von mas 23.06.2020 21:06 Uhr

Tradizioni: San Giovanni Battista

Con Roberto Bazzanella, alla ri-scoperta di tradizioni, usanze, credenze popolari del Tirolo.

23 e 24 giugno – Vigilia e Festa della Natività di San Giovanni Battista

*San Gioàni somenà: qoel che se pianta s’à piantà
*Bis Johannis wird gepflanzt, ein Datum, das du dir merken kannst
*San Giovanni ha seminato: quel che s’è piantato è piantato

La festa della Natività di San Giovanni, “il più grande fra i nati di donna”, come venne definito dallo stesso Gesù, era considerata dalle genti dolomitiche come il vero inizio della stagione estiva. La tradizione contadina diceva “San Gioàni somenà: qoel che se pianta s’à piantà” ponendo così San Giovanni come l’ultima data nella quale si poteva seminare o piantare in orti e campi.

Questa data così importante per la stagionalità prevedeva tutta una serie di usanze.

La famiglia alla sera del 23 prepara “l’acqua di San Giovanni“, con erbe profumate e belle, di luoghi incontaminati, come ruta, rosmarino, iperico ed altre, raccolte durante il giorno. Si immergono le erbe in una ciotola piena di acqua pura e si pone questo preparato sul davanzale della finestra senza esser coperto. La luce della luna e la rugiada mattutina estraggono dai fiori i principi benefici di cui l’acqua si carica. Al mattino del 24 giugno tutti i famigliari debbono lavarsi il viso con quest’acqua “benedetta” dal Battista.

Se si vuole sapere se un amore è corrisposto, si bruciacchia un cardo in piena fioritura raccolto alla vigilia di San Giovanni e lo si espone durante la notte fra il 23 e 24 giugno in un bicchiere d’acqua sul davanzale della finestra. Se si ravviva l’amore è corrisposto.

Per conoscere l’iniziale del futuro sposo bisognerà mettere la notte delle foglie d’ulivo in una bacina e al mattino formeranno la lettera agognata.

Dopo il tramonto del 23 giugno gli anziani raccontavano che iniziava la notte in cui gli spiriti malvagi e le streghe avevano libertà. Per non incontrare né loro né altri spiriti, prima del calar della notte si deve aver premura di porre all’uscio dell’ulivo benedetto, oppure mettere una scopa di saggina alla porta: le streghe, per natura estremamente curiose, sono costrette a contare i fili della scopa fino al mattino e poi, con l’Ave Maria, vi sarà la tutela del Santo Battista.

Chi dovesse per forza andar per le strade a sera, dovrà proteggersi infilando sotto la giacca “l’erba di San Giovanni” ossìa iperico, detto anche “pàradiàoli”, oppure aglio o artemisia o ruta.

Fra il 23 e il 24 giugno, a mezzanotte, si può anche cercare “la felce di San Giovanni” (la félesa), un fiore rarissimo che ha il potere di trasformare qualsiasi metallo in oro. Per trovarlo si deve andare nel bosco, cercare una felce ordinaria e con un coltello fare un solco attorno ad essa e attorno a se stessi e attendere. Molti, dopo 50 tentativi, non han visto nulla, ma si dice che ai fortunati il fiore si dischiuda illuminando tutto nell’intorno. Proprio in quell’attimo, per distogliere lo sguardo, il Demonio chiama con la voce d’un parente morto, ma non bisogna distrarsi e osservare il fiore e se ne avranno così tutti i doni.

La festa di san Giovanni il 24 giugno è poi il giorno in cui si fa nocino in casa: durante il giorno si raccolgono una trentina di noci quando la drupa è ancora verde. Si staccano con una falce o con un coltello dalla lama di legno, come da antica tradizione retica. Si mettono quindi in un vaso a chiusura ermetica in infusione, tagliate in quattro, insieme ad un litro di grappa, un pezzetto di cannella, 5 chiodi di garofano.  Il vaso va chiuso prima del tramonto della festa di San Giovanni. Lo si lascia quindi riposare in un posto caldo scuotendolo ogni tanto per una ventina di giorni. Si uniscono quindi 300 grammi di zucchero, mescolando fino a farlo sciogliere. Si richiude il vaso e lo si lascia sempre in un posto caldo fino alla Madonna d’Agosto, e in quel giorno si filtra con una garza e si imbottiglia. Si potrà consumare solo dopo la festività dei Santi.

Durante il giorno è usanza andare nei prati per cercare dei gigli selvatici rossi fioriti, chiamati appunto in molte vallate dolomitiche “Santi Gioàni”, nonché comperare dell’aglio “ài”, per avere il resto dell’anno prospero.

La sera del 24, dopo il tramonto, si brucia nelle vicinanze della casa un piccolo fuoco, attorno al quale la famiglia si ritrova per festeggiare l’inizio della stagione estiva.

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