così si potevano svegliare le anime dei defunti (in dialetto „sonàr fóra i morti“).
Le campane allora venivano ovviamente suonate a corda a mano. Per questo si trovavano in campanile anche 10/15 uomini per darsi il cambio in questa mansione molto faticosa; per darvi l’idea – spiega Bernardi –  le nostre campane sono 8: la più grande pesa 2190kg, la più piccola 140kg. Nel frattempo chi riposava si beveva un buon bicchiere di vino e mangiava qualche castagna.    Nelle case del paese e della montagna, durante il suono delle campane ogni famiglia recitava il Rosario fino alla fine del concerto, fermandosi solo nei momenti di silenzio delle campane.
A Ronchi, in particolare, alla sera del primo novembre  si mettevano dei secchi o contenitori d’acqua fuori dalla porta di casa, così le anime dei defunti nel corso della notte potevano dissetarsi passando lungo i masi (in dialetto „darghe da bever ai morti“) . All’alba del mattino del 2 novembre, si risuonavano nuovamente le „Cùbie“. Il suono delle campane faceva da richiamo alle anime, segno che dovevano tornare a riposare presso il loro sepolcro.
„Anche questa sera, il nostro concerto di campane suonerà per un’ora circa.    Aprite le finestre, alzate gli occhi al nostro bel campanile illuminato per l’occasione e ascoltate le nostre campane. Poi, chi vuole può riscoprire e tramandare questa tradizione mettendo un secchio d’acqua fuori dalla propria porta.    In questo momento così particolare – concludono Lorenzo e Alessandro, ringraziando la memoria degli anziani ed i loro racconti che hanno permesso la riscoperta dell’antica usanza – questa tradizione vuole anche essere un segnale di speranza „
Una tradizione che rinasce e diventa un segnale di speranza:  non possiamo che condividere, ringraziando le comunità di Roncegno e di Ronchi.
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