Camminando – Il sentiero di visita alla riserva naturale „Fontanazzo“

Ci sono luoghi che oggi, nell’era del confort richiesto e quasi sempre ottenuto, rimangono inviolati, incontaminati e su cui fortunatamente l’impronta dell’uomo non può lasciare traccia, se non di passaggio, senza che essa deturpi un ecosistema già di per se stesso fragile. Queste realtà paradossalmente sono „create“ proprio dall’uomo. O per meglio dire, l’uomo, consapevole delle propria tendenza ad appropriarsi della natura per piegarla alle proprie esigenze dettate dall’epoca contemporanea del consumo e dell’industrializzazione, ha imposto a sé stesso e alla società di garantire alla natura quello spazio di verginità che le dovrebbe essere concesso a priori. Come se la natura, ora, dovesse chiedere il permesso per esistere e l’uomo glielo concedesse, creandole quegli spazi in cui, in seguito, è l’uomo stesso a cercare pace e rifugio dalla realtà plastica, tecnologica e virtuale che esso ha creato. Perché è istintivo, „naturale“ che l’uomo ad un certo punto, in una realtà „costruita “ e condizionante, senta il bisogno impellente di riappropriarsi della realtà vera, autentica, non „costruita“ ma esistente. A garanzia di questa necessità, e non solo, nel nostro territorio possiamo trovare aree“ protette“, dove l’uomo impone delle regole a protezione della natura per poterne garantire, appunto, l’esistenza.
Quando, di passaggio, si mette piede in questi luoghi protetti dove è concesso alla natura il proprio spazio, si entra in essa in sordina, in silenzio, timorosi quasi di calpestarla, di violare la perfezione assoluta di cui essa è manifestatrice. Come spettatori incantati osserviamo lo spettacolo della natura dedita in ogni stagione a danze sempre nuove e irripetibili di colori e di profumi. Tra odori e sfumature si procede in questi spazi della natura godendo della sensazione del terreno sotto i piedi, non duro come il nero asfalto, ma erboso, a tratti sassoso e sconnesso ma pur sempre perfetto per il nostro procedere naturale; si assapora il profumo della vegetazione che rigogliosa riprende i propri spazi, troppo spesso sottratti dalla cementificazione indiscriminata; si osservano quei minuscoli esseri viventi, la cui presenza, altrove è negata dall’uomo perché considerata fastidiosa. Ma qui, in questi luoghi non è l’uomo a fare da padrone, è di nuovo e per giustizia la natura a regnare in tutta la sua maestosità facendo riflettere l’uomo su quanta devozione esso debba avere nei suoi confronti.
A Selva di Grigno, in Valsugana, ci si può imbattere in uno di questi luoghi: si tratta della riserva naturale provinciale “Fontanazzo”. Essa fa parte di Rete Natura 2000, un sistema di aree destinate alla conservazione della biodiversità nel territorio dell’UE. Fontanazzo, esteso su una superficie di oltre 50 ha, deve il suo nome alla presenza di numerose risorgive che rendevano la zona paludosa. Motivo di interesse naturalistico dell’area è il suo particolare sistema idrico. Fontanazzo comprende,infatti, alcune importanti risorgive di fondovalle che sono in diretta comunicazione con il complesso carsico delle grotte della Bigonda e del Calgeron (uno tra i maggiori d’Italia). Il valore dell’area è incrementato anche dal fatto che alla sua altezza il fiume Brenta scorre nel proprio alveo naturale ed è circondato da una vasta area golenale che occupa una porzione significativa dell’intero fondovalle della Valsugana.
La riserva, sita nel Comune di Grigno, è un’area protetta così ricca di ambienti da poter essere definita un “ecomosaico”, pertanto si tratta di un luogo che vale senza dubbio la pena visitare. Per la sua visita è stato predisposto un percorso della lunghezza di circa 4 chilometri, segnalato ed arricchito con punti di osservazione e bacheche che illustrano le peculiarità dell’area protetta.






